LA LETTERA: “Cronaca tragicomica di un tranquillo pomeriggio in rada”
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Tra le tante lettere e mail ricevute anche quest’estate, ci ha colpito la divertente (ma è un riso un po’ amaro) cronistoria del nostro lettore Marco Rende dopo una giornata trascorsa in rada all’isola del Giglio. Ve la proponiamo integralmente e vi invitiamo, ancora una volta, a commentare per raccontarci le vostre esperienze. Siete d’accordo con quello che ci scrive Marco?
Caro GdV,
da appassionato di mare e di vela ho pensato spesso di scrivervi durante le mie navigazioni. Alla fine lo faccio ora, dopo la prima vacanza da terricolo degli ultimi anni: niente barca, ma una casetta nella campagna maremmana. Un giorno, con mia moglie, abbiamo deciso di andare all’Isola del Giglio e noleggiare un gozzetto per andare a goderci le splendide acque delle calette a Sud del Campese.
Abbiamo dato ancora riparandoci dal libeccio che soffiava leggero sui 10 nodi, senza il quale saremmo cotti come dei polli allo spiedo, nonostante i tanti bagni (a proposito, il mare del Giglio è sempre incredibile!). Dopo circa un’ora, ci si avvicina un gommone sui sei metri e mezzo, con un bel fuoribordo e tutto attrezzato da pesca. Al timone una signora vestita di tutto punto, con tanto di bermuda tecnici stile Coppa America e scarpa da vela ultimo modello; a prua un giovanotto in versione polena, apparentemente indeciso su cosa fare o semplicemente poco esperto.
Il gommone vira e si mette correttamente con la prua in direzione del vento, mentre la comandante impartisce secche e precise direttive, tra cui spicca un perentorio: “Prendi la scotta dell’ancora!”. Sento un “pluff” e, dopo alcuni minuti durante i quali a prua i due rimangono a prua del gommone per verificare la tenuta dell’ancora, li vedo scarrocciare sicuri al di là della poppa del mio gozzetto. Si riparte per la manovra e, lo confesso, questa volta non ho resistito alla tentazione in stile pensionato di osservare la scena, anche perché erano sempre più vicini a noi. Niente da fare, sembra che l’ancora non ne voglia sapere di fare il proprio dovere.
La coppia non si arrende e mentre si apprestano al terzo tentativo, una voce si leva da un altra barchina vicina, con coppia romana intenta a bere l’aperitivo in pozzetto: “Ahò, forse funziona mejo se l’ancorotto lo aprite!“. Attimo di imbarazzo per l’equipaggio del gommone, che decide di cambiare caletta…
Nel primo pomeriggio la baia si svuota di barche a vela, che sembrano puntare verso l’Elba (nella notte è previsto un rinforzo di vento), e vengono sostituite da una piccola flotta a motore. E qui, Fantozzi e Filini devono essersi impossessati del timone. O forse sono io che ho perso qualche lezione di vela… Su cinque barche arrivate, quattro hanno eseguito la stessa manovra.
- Arrivo nella rada a velocità sostenuta e improvvisa frenata.
- Poppa rigorosamente rivolta al vento e marcia avanti inserita.
- Discesa della catena dell’ancora senza la minima attenzione al concetto di brandeggio.
Risultato: tutte e quattro le barche hanno danneggiato la vetroresina del dritto di prua con la catena dell’ancora e hanno dovuto rifare la manovra almeno una seconda volta, perché il rischio di incocciare le altre barche già all’ancora era molto concreto…
Caro GdV, ho cercato di scrivere questa mia lettera in tono semiserio e un po’ scherzoso, ma credo che il problema della sicurezza in mare sia sempre più attuale. Non bastano l’elettronica e le dotazioni, se non si conoscono neppure le basi dell’andar per mare e magari, come ho visto con i miei occhi, uno ha a disposizione 500 cavalli a poppa… Non c’è modo di costringere queste persone a un nuovo esame (serio magari) della patente?
Buon vento
Marco Rende
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12 commenti su “LA LETTERA: “Cronaca tragicomica di un tranquillo pomeriggio in rada””
D’accordo su tutto, vedo le stesse manovre ogni anno, manovre pericolose per se è per gli altri. Credo che negli ultimi anni ci siano ancor più persone prive di una qualsiasi cognizione del saper andare e stare in mare.
Caro Marco sono “quasi” d’accordo con te. Dico “quasi” perché, insegnando ai corsi patente da circa 5 anni anni, in Lega Navale, posso dire che, per quanto un corso possa essere dettagliato e approfondito, non ti darà mai quella certa cosa di cui necessita chi va per mare: l’esperienza! Un mio caro amico, imbarcato sul mio Elan 40, di ritorno dalla Grecia, un giorno mi disse, mentre dissertavamo su questioni riguardanti la messa a punto delle vele: “caro Alberto, il mare si impara, non si insegna”! Poteva ben dirlo, avendo fatto tre transoceaniche e migliaia di miglia in tanti anni di vela. Sebbene non pari alla sua, di esperienza ne ho fatta un po’ pure io e, ribadisco, quelle furono sante parole. Ecco, quei signori dovrebbero navigare e poi navigare e, ti garantisco, esame supplementare o meno, avrebbero almeno acquisito i rudimenti necessari per andare per mare, in relativa sicurezza (quella assoluta in mare non esiste…) e per non arrecare danno agli altri.
Con simpatia
Alberto Rampino LNI Monfalcone
Io sto al Giglio in barca a vela in questo momento e continuo giornalmente a vedere cose….. L’improvvisazione regna sovrana soprattutto da parte dei motoscafari (mi si consenta il termine ma oggettivamente 9 su 10 sono oltre che ignoranti in materia, dei veri pericoli pubblici). Comunque anche i velisti non scherzano, oggi per esempio è arrivato in rada alle cannelle, luogo ancora abbastanza colmo di barche, una vela da regata di 14 metri con dei ragazzi, non avevano ancora tradizionale a prua con catena ma solo quella di rispetto tenuta solo da una cima da 10 in tessile. Poco dopo sono scesi tranquillamente a pranzo. C’era vento e la barca ha cominciato un brandeggio a compasso per trenta metri che ha fatto spostare diverse barche. Ai bambini si insegna prima l’Abc, poi l’inglese, e poi altro, così dovrebbe essere per l’utilizzo del mare, maturando col tempo quell’esperienza di cui comunque qualcuno te ne deve insegnare i rudimenti che umilmente devi acquisire e non solo comprare una giacca e delle scarpe tecniche per diventare il Paul Cajard della situazione.
“Ahò, forse funziona mejo se l’ancorotto lo aprite!“
Ecco forse preferisco essere il navigatore senza esperienza che l’altro….
E comunque.. articolo inventato. Ma va bene cosi. Ridiamoci su.
“Ahò, forse funziona mejo se l’ancorotto lo aprite!“
Ecco forse preferisco essere il navigatore senza esperienza che l’altro….
E comunque.. articolo inventato. Ma va bene cosi. Ridiamoci su.
Umiltà. Timore per il mare e rispetto. Non basta avere i soldi per noleggiare un 14metri e poi accettare di uscire senza ancora e avere solo quella di rispetto. Come dice il mio maestro “DEVI bere tanta acqua prima di parlare!” traduco… devi fare tante miglia prima di… in condizioni difficoltose con mare formato. I soldi quando sei là in mezzo non servono a nulla. Sei nella M… e se non sai levarti ci resti. Con le conseguenze del caso… BV a tutti i naviganti “seri”
Temo che uno dei grossi problemi siano le patenti prese in brevissimo tempo, per le quali quasi non si fanno lezioni e tantomeno pratica, nonchè, soprattutto, quelle prese in Croazia, più economiche e più facili, che sono veramente tante, come ho scoperto ultimamente. Vale sempre la buona norma, dopo aver verificato bene ciò che abbiamo fatto noi stessi in primo luogo, controllare ancora meglio ciò che hanno fatto gli altri, magari con una gita sott’acqua ed, eventualmente, far notare gli errori, per quanto spiacevole.
Boh? io in Italia di patenti prese facili facili non ne vedo, anzi, mi pare che in alcune capitanerie si esageri.
Quello che serve comunque è l’esperienza. Se navighi 15 giorni all’anno durante le vacanze, è normale impiegare 10 anni per avere un minimo di esperienza.
Infatti, concordo pienamente con Ale. Personalmente, e non lo dico per erigermi sul gradino di quello bravo, affatto, ma ho la patente full dal 1984 conquistata con fatica alla lega navale di Roma, ho navigato a vela nel mediterraneo per non meno di 20.000 miglia, propongo charter estivi in Sardegna Eolie ed Egadi, pertanto l’esperienza che ho acquisito non la considero bravura o manico, ma solo esperienza sul campo, faccio qualche esempio, uno che ha studiato pianoforte al conservatorio, può non essere bravo ma é un musicista professionista e comunque quando suona ne puoi rimanere rapito; un medico seppure alle prime armi, può non essere “bravo” ma comunque ha studiato il genere e in caso di bisogno potrebbe salvare una vita; un pompiere, per arrivare a spegnere un secchio di paglia incendiata, ha fatto corsi per centinaia di ore…. Insomma in tutto non ci si dovrebbe improvvisare, soprattutto quando con le tue insulse azioni potresti arrecare danni altrui, e questo é il caso di quegli scellerati con la giacca tecnica da mille euro che si comprano la patente nautica e poi vogliono ormeggiare in rada col vento in poppa o con arroganza fare slalom vicino riva tra i bagnanti con il loro bel motoscafo fiammante. Questo è sbagliato ma fino a che vivremo nel paese dei campanelli dove tutto é permesso, non se ne uscirá e non cambierá mai nulla.
Ciao a tutti cari velisti.
Premetto che provengo dalla Vela ma da anni come dite voi Motoscafaro.
I motivi essenziali sono 3.
Il primo il mio mare Adriatico veneziano non offre condizioni per andare a Vela e vedo Grand soleil passeggiare a motore ogni giorno per la mancanza di vento il secondo invece e’ basato sul fatto che chi costruisce e concepisce le barche a vela lo fa pensabdo da velista e non da crocerista puro come e’ l’80% della gente.La premessa e’ perche’ nell’articolo si vuole mettere in risalto la stupidita’ dei naviganti a motore elevando voi a maestri ed unici conoscitori e professionisti nell’andar per Mare. Potrei scommettere di saper portare meglio io di tanti voi sia una barca a vela che a motore.Parliamo di quante risate ci siamo fatti noi motoristi per tutti i velisti che abbiamo tirato fuori dalle secche presenti da centinaia di anni lungo le nostre coste? o delle furibonde litigate tra moglie marito figli nelle manovre dei porti? davanti al mio ormeggio vi e’ il canale lagunare di San felice nella laguna di Venezia, con fondo sabbioso, molta profondita’ coperto dai venti meridionali ma esposto dal vento di nord est che da noi si chiama bora. Se volete veramente ridere magari assieme a noi venite a vedere quante collisioni ogni settimana noi maledetti motoristi vi facciamo evitare venendo a recuperarvi.
Non ho mai visto pero’ che un vostro compagno velista si attivasse ad aiutare uno di voi….forse perche’ per farlo bisogna saperlo fare!! Il vero problema cari amici velisti non e’ la differenza tra velisti e motoristi il problema sta che quasi tutti sono improvvisati, inesperti, con poche ora di navigazione o peggio i noleggi dove chiunque puo’ affettare un bagnante che sia su un 20 cv di una barca a vela di 9,99 mt che su un 6 metri con 40 cv senza patente.
In aviazione chi ha un brevetto per mantenerlo deve obbligatoriamente usarlo per un minimo di tot ore all’anno pena la decadenza della licenza. Ridete meno e aiutiamoci di piu’ Buon vento a tutti
Forse si dovrebbe fare come in certi paesi esteri dove tra i requisiti per presentarsi a sostenere esami per brevetti che abilitano al comando di imbarcazioni bisogna esibire un certificato di partecipazione a uno o più corsi di navigazione strutturati come crociere di più giorni con un minimo di miglia percorse, navigazione notturna, pemanenza in rada, ed altro, in modo da poter acquisire un m-i-n-i-m-o di esperienza pratica nelle manovre, e nella gestione di imbarcazione ed equipaggi. Ci sarà sicuramente chi rilascerà dichiarazioni false per furbetti italioti, ma la maggioranza delle persone avrebbe modo di acquisire esperienza vera. E che dire dell’utilità di eventuali corsi di sicurezza, per utilizzo apparecchi come AIS, DSC tenuti nelle principali città di mare ? Ma lasciamo stare hahaha basta guardare cos’hanno partorito in merito alla cassetta dei medicinali. Auguriamoci solo che non partoriscano ancora chissà quali idiozie, altrimenti rischiamo di essere chiamati a fare un esame integrativo di tramissione morse in sanscrito usando il piede sinistro…….
Ho una barca a motore da diversi anni, riconosco che I velisti sono in genere un po’ piu esperti, ma l’unica patente utile e’ ormai quella del buon senso e dell’educazione.