Così mi sono innamorato della Bretagna / Parte 1: il colpo di fulmine
IL REGALO PERFETTO!
Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.
Marco Zanini, bolognese (vincitore del nostro concorso sulle mitiche 30 leggende della vela) è rimasto folgorato dai mari dove è cresciuto il suo mito Tabarly, in Bretagna, e ha deciso che avrebbe voluto navigarci a tutti i costi. E così ha fatto. In due puntate vi proponiamo la sua avventura. Nella prima parte, dal taglio decisamente turistico, “l’innamoramento” di quei mari freddi e ventosi, così distanti per noi amanti del Mediterraneo (eppure così affascinanti), nella seconda e terza la preparazione della barca e la navigazione. Buona lettura!
IL COLPO DI FULMINE
“Da anni la Bretagna ha rappresentato per gli appassionati della vela una meta quasi esotica, come le Galapagos per i subacquei. Questa terra ha sfornato grandissimi marinai, progettisti e tuttora ospita le più importanti regate d’altura del mondo. Dopo tanti anni finalmente decido di farci una vacanza “esplorativa” per poter vedere se fosse stato possibile eventualmente noleggiare una barchetta a vela (non a questo giro), e constatare se la tanto decantata Francia fosse veramente un paradiso per i velisti. Dopo un viaggio di 1300 km con bambini a bordo, facciamo prima tappa per Chartres, per poi proseguire nei giorni successivi a visitare la Normandia, e scendere con calma in Bretagna fino a La Rochelle (già provincia atlantica).
HONFLEUR
Dopo Chartres proseguiamo per Honfleur in Normandia alla foce della Senna. Attraversiamo il ponte, opera spettacolare di ingegneria civile, per fare una fermata in questa bellissima cittadina. Già dal primo giorno, semplicemente visitando un porto come questo ci si rende conto delle differenze tra la navigazione in Mediterraneo ed in queste acque: le chiuse per entrare in porto, le enormi escursioni di marea e il tempo che cambia dal caldo alla pioggia battente nel giro di poche ore, anche più volte al giorno. La cittadina è splendida, non affollata, ed è un piacere passeggiare per le vie del centro tra ristoranti che servono esclusivamente pesce e molluschi locali, e negozi vari di souvenirs marinareschi. Terminata la visita dopo un bel pranzo a base di Galettes (il nome locale che danno alle crepes di grano saraceno) al formaggio caprino e molluschi, ci dirigiamo verso ovest per andare a visitare nei giorni successivi i posti dello sbarco. Pernottiamo a Bayeux, tranquilla cittadina nella campagna della Bassa Normandia, e la mattina successiva ci dirigiamo verso Omaha Beach.
OMAHA BEACH
Il “tour dello sbarco” richiede almeno un giorno, oltre alla mitica spiaggia ove il 6 giugno del ’44 “il prezzo della pace fu altissimo” ci sono da vedere diversi sacrari e musei interessantissimi. Le vedute sul mare sono bellissime, il paesaggio è rimasto praticamente incontaminato, sembra incredibile che in un posto del genere pochi anni fa si sia svolta una carneficina di quelle proporzioni. Dalle postazioni dei bunker tedeschi si può ammirare la più bella veduta della spiaggia dello sbarco; diversi cartelli esplicativi mostrano molto bene la dinamica dell’attacco che cambiò il corso della storia.
CHERBOURG
Tappa sucessiva “la cité de la mer” a Cherbourg. Questo moderno porto industriale non ha grandi cose da offrire ma probabilmente è l’unico posto dove potete visitare l’interno di un sommergibile nucleare lancia missili Francese. La visita del museo richiede un pomeriggio, diverse le attrazioni per i più piccoli. Ma il vero scopo per me rimane la visita del “sottomarino”. All’ingresso ti danno un interfono che ti spiega i vari compartimenti durante la visita e puoi mettere in pausa quando lo ritieni opportuno, visto che hai la possibilità di guardartelo con tutta la calma che vuoi. A parte il reattore che è stato smantellato, il mezzo è praticamente rimasto intatto come dal giorno in cui si ritirò dal servizio. Tubi lanciamissili, plancia, mensa cabine equipaggio, sala macchine, praticamente potrebbe prendere il mare.
MONT SAINT-MICHEL
La tappa successiva è l’inflazionato Mont Saint-Michel, decidiamo di andarci la mattina successiva. Facciamo una capatina sul posto ed arriviamo con l’alta marea, la strada di accesso è agibile, a parte i parcheggi che effettivamente sono sommersi dall’acqua. La vista del “monumento” è effettivamente spettacolare, a rovinarne il paesaggio sono le migliaia di turisti e centinaia di pullman che ne deturpano l’armonia. Sono anni che mi riprometto di visitare fuori stagione tanti posti come questo, pensavo di farlo quando sarei andato in pensione, ma visti i tempi suppongo che sia il caso di muovermi prima. Troviamo un hotel, nemmeno tanto economico, nel paesino di Pontorson, a circa 20 km nella campagna interna. Di buon ora ci alziamo per essere tra i primi ad entrare o perlomeno a trovare un parcheggio. C’era la bassa marea! Ai bordi della strada che la sera prima era sommersa, un imponente parcheggio ospita una distesa di autobus e macchine. Parcheggiamo e ci dirigiamo alla visita della famosa abbazia. Sembra di essere a San Marino! Bellissime vedute e molto piacevole passeggiare per le stradine della roccaforte, ma a livello di opere d’arte siamo a zero, di fatto la visita si conclude in meno di 3 ore.
SAINT MALO
Direzione Saint Malo, ebbene Siamo in Bretagna! La mente comincia ad elaborare tante cose legate alla mia esagerata passione per tutto quello che è legato al mare. Regate come la Québec-Saint Malo, La Route du Rhum, La Course de Grands Voiliers e il festival musicale La Route du Rock hanno reso famoso questo posto. Sembrerà incredibile ma si riesce a girare in auto dentro le mura di questa bellissima città; troviamo perfino da parcheggiare davanti ad un piccolo hotel a pochi passi dai bastioni che la rendono così unica. Durante la guerra i bombardamenti alleati l’hanno quasi rasa al suolo, ma è stata ricostruita come in origine. Al tramonto la visuale che si ha dalle mura della città è unica, in questo porto il fenomeno delle maree è il più accentuato di tutta la Bretagna, dovresti passarci un anno intero per poter ammirare le variazioni dei colori che si hanno in base alla marea e all’angolazione del sole nelle varie ore del giorno e nelle varie stagioni.
PENISOLA DI CROZON
Da qui ci dirigiamo come prossima tappa sulla penisola di Crozon dove abbiamo pensato di pernottare in un agriturismo. Il posto è bellissimo, si chiama “la Ferme Apicole de Terenez”, è gestita da una famiglia di apicoltori che oltre a produrre un miele buonissimo gestiscono questa specie di hotel molto economico. La Ferme si trova sulle rive della Riviere de Chateaulin, di fronte al magnifico giardino in un ansa del fiume vi sta un cimitero di navi militari in disarmo. Da qui si fa base per le bellissime escursioni sulla penisola di Crozon, da non perdere i paesini di Morgat e Camaret Sur la Mer, ottimi approdi anche per un pernottamento in barca.
LA VIA DEI FARI
La giornata seguente procede verso la Rochelle, passando per la “via dei fari”. Andremo a visitare il famosissimo faro di Pointe de Penmarc’h che delimita “virtualmente” la Bretagna del sud con quella del nord. Poco distante il difficilissimo Raz de Sein, il passaggio tra Pointe du Raz e l’Ile de Sein. Tale passaggio in barca a vela può risultare veramente problematico se hai marea e vento contrari, e qui la corrente di marea può essere fortissima (vedere atlas correnti della zona edite dalla SHOM).
La visita del faro ed il museo dei fari di Pointe de Penmarc´h è interessatissima. La giornata è splendida, cielo terso, visibilità fantastica. Siamo in un momento di bassa marea in “acque vive” ossia marea sigiziale, tutto l’éstran cosi (chiamano quel tratto di mare che si scopre con la marea) è scoperto per un tratto di costa esagerato (perlomeno per noi del mediterraneo).
LA ROCHELLE
Da qui procediamo per La Rochelle passando per Benodet, e Lorient ove purtroppo non riusciamo a visitare la Citè de la Voile dedicata ad Eric Tabarly (che poi abitava a Benodet!) con l’esposizione dei suoi Pen Duick.
Arriviamo in serata a La Rochelle, impossibile trovare un hotel! In questi giorni scopriamo che c’è “le grand Pavé” ossia il salone nautico! Troviamo un posto a quasi 80 km ed il giorno dopo andiamo per visitare il museo marittimo e la città. Sfortuna vuole che il ketch Joshua sia stato spostato dalla solita sede e portato nell’area espositiva del salone. Ci accontentiamo di visitare il museo che di fatto è la fregata metereologica France1, che ha prestato il suo sporco servizio dal 1958 al 1988, affrontando mari da incubo a latitudini polari. (http://www.museemaritimelarochelle.fr). Quel giorno a fare da ciceroni c’erano gli uomini dell’allora equipaggio che smistati nelle varie zone della nave dalla cucina alla plancia raccontavano le loro storie. Mi colpi particolarmente l’entusiasmo con cui raccontava le sue storie il panettiere – pasticcere di bordo, ormai ottantenne arzillo e pieno di salute . Da la Rochelle terminata la visita ci si dirige verso l’Italia con in testa il progetto di tornare e navigare in quelle magnifiche acque”.
Marco Zanini
CONTINUA…
Condividi:
Sei già abbonato?
Ultimi annunci
I nostri social
Iscriviti alla nostra Newsletter
Ti facciamo un regalo
La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!
Può interessarti anche
Come si va in crociera in barca a vela sul Lago Maggiore
Capita spesso di raccontare di avventure, regate e traversate al limite del verosimile, esperienze “salate”, per così dire. Meno, però, capita che si parli di laghi. Eppure la vela non è certamente estranea alla tradizione lacustre, e non parliamo solo
Replica di nave vichinga fa naufragio: muore archeologa a bordo
L’archeologa di 29 anni Karla Dana è morta nel corso della spedizione “Legendary Viking Voyage” dalle Isole Faroe alla Norvegia a bordo di una replica di una nave vichinga che si è ribaltata per il maltempo. Doveva essere un viaggio
“Nostro figlio Elia è da solo in Atlantico senza autopilota. E siamo orgogliosi di lui”
C’è un ragazzo veneto di 30 anni, in mezzo all’oceano, da solo, a bordo di un Van De Stadt 34 10,25 m) in acciaio del 1987 che ha messo a posto con le sue mani. Sta compiendo la traversata atlantica
Ernest Shackleton, l’implacabile. Ecco chi era uno dei più grandi eroi del mare della storia
Qualche tempo fa una rivista statunitense ha chiesto ai suoi lettori chi fosse, secondo loro, il più grande navigatore di tutti i tempi. Forse vi aspettereste nomi del calibro di Joshua Slocum, Tabarly o al limite, se siete nostalgici, Cristoforo Colombo.