“Mi sono sentito vivo partecipando alla mia prima Barcolana”

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Barcolana 6Ed eccola, tutta la magia della Barcolana. Ce la racconta un lettore, Roberto Veronese, che con il suo Grand Soleil 40 Pagnotta era alla sua prima esperienza alla regata più famosa e affollata del mondo. Quando ci ha inviato il racconto, lo abbiamo letto senza riprendere fiato. Fatelo anche voi, ne vale davvero la pena: ve lo proponiamo integralmente, con il suo linguaggio a volte colorito e a volte lirico (noi ci siamo solo permessi di dividerlo in 10 “capitoli”).

IL LORO MARE

Barcolana 3PARTE 1 – L’ATTESA
Sto tentando di prendere sonno ma la barca stanotte è agitata, è scossa da un fremito continuo sotto i colpi di bora che in coperta sta fischiando fra le sartie delle barche. È un rumore familiare che mi concilia il sonno quando sono tranquillo in darsena con le cime ben legate, Marina al mio fianco e Sunny che russa sul tappeto marrone in quadrato. Ma questa notte sono solo, qui a prua, i ragazzi dormono a poppa e domani non sarà un giorno qualsiasi.

Domani sarà un giorno che farà la mia, la nostra storia. Sto tentando di prendere sonno ma ho un caleidoscopio delle immagini di oggi che si ripresentano proiettate da chissà chi nella parete interna delle mie palpebre: l’arrivo a Monfalcone col primo freddo, i nostri goffi tentativi di coordinarci alle manovre, la prima mano di terzaroli poco convinta, la strambata chiamata al posto della virata, la cima di mura del gennaker che sfila e prendo al volo chissà come, il sacco vela riempito storto, la bottarga di Luca ed il Ferrari che va giù, Trieste la sera che è un casino pazzesco, il briefing che mette in allerta sul meteo di domani, la cena con gli amici di Biella e quel momento di allegra convivialità amplificata dal sorriso sereno di Serena.

Sto tentando di prendere sonno nonostante il freddo autunnale che mi entra nelle ossa, freddo da distacco dal corpo caldo di Marina quando dormiamo accanto, qui a prua, freddo che mi entra nei cunicoli aperti dalla mente il cui vento mi porta immagini di collisioni e affondamenti, botte sulla testa contro il boma in strambata, vele che esplodono sotto pressione, gennaker che distende la barca in acqua e noi che cadiamo fuoribordo. Tutte le mie paure di marinaio ai margini del mio mare si presentano puntuali all’appello in questa notte di bora a Monfalcone, notte prima degli esami, notte prima della nostra prima Barcolana, la numero 48 “O muorto che pparla”, mizzica anche la cabala napoletana fa la sua parte stanotte che la barca sussulta e trema e non sta ferma un secondo.

Barcolana 4PARTE 2 – L’EQUIPAGGIO
Mi sveglio il mattino con la stessa consapevolezza di impreparazione che provavo prima del compito di greco al Liceo e la voglia di prendere il telecomando in mano e cambiare programma, fare uno zapping veloce per portarmi velocemente al Keple di Asiago per la colazione il mattino oppure al Fontana a Pirano per la cena la sera. Invece Franco e Luca escono sorridenti dalle loro cuccette di poppa e mi salutano: fanculo lo zapping.

Poi arriva Riki. Porta con sé la sua sacca e la sicurezza dell’esperto, beve un caffè fra il tambuccio ed il quadrato, esce ad accendersi la sua Camel, già parla stretto con i ragazzi: informa, racconta, avvisa, spiega. Tira una boccata di fumo socchiudendo gli occhi come fosse uno spinello che se parlasse trasteverino sarebbe identico a Verdone che fa il verso a Manuel Fantoni (“Un bel giorno, senza dire niente a nessuno, me ne andai a GGenova e mi imbarcai su un cargo battente bbandiera libberiana..”). Invece no, parla vicentino, riviviamo con lui in presa diretta veri aneddoti di regate che furono, infonde sicurezza riuscendo a creare subito quell’affiatamento necessario che serve in barca e nella vita, che noi ci sentiamo già esperti regatanti e ci dividiamo le divise che Luca ha preparato per noi, giacche rosse, polo manica lunga e jeans elasticizzati. Il tempo per un selfie e siamo tutti pronti per salpare.

PARTE 3 – IN MARE (E CHE TENSIONE)
All’uscita dalle bocche di porto ci avvisano sul 9 che la partenza è ritardata di un’ora. E’ un brutto segno, significa che la bora è troppo forte per mettere a rischio 1.756 barche di tutti i tipi ma noi siamo già per strada e non ci rimane che dare due mani di terzaroli ed affrontare i 20/25 nodi di vento che ci fanno volare di bolina fino a Miramare. È il nostro unico allenamento pre-regata, ognuno ha capito il proprio ruolo senza tanti preamboli, Riki al genia, Luca alla randa e Franco come tattico. A me invece il privilegio di skipper armatore ma con tutto il peso della responsabilità di questa mia barca per così tanti anni amata e sofferta e desiderata e sognata ma soprattutto di questi tre amici che non si conoscevano solo pochi minuti fa ma che hanno rappresentato, tutti a modo loro, momenti importanti della mia vita.

Barcolana 1Arriviamo alla boa di partenza in anticipo di mezz’ora circa, i ragazzi mangiano un panino col crudo ma a me non entra niente, nemmeno un goccio di acqua minerale naturale, la tensione mi chiude lo stomaco con doppia mandata, ho un freddo siderale sia perché fa oggettivamente freddo, sia perché l’agitazione e l’emozione del momento fanno il resto. Mi vesto in fretta con i pantaloni della cerata ed un pile più grosso, i guanti ed il berrettone da montagna perché quello della Slam da fighetto milanese non tiene una mazza. Valutiamo il da farsi, ci spostiamo per capire dove partire ed iniziamo quei giri a 360 gradi che vedevo alla televisione nelle nottate a seguire Azzurra, il Moro di Venezia, Luna Rossa, vediamo sfilare barche da regata pazzesche con gente cazzutissima a bordo così come barche normali da crociera con normale gente da crociera a bordo, ci salutiamo pure con un cenno della mano, solidarietà fra naviganti nei momenti che precedono la partenza che verranno poi rimpiazzati da urla e bestemmie una volta oltrepassata quella linea immaginaria che è lì davanti a noi in controluce.

Barcolana 2PARTE 4 – PRIMI FRA I PRIMI
Mancano cinque minuti al via, sono troppo vicino alla linea, viro e mi riporto indietro così tra l’altro non sono in mezzo al macello e lascio che vadano avanti gli altri a farsi massacrare, mi sembra di essere anche un po’ vigliacco perché penso avrei fatto forse la stessa cosa appena aperto il mezzo da sbarco in Normandia durante il D-day, allora ci ripenso perché voglio fare la mia parte, non essere vigliacco, almeno con me stesso e probabilmente i ragazzi si aspettano questo da me, anche se non me lo dicono, e così mi riporto deciso con la prua verso la linea. “Vai così” mi dice piano Riki.

Ed io vado così. Verso la linea di partenza che da Miramare arriva a Trieste. Quella fra la boa grande rossa con il rimorchiatore a fianco e le altre piccole gialle. Franco urla Tre Due Uno, vedo il fumo in lontananza, poi arriva la cannonata. E noi siamo perfettamente sulla linea!! Primi fra i primi!!

“Vai Robi, tieni i 180 gradi, Luca lasca randa, ok così, stiamo correndo ragazzi, vai Robi, tienila così, 180 gradi, siamo partiti benissimo, cazzo!” Riki è un continuo incitamento, io guardo a lato e vedo un muro di vele bianche e gennaker aperti e una scia di mare schiumoso a poppavia che si sta dirigendo dove ci stiamo dirigendo noi: la prima boa! La pelle d’oca inizia a salirmi sulla schiena e da lì ci rimane per due ore e mezza senza abbandonarmi un minuto.

Barcolana 8PARTE 5 – PAPA’, STO VIVENDO LA MIA VITA
Sono emozionatissimo: mi volto a sinistra per godere lo spettacolo di cui sono, di cui siamo protagonisti e mi accorgo, nonostante tutte le mie premesse e promesse ad essere prudente e defilato, che invece siamo davanti al mondo, sono così emozionato che da dietro le lenti scure degli occhiali mi scendono un paio di lacrime (ma sono i pollini nell’aria…), penso a Marina che non può godere con me di questa meraviglia, penso a mio padre che mi ha dato la possibilità di poter vivere ciò che sto vivendo ora, mi affido a lui in cielo perché una cosa così non l’ho mai vissuta, sono consapevole dei pericoli che sto correndo ma sono consapevole che sto vivendo ora, adesso, in questo momento, la mia vita.
A modo suo.
Meravigliosa vita.

Riki mi chiede la rotta ogni tre minuti, Luca è attento a non mollare di un centimetro la randa, lasca quando deve lascare, cazza quando deve cazzare, Franco mi avvisa delle raffiche, è attento a ciò che avviene intorno, una barca da regata alza il gennaker e subito si piega, la vela è metà in acqua ma poi riprende il controllo, noi li sfiliamo tranquilli con le vele ancora terzarolate ma va bene così perché poi mi serviranno per il bordo di bolina e manovro meglio, io cerco di fare la mia parte anche se ho il cuore in gola che mi fa soffocare, siamo con il vento al giardinetto e sembra si sia calmato, la classica quiete prima della tempesta ma il Pagnotta fila a 7 nodi e mezzo. Il vento c’è. Semplicemente da poppavia non lo sentiamo.

PARTE 6 – “SANDWICH ALLA BARCOLANA”
Intanto davanti a me si intravede la boa, un puntino rosso sovrastato da un elicottero, rosso anche quello, ma c’è qualcosa che non avrei mai immaginato nemmeno nei miei incubi più neri: una buona parte delle vele che vedevo a sinistra e che mi sembravano indietro, per una questione di banale prospettiva geografica sono in realtà allineate a me e tutte le 1.756 barche in partenza si stanno dirigendo verso un unico punto: la prima maledettissima cazzutissima boa rossa.

Lì davanti a noi ci saranno già almeno due trecento barche che cercano di passare dove mi sto dirigendo a 7 nodi e mezzo di velocità mentre a poppa ho il mondo e a sinistra ho il mondo e a dritta ho il mondo che si avvicina a me alla stessa folle velocità. Panico!

Barcolana 5“Poggia, poggia poggiaaa, occhio al boma, occhio al bomaaa, Sbammm, orza, orza, orzaaaa, vira viraaaa, occhio a sinistra, a sinistra, vai dritto vai drittooo, orza orza orzaaaa, cazza randa cazza randa, non strambare, non strambare, Sbammm” mentre a sinistra sono chiuso da un cazzuto con mure a dritta, mi urla ACQUAAA, devo spostarmi a dritta che sono in collisione e loro hanno precedenza, ACQUAAA, vado a dritta anche se Riki mi urla di non farlo, “vai dritto vai dritto fregatene”, ma non ho scelta, fanculo la Barcolana mica c’ho i milioni che mi escono dal culo, ma a dritta c’è un altro che urla, ho io la precedenza o forse no, da che parte è il boma?, gridiamo tutti ACQUAAA ma lui non molla e mollo io allora, lo passo a poppa che sono centimetri strambando di nuovo, sbammm, lì davanti non passo, sono tutti ammucchiati, uno contro l’altro, un muro di barche che sbattono fra loro, andando così ci finisco contro di prua, allora mi volto e non c’è nessuno vicinissimo a poppa, io torno indietro, accendo il motore? Cazzo faccio!!?? faccio un 360 gradi con il boma che stramba di nuovo, sbammm, in boa ad una regata penso non si sia mai visto fare, ma la fortuna mi assiste ed in quei 20 secondi di giro si apre un varco, una fessura, una crepa sul muro compatto di barche, giusto lo spazio per infilarci il Pagnotta e che Dio me la mandi buona. Passiamo. Non so come, ma passiamo.

Barcolana 7PARTE 7 – “NON SARO’ CAYARD MA…”
La pelle d’oca mi buca la maglietta in cotone, se non altro adesso siamo tutti con la prua sulla stessa direzione, vicinissimi l’uno all’altro ma stesse mura, iniziamo il primo breve bordo verso la seconda boa, ho barche dappertutto ma ormai il peggio è passato, cerco di tenere i 20 gradi che mi urla Riki in continuazione, Franco mi urla “rafficaaaa” così da tenere la barra scontrata sottovento e non lasciarmi ingannare dall’orza, Luca sta zitto, è concentratissimo a non mollare i filetti della Randa, vedo barche che vanno in straorza ma con due mani di terzaroli riesco a gestire il timone che sembra comunque di marmo, con mezza tela a riva riusciamo staccare altre barche, una alla volta guadagniamo posizioni, incrociamo
Gragg che vedo faticare a tenere la barca in rotta perché ha la randa piena, ci sorpassa ma poi finirà sul giardinetto di un altro finendo la sua gara in anticipo, non sarò un Paul Cayard senza baffi ma chissenefrega, siamo in buona posizione e stiamo andando bene, comincio a crederci anch’io mentre l’elicottero della televisione ci inquadra dall’alto, siamo i protagonisti di un grande evento e siamo in buona posizione anche se di acqua che ci separa all’arrivo ce n’è ancora molta.

PARTE 8 – CHE SFIGA!
Passiamo anche la seconda e ci dirigiamo decisi verso la terza che ci costringe a stringere ancora la bolina ma poco prima della boa perdiamo il punto di scotta del genoa. Il genoa impazzisce al vento, la gassa dell’impiombatura è esplosa e la barca perde inesorabilmente il suo abbrivo.
Che peccato!

La rottura ci costringe a fermarci per la riparazione, perdiamo tempo prezioso, perdiamo un numero impressionante di posizioni, sembra sfumare il nostro magico inatteso sogno di gloria. Ma come i meccanici al box Ferrari, Luca, Riki e Franco riescono a sistemare il danno, addirittura Luca sistema anche l’altra gassa così da essere tranquilli che non ricapiti la stessa cosa quando cambiamo mura.

PARTE 9 – IL “CAZZONE COL DUFOUR”
Ripartiamo di nuovo carichi a mille verso il cancello della terza boa e ci ritroviamo con ancora più barche di prima, è un macello di incroci, quel cazzone con un Dufour se non poggia mi viene dentro e lui non poggia, il bastardo continua verso il nostro giardinetto di sinistra, gli urliamo ACQUAAA ma sono costretto a modificare la rotta anche se Riki mi urla di non farlo, evito il cazzone ma sono fuori rotta, mi riposiziono perdendo velocità e nel frattempo altre barche arrivano da ogni dove, ne ho evitato uno ma in compenso adesso ce ne sono centocinquanta che arrivano, aveva ragione Riki a non mollare, ora devo attraversare il flusso di barche che arrivano da sinistra, ho la precedenza con mure a dritta ma mi sembra non gliene freghi niente a nessuno, sono dentro al videogioco della rana che attraversa la strada, ho già la visuale dall’alto, la rana Pagnotta che parte dal fondo dello schermo e ad ogni colpetto del joystick la rana fa un piccolo balzo in avanti, blong, mentre l’autostrada è attraversata da vari tipi di veicoli distribuiti su cinque corsie a varie velocità e versi alternati.

Naturalmente il giocatore perde una rana se viene investita ed io naturalmente perdo una barca di 9 tonnellate ma ho Riki che mi urla “tienila così, vai avanti, così, così, bene, bene, avanti deciso, così, vai vai vaiiii” e finalmente viro e mi metto in rotta per superare la boa sopravento ma sono ancora troppo basso per la quarta, soffro la perdita di rotta di prima e mi trovo sottovento la quarta, ritrovo quel cazzone col Dufour e il suo sfilarmi a poppa mentre lo sorpassiamo, boliniamo come non mai, la falchetta è già in acqua da un pezzo, e Riki è lì sottovento che sembra aver trovato il suo habitat naturale, come se fosse ritornato a casa dopo un lungo viaggio chissà dove, è seduto sottovento con l’acqua che gli bagna le gambe, immagino si goda il mare e la regata da una prospettiva zero, è attento come un gatto che ha appena visto il suo topo, gli leggo l’adrenalina che esagera nel sangue che ha lui come Luca come Franco come me, siamo inclinati che a Luca gli esce un “Madonna che bolina che stiamo facendo” e detto da lui che è stato a Caprera mille volte mi fa effetto mentre Franco urla “Bellissimoooooo” che mi fa anche un po’ incazzare.

Barcolana 9PARTE 10 – ARRIVATI!!!
Alla quarta boa sono costretto ad un’altra manovra ranasullautostrada ma ormai sono lanciato e non ho più paura, la faccio e me ne frego del joystick ed infatti funziona, ancora una volta aveva ragione Riki, passiamo la quarta boa in scioltezza ed ora la prua punta dritta sul traguardo che dovrebbe essere lì in mezzo alle vele davanti, non lo vedo ancora ma vedo che passiamo in scioltezza un Elan, un Bavaria, un Jeanneau, e mi rendo conto che abbiamo ancora due mani di terzaroli, ne passiamo altri e mi viene il pensiero di issare randa ma siamo ormai vicini, ora vedo le due boe dell’arrivo, la barca comitato, mi accorgo di essere a Trieste, Paese Italia, Pianeta Mondo, di essere sul mio Pagnotta con i miei amici di avventura, mi accorgo che sto sorridendo per la prima volta dopo due ore e mezza, la pelle d’oca se n’è andata a casa e la schiena è finalmente rilassata, mi guardo intorno e saluto il timoniere della barca sulla mia dritta, un Oceanis di 13 metri che con celata soddisfazione sto superando praticamente sulla linea, ce l’abbiamo fatta e mentre attraversiamo la linea urliamo la nostra gioia, ci battiamo il cinque con una felicità incontenibile, Luca scende svelto in coperta a prendere subito il suo Ferrari Rosè senza ancora sapere che siamo 403esimi assoluti, 72esimi di categoria. Abbiamo lasciato alle nostre spalle ben 1.353 barche che solo a contarle ci metti una vita!

Dirigo il Pagnotta fuori dal campo di regata e vedo Trieste come non l’avevo mai vista prima. Le gru del suo Porto Vecchio, il Faro della Vittoria, Piazza Unità d’Italia, vedo Alfa Romeo, vedo il Moro di Venezia, lì, imponenti e maestosi attraccati al Molo Audace, vedo le leggende del mare ferme in banchina, leggende con cui abbiamo appena finito di regatare, noi, così piccoli, ci siamo confrontati con loro, così grandi, sullo stesso meraviglioso mare, infinito mare.

Vedo Trieste come non l’avevo mai vista prima. Miscuglio di caratteri mediterranei, slavi e mitteleuropei, tutti lì, amalgamati in una folla di gente in banchina, tutti lì, assiepati a scrutare in controluce verso la nostra parte, verso il mare.

Io mi volto d’istinto per capire cosa sta guardando tutta quella gente lì, verso il mare. E mi rendo conto per un istante, un brevissimo istante, che siamo noi, proprio noi. Il loro mare.

Roberto Veronese
Foto di Franco Bressan

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5 commenti su ““Mi sono sentito vivo partecipando alla mia prima Barcolana””

  1. Grande Roberto! La tua barca, i tuoi amici veri, il golfo di Trieste, la Bora e la Barcolana! La vita è meravigliosa!
    Grazie di questo racconto emozionante!

  2. Bel racconto Roberto! Faccio la Barcolana da diversi anni e, combinazione sono partito anch’io da Monfalcone. E’ una regata bellissima e ogni anno ti regala le stesse emozioni, quelle che tu hai descritto benissimo. Quest’anno poi c’era Sua Maestà la Bora. Quando c’è Lei la festa è perfetta!

  3. Veramente bello, c’ero anch’io e le emozioni sono state molto simili.
    Per la prima boa noi abbiamo avuto un paio di emozioni aggiuntive, per scelta siamo partiti dalla barca giuria, quando siamo arrivati in boa eravamo sopravento, avremmo dovuto dare acqua a tutti, non so ancora adesso come ho trovato quel buchino dove mi sono infilato.
    Altra emozione fortissima – sempre in prima boa – appena passata la prima boa, con la prua oramai un direzione della seconda, con il mio Riky a prua con il solo compito di urlare “ACQUAAAAAA” a chiunque e indistintamente, sia che avesse la precedenza o meno, ad un certo punto si gira verso di me con una faccia “terrificata” e mi urla “L’HAI VISTA QUELLA BARCA???”, “QUALE BARCA?” rispondo, ne avevo intorno un centinaio, poi guardo bene a prua (stavo curando quelli dietro e quelli sotto vento che avevano tutte le intenzioni di mandare la mia barca sul fondo del golfo di Trieste come degli uboot tedeschi) mi ritrovo una barca con la prua verso di me???? “DOVE C…O STA ANDANDO QUELLO???”, un attimo di indecisione… orzare e fermarsi o poggiare e sbattere contro qualcuno??? Orzo, lui non poggia, urlo, Ricky urla, tutti urlano “ACQUAAAAAA”, alla fine (non so ancora come, ho agito tutto di istinto) passiamo senza danni. Come regata non è stata molto tattica e professionale, ma di emozioni ne ha lascia a vagonate.

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