La barca scuffia, quattro velisti muoiono. Il colpevole è il gestore?
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Quattro velisti inglesi morti in Atlantico tra Cape Cod (Massachussets) e le Azzorre nel maggio del 2014, dopo che il First 40.7 “Cheeky Rafiki” si era ribaltato. Una vicenda che aveva scosso il mondo dei velisti e che, da oggi, assume un’importanza cruciale.
UN CASO DI IMPORTANZA CRUCIALE
Un caso unico, perché di solito non si identifica mai il responsabile in queste situazioni. E invece è stato accusato di omicidio colposo il gestore della barca (Douglas Innes della società inglese di charter e scuola vela Stormforce Coaching), per gravi negligenze nella preparazione dell’imbarcazione, a bordo della quale i quattro sfortunati velisti stavano ritornando a Southampton dalla Antigua Sailing Week. L’accusa arriva dopo due anni di indagini a cura della Guardia Costiera atte a ricostruire la dinamica dell’incidente. E’ un caso di giurisprudenza importante (qualora si arrivasse a sentenza di condanna) che deve mettere in guardia chi non prepara la barca adeguatamente per sostenere navigazioni d’alto mare che causano incidenti gravi e/o mortali all’equipaggio.
COSA ERA SUCCESSO
Si era ipotizzato che i quattro avessero abbandonato l’imbarcazione a bordo delle zattere di salvataggio in dotazione: zattere che invece sono state ritrovate a bordo del relitto capovolto del First 40.7 “Cheeky Rafiki”, sul quale i velisti stavano ritornando in Inghilterra.
UN’ODISSEA DALLA FINE TRAGICA
Le ricerche, che erano state interrotte dopo due giorni dall’incidente, per poi riprendere a seguito dei numerosi appelli arrivati dal web, coordinate dalla Guardia costiera statunitense in collaborazione con la rivista World Cruising Club, sono terminate dopo il ritrovamento della barca. Nessuna speranza per Paul Goslin, 56 anni, Steve Warren, 52, Andrew Bridge, 22, e James Male, 23.
Condividi:
Sei già abbonato?
Catamarani fuori dal coro per il 2025: guarda questi modelli
Catamarani 2025: quattro multiscafi per crociere da sogno
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
USATO Classic Boat. Le cinque migliori barche di Jeanneau (Sun Fast) (6.6-15.5 m)
Il panorama relativo le Classic Boat –ovvero le barche di serie ultraventiquenni e varate a partire dal 1967– è un contesto vasto e in continua via d’espansione, composto da scafi di ogni foggia e dimensione e, forse, non così facilmente “navigabile” come
Classe 2000: 5 ‘nuove’ barche da 40 a 60 piedi diventano Classic Boat (14-19 m)
Anno nuovo, nuove Classic Boat: arrivano le ‘Classe 2000’. Apriamo l’anno sul fronte ‘classic’ parlando di quei progetti di inizio XXI secolo che, nei prossimi 12 mesi, compiranno ben 25 anni dal loro primo varo, classificandosi così come Classic Boat.
USATO Classic Boat. Le cinque migliori barche di HALLBERG RASSY (9.4-16.4 m)
Il panorama relativo le Classic Boat –ovvero le barche di serie ultraventiquenni e varate a partire dal 1967– è un contesto vasto e in continua via d’espansione, composto da scafi di ogni foggia e dimensione e, forse, non così facilmente “navigabile” come
USATO Classic Boat. Le cinque migliori barche del CANTIERE DEL PARDO (10- 19 m)
Il panorama relativo le Classic Boat –ovvero le barche di serie ultraventiquenni e varate a partire dal 1967– è un contesto vasto e in continua via d’espansione, composto da scafi di ogni foggia e dimensione e, forse, non così facilmente “navigabile” come
4 commenti su “La barca scuffia, quattro velisti muoiono. Il colpevole è il gestore?”
Mha non ho seguito a sufficenza la vicenda per esprimere un giudizio serio . Ma comunque il bulbo NON si deve staccare mai ! ! E putroppo se succede la barca sicuramente si capovolge in un istante … è uno di quei incidenti che potrebbero non lasciare il tempo di reagire .. .i bulbi , pinne ecc.devono essere solidali allo scafo in maniera più robusta possibile .
Diversi anni fa morirono due velisti milanesi tra cui una donna al largo dell Elba, anch’ essi su un First 40.7 charterizzato dopo che un onda anomala capovolse la barca. Qualche dubbio sull’ affidabilità/sicurezza di questo modello sorge spontaneo….
quel tipo di barca non mi ha mai dato fiducia la zavorra insufficente, la stabilità di forma in condizioni estreme non garantisce che la barca si raddrizzi.Ma probabilmente i velisti avrebbero dovuto essere legati, la barca non è affondata e se fossero stati legati se la sarebbero cavata. Se si è staccato il bulbo allora la responsabilità è del cantiere. l’armatore non puó essere incolpato
La responsabilità penale delle persone a bordo anche se é solo una gita tra amici é sempre stata del comandante/skipper dell’imbarcazione. Non c’è nulla di nuovo.