FORZA GAETANO! Da Cala Gonone agli oceani selvaggi
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“Va bene, noi ci veniamo a casa tua. A patto che non ci frantumi i cosiddetti con i soliti VHS del Vendée Globe”. Così rispondevano gli amici al giovane Gaetano Mura, negli anni ’90, quando li invitava nella sua casa a picco sul mare a Cala Gonone (Nuoro), in quella Sardegna all’epoca ancora selvaggia. Questo per farvi capire che, come ci racconta il navigatore sardo, in partenza oggi per la circumnavigazione del globo a bordo di un Class 40 (“Solo Round The Globe Record” il nome del progetto), “l’idea di girare il mondo ce l’ho avuta sempre dentro. Adesso che i miei figli sono grandi e ho 48 anni, è il momento giusto per metterla in pratica”.
IL MARE NEL SANGUE
La passione per il mare Gaetano ce l’ha sempre avuta: “Da bambino prima di andare a scuola uscivo in mare con le barche dei pescatori a calare le reti, alla fine della stagione turistica andavo con gli amici al Residence Palmasera a vedere le piccole derive Alpa che venivano tirate a secco. ‘Cosa darei per navigarci sopra!’, esclamavo. ‘Ma non ci sai andare a vela, Gaetano’, mi dicevano. E io: ‘Fatemici salire, e vediamo se non ci so andare!’. Ero testardo e affamato di avventura. Quando avevo 11 anni chiedevo il permesso di poter andare a dormire sulla vecchia barca a motore di mio padre Salvatore ormeggiata in porto. Di notte quando ero certo di non essere visto, mettevo in moto e mollati gli ormeggi giravo all’interno del porto, poi tornato in banchina stendevo il sacco a pelo sul tavolaccio della cuccetta e mi addormentavo tra l’odore di nafta e di sentina”. Capite bene che uno così a terra non ci può e non ci deve stare.
STORIA DI UN NAVIGATORE
La carriera in mare inizia presto quando si imbarca come mozzo sui pescherecci, poi dopo militare prosegue come comandante sul trasporto passeggeri, sempre a Cala Gonone: “A 19 anni avevo il comando di una barca con 200 passeggeri”. A 20 anni Mura si innamora di una barca a vela sequestrata in un cantiere in Sardegna: “Andandola a vedere conobbi una persona che stava preparando una barca per il giro del mondo, e che doveva disfarsi di un fatiscente veliero d’epoca di 23 metri, il Dovesesto. Feci una pazzia: lo comprai assieme a due amici per iniziare con loro un’attività di charter. Erano altri tempi, e tre giovani potevano fare un investimento. Ricordo comunque che cucendo assieme tutte le cambiali firmate avremmo potuto realizzare lo spinnaker!”. Mura non si separerà dal Dovesesto per 18 anni, imparando tantissimo (e da autodidatta) sulla navigazione. Nel frattempo impara a conoscere l’Oceano: nel 1997 prende parte alla ARC su un 60 piedi, mentre nel 2009 è 24° alla Mini Transat, poi arriva nel 2012 il Class 40. In totale, ha all’attivo cinque traversate oceaniche (di cui due in solitario): mitica la sua ultima Transat Jacques Vabre, nella quale ha disalberato ed è riuscito a ritirare su l’albero assieme al compagno/amico Sam Manuard (che ha progettato il suo Class 40) in pieno Atlantico. Inoltre ha navigato in Pacifico e in Indiano.
LA PREPARAZIONE DELLA BARCA
Gaetano ha alle spalle tante miglia. Ora è pronto. “Lo capii dopo che era saltata la mia partecipazione alla Route du Rhum perché lo sponsor si era tirato indietro, nel 2014. Era arrivato il momento di osare. Ma non con la mentalità di un regatante. Io sono un marinaio, avevo bisogno di una sfida che fosse nelle mie corde”. Assieme a Bert Mauri e al Cantiere Gottardi di Olbia opera un refit totale del Class 40 (ribattezzato Italia) per prepararlo al giro del mondo in solitario: “Abbiamo sventrato la barca per poi controllarla agli ultrasuoni centimetro per centimetro, sostituito sartiame e drizze usando il tessile, ridisegnato il piano di coperta e realizzato una nuova tuga con sprayhood rigido per la navigazione oceanica. Con North Sails abbiamo studiato un gioco di vele in Dyneema, con due spi su avvolgitore, uno su calza e un Code 0. Abbiamo aggiunto uno strallo per la tormentina e una trinchetta avvolgibile, rinforzato gli winch, installato un dissalatore Spectra, un riscaldatore Eberspaecher e tutta l’elettronica Garmin. Assieme a Bert abbiamo, tra le altre cose, aggiunto due paratie stagne a bordo e un timone di rispetto a baionetta in carbonio che può essere collegato all’autopilota”.
“PARTO CON LA COSCIENZA A POSTO”
Quattordici mesi di lavoro con l’acqua alla gola in termini di budget (l’impresa avverrà sotto l’egida dell’Enit e della Regione Sardegna): “Ed è giusto così. Se avessi avuto la ‘pappa pronta’ avrei rischiato di commettere qualche errore nella preparazione dando tutto per scontato. La ricerca dei soldi è stata una grande palestra. Negli ultimi tempi sono stato alleggerito dal compito grazie a 1 Off, la società che si è occupata del reperimento budget per il progetto. Io ora parto da Cagliari con la coscienza e la barca a posto: e vediamo se, per fare 21.600 miglia, impiegherò meno tempo rispetto ai 137 giorni del cinese Guo Chuan. Ma l’importante, per me, è arrivare”.
Eugenio Ruocco
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