TEST Azuree 41, la turca che… parla italiano
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Mi si presenta l’occasione di salire a bordo del nuovo Azuree 41 del cantiere turco Sirena Marine per un trasferimento da Genova a Varazze (SV) e la colgo al volo: 16 miglia per testare il cruiser di Rob Humphreys (gli interni sono “made in Italy”, nati dalla matita di Tommaso Spadolini) realizzato sulle orme del fratello maggiore di 46 piedi.
SCAFO E COPERTA
La laminazione del composito dello scafo è stata effettuata in uno stampo femmina, usando il processo di infusione sottovuoto con resina vinilestere, schiume PVC e fibre di carbonio e vtr di tipo e-glass. Il ragno strutturale è in composito, incollato strutturalmente e laminato allo scafo, le paratie strutturali, anch’esse in composito, sono state incollate strutturalmente a scafo e ponte, laminate poi con tessuti in fibra di vetro biassiali. I turchi ci sanno fare! Salgo a bordo sfruttando la plancetta poppiera abbattibile (opzionale), dopo aver dato un’occhiata allo specchio di poppa, molto largo in virtù del design che prevede il punto di baglio massimo (3,94 metri) molto arretrato e caratterizzato dal classico “spigolo” che è uno dei tratti distintivi di Humphreys. La doppia timoneria, dalla quale posso agevolmente interagire con la strumentazione Raymarine (3.900 euro nel pacchetto “navigazione base) installata su un pod, consente un agevole passaggio in pozzetto. Quest’ultimo prevede le possibilità di un tavolo rimovibile, le due panche con gavoni a poppa e sedute in teak e il trasto della randa (nella versione standard il punto di scotta è fisso). A proposito di gavoni, ce ne sono a bizzeffe e lo spazio di stivaggio, sia in coperta che sotto, rappresenta uno dei punti forti dell’imbarcazione.
Mi colpisce anche la buona idea del gavoncino sotto la ghigliottina di ingresso, sfruttabile per metterci le drizze una volta in chiaro. Proseguendo verso prua, la coperta è sgombra dalle manovre, che corrono sotto i carter removibili, le camminate laterali sono sufficientemente larghe (fatta eccezione per il punto in cui il sistema alla tedesca della scotta randa si infila sotto la coperta) e vengo colpito dalla grande calavele prodiera, veramente ampia per una barca di 12 metri (figuratevi che ospita anche una scaletta da bagno amovibile da applicare sulla plancetta di poppa: ottima scelta se si vuole risparmiare spazio, ma non praticissima in crociera). Una soluzione ideale per chi fa regate o vuole compiere lunghe navigazioni, ma che forse sacrifica un po’ di spazio sottocoperta per la cabina armatoriale. A prua della calavele il gavone per la catena dell’ancora e una delfiniera che funge anche da attacco per i frulloni.
PIANO VELICO E CHIGLIA
Il piano velico prevede una randa di 55,80 mq (quella che montavamo noi era una full batten in dacrone spectra della North Sails) con lazy jack e lazy bag montati sull’albero di 20,94 m e un fiocco a bassa sovrapposizione di 44,20 mq, per un totale tondo tondo di 100 mq. Il gennaker (che non abbiamo provato) misura 160 mq. La chiglia, a “T”, con lama in acciaio e bulbo in piombo e antimonio, ha un pescaggio di 2,40 m (opzionale 2,20) ed è installata nel corrispondente recesso dello scafo, in modo tale da essere perfettamente allineata sul profilo del fondo della carena.
VIDEO – Un giretto sottocoperta…
SOTTOCOPERTA
Prima di uscire in mare, visto che il vento latita, mi faccio un giro sottocoperta: il quadrato è piuttosto luminoso grazie alle finestrature e agli interni in rovere chiaro (standard: potete averli in rovere scuro, in teak e in noce). Sulla mia sinistra c’è il compatto tavolo da carteggio, il cui sedile altro non è che la porzione più a poppa del divano a “C” che circonda il tavolo da pranzo e che si sposta facilmente (fissandola a fori ad hoc predisposti nel pagliolato). Alla mia dritta invece trova spazio il secondo bagno con doccia (opzionale, la versione standard prevede un grande armadio) e, più a prua, la cucina longitudinale. A poppa due cabine doppie gemelle, a prua l’armatoriale con bagno e tradizionale letto matrimoniale alla francese, sulla murata di sinistra (esiste anche la versione con letto a “V”): quest’ultima, come ho avuto modo di intuire già dalla mia ricognizione in coperta, risulta leggermente sacrificata in termini di spazio vista l’enormità della calavele. Tantissime comunque sono le opzioni che il cantiere offre all’armatore, come il tavolo in dinette convertibile in cuccetta, il telo antirollio nella cabina armatoriale, riscaldamento webasto e via dicendo.
IN NAVIGAZIONE: A MOTORE…
Usciamo dal porto di Genova e di Eolo neanche l’ombra. È comunque l’occasione giusta per provare la navigazione a motore dell’Azuree 41. La barca monta, nella versione standard, uno Yanmar da 39 cavalli con Saildrive SD60, che, lasciatemelo dire, è davvero una bomba. Sarà che non abbiamo vento contro, sarà che il mare è piatto, ma a 1.800 giri siamo già a 5,9-6 nodi! Spingendolo a 2.300, arriviamo a toccare i 7,5. Approfitto del passaggio di un motoscafo per infilarmi con la prua dentro alle onde della sua scia: la barca non “accusa il colpo” e mantiene una buona velocità, la poca acqua che schizza in prua in meno di dieci secondi è già uscita da poppa dopo essere scorsa velocemente lungo la falchetta rialzata.
VIDEO – In navigazione…
… E A VELA
Sconsolato per la bonaccia sto arrivando verso Varazze quando finalmente si alza un po’ di scirocchetto: con 3-4 nodi di vento apparente in bolina a 30° arriviamo a toccare i 3 nodi. Le prestazioni calano leggermente all’aumentare del vento, con 10 nodi di apparente a 30° difficilmente riusciamo a superare i 6 nodi: ma è un problema di distribuzione dei carichi. La barca, fresca di Salone Nautico, ha la carena sporca e ha 500 chili di carico a prua (roba lasciata dall’armatore) ed è piena anche a poppa: questo spiega il leggero beccheggio e la mancanza di quello “sprint” che caratterizza la barca, assicuratomi da Alfred Lucci, che mi accompagna (“Dovremmo fare almeno un nodo in più”) e dal diagramma delle polari. Al gran lasco le cose vanno decisamente meglio, a vele bianche tocchiamo i 4,1 nodi con 4 nodi di vento apparente alle spalle: ottima la facilità di conduzione, i timoni (le pale sono state progettate anch’esse da Humphreys) sono reattivi ed è facile, per chi sta al timone, intervenire sulla regolazione della randa mentre è seduto grazie agli winch posti in prossimità della timoneria.
Eugenio Ruocco
I NUMERI DELL’AZUREE 41
Lunghezza fuori tutto 12,50 m
Lunghezza al galleggiamento 11.58 m
Baglio massimo 3.94 m
Pescaggio standard 2.40 m
Dislocamento a vuoto (approx) 8374 kg
Zavorra (approx) 3145 kg
Yanmar 39 hp – Saildrive SD60 39 hp
Potenza motore 29 kW
Capacità gasolio (approx) 150 lt
Capacità Acqua (approx) 300 lt
Capacità Acque nere 63 lt
Cabine / Bagni standard 3 / 1
Bagni / Doccia separata 1 +1 (opt)
Posti letto 6
Altezza in dinette (approx) 1,92 m
Superficie velica (approx) 100 mq
Altezza albero 20,94 m
Progettista (architettura navale) Rob Huphreys
Design Interni Tommaso Spadolini
Prezzo 202.000 euro + IVA franco cantiere
CONTATTI: http://www.sirnew.com/
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2 commenti su “TEST Azuree 41, la turca che… parla italiano”
Ma dove lo trovo il diagramma delle polari? Per qualunque barca dio Google le trova, ma non per l’ Azuree 41
Bella barca, da rivedere un pochino il prezzo…