#20 La lettura dell’estate. Attorno al mondo su una barca di 6,50 metri. Risalita atlantica/2
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Ricevo un messaggio: “FORZA ALESSANDRO, buon vento per la fine del tuo straordinario viaggio, approfitta di tutti questi momenti magici prima del GRANDE RITORNO!!! Ti penso. Virginie Moitessier”.
Mancano meno di 900 miglia per Les Sables d’Olonne! Il 13 è burrasca! Frangenti molto brutti e treni d’onde che a volte stimo più alte dell’albero. Il 15 il vento rinforza e verso mezzogiorno un grosso frangente corica la barca facendo toccare l’albero in acqua. Nessun danno per fortuna. A terra si scommette sulla mia data di arrivo.
La mattina del 20 luglio accendo il telefono satellitare per controllare l’arrivo di messaggi, quando il telefono squilla: è Seb. Mi chiama da un trimarano di 60 piedi a circa 20 miglia da me. Sta andando a Séte e per poco non riusciamo ad incontrarci. Sulla dritta passa un branco di delfini. Dopo alcuni minuti i delfini invertono la rotta e mi raggiungono per restare a giocare per oltre mezz’ora. Man- cano meno di 180 miglia all’arrivo. La notte avanzo con il gennaker issato ad una bella velocità, quando improvvisamente un’aguglia piomba in coperta. Sono al timone e provo ad afferrarla, ma non riesco a trattenerla e lei scivola via in acqua.
La mattina del 21 luglio mancano 65 miglia per Les Sables.
Ho già informato mia madre, Jean Jacques Clerc il commissario del WSSRC/ISAF e Romain che sarei potuto arrivare la notte ma, che per la comodità di tutte le persone che vogliono essere presenti alla conclusione del mio giro del mondo, rallenterò la velocità in maniera da tagliare la linea d’arrivo alla boa Nouch Sud verso le 7h30 ora francese. Da qualche giorno ho issato le mie bandiere. Manca quella italiana, che si è distrutta in viaggio a causa del vento. Ne cucio una nuova utilizzando il fondo verde di un sacco e dei pezzi di tessuto bianco e rosso del pantalone di una tuta da ginnastica. Faccio la barba.
Nel tardo pomeriggio avvisto terra! Sììì, terra finalmente!
È l’Ile d’Yeu che ho davanti a circa 10 miglia. Viro di bordo e subito dopo ammaino le vele per rallentare.
Poco prima dell’imbrunire vedo passare un elicottero tra me e la costa.
Dopo alcuni minuti vira e si avvicina, iniziano a partire i flash. A bordo vi è anche Fabrice che domani non potrà essere a Les Sables ma che è riuscito a farsi invitare sull’elicottero. Rimangono diversi minuti a girarmi intorno. Isso il fiocco per fargli fare qualche bella foto. Recupero una lenza da traina a cui ha abboccato uno sgombro. Metto la barca in rotta per rimanere a circa 10 miglia dalla costa. Riposo due ore.
Si fa l’alba. Prendo un tè caldo, esco in pozzetto. Di prua avvisto un gommone, poi una barca a vela, poi altre barche. La gente è partita dal porto per venirmi incontro. Sono emozionato. Mancano poche miglia all’arrivo. Una barca a vela si affianca a pochi metri. Riconosco lo skipper e grido: “Romain!”. “Alessandro!” mi risponde da bordo. Esultiamo.
A bordo con lui c’è anche sua moglie Stephanie ed i loro due bambini oltre che Pierre Marie Bourguinat, redattore di Voiles et Voiliers e Fabrice, un amico di Romain che era presente anche alla partenza.
Pochi minuti dopo arriva un motoscafo con a bordo mia madre. C’è anche Jean Jacques.
Su altre barche, che via via mi vanno affiancando, riconosco altri amici: Mario Virano e suo figlio Andrea venuti dall’Italia, Roberto Zorzi, che con un suo amico era anche alla partenza. E ancora, Michel Poitevineau, Charles, Jean Louis et Yvon, Jacques Archambaud e tanti altri.
Viro di bordo in poppa e punto sulla linea di arrivo. Avvisto sulla sinistra la Nouch Sud.
Cento metri ancora, 50, 30, 10…. tuuuu tuu tuuu tuuu, le sirene risuonano. Scoppia un grande applauso che mi riempie il cuore. Sono arrivato!
Sono le 06h02’40”UTC (08h02’40 ora francese) ed ho appena completato il giro del mondo, in solitario, senza scalo, senza assistenza e per i tre Capi sulla barca a vela più piccola della storia.
Allargo le braccia sporgendomi verso la gente intorno come ad abbracciarle tutte e grido “Et…Voilà!”
Sorrido, scatto fotografie, esulto. Su un motoscafo sventolano grandi bandiere della Francia e dell’Italia e una bandiera della Sicilia! Ammaino le vele. Michel da bordo del suo “Pomino VII” mi lancia una cima che fisso al bompresso.
Prima dell’ingresso del canale che conduce a Port Olona salgo sull’albero.
Imbocchiamo il canale, la gente applaude e saluta dagli argini e dalle barche attorno.
È una passerella magica. Sono commosso.
Un gommone sostituisce la barca di Michel per farmi ac- costare al pontile del Vendée Globe. Un bagno di folla mi attende. Il pontile è pieno di gente, decine di giornalisti puntano i loro microfoni verso di me e mi chiedono di raccontare i momenti più eccitanti del mio viaggio.
Mi ripeto in un “Et…voilà ! Vous êtes fantastiques!”. Poi un fiume di parole in piena esce dalla mia bocca. Rac- conto delle motivazioni che mi hanno portato ad intra- prendere quest’avventura, delle difficoltà incontrate già nella preparazione a terra, delle molte persone scettiche sulle possibilità di riuscita. E poi l’arrivo dello sponsor principale Findomestic e di altri tecnici che mi hanno consentito di giungere alla linea di partenza.
Racconto della discesa dell’Oceano Atlantico, il passaggio al largo delle Isole Madeira e l’avvistamento delle Canarie. La navigazio- ne negli alisei passando tra le selvagge ed irte isole di Capo Verde. E poi l’ingresso nei Trenta Tempestosi e dei temibili Quaranta Ruggenti, l’incontro dei primi albatros, fino a doppiare il primo dei tre Capi, Buona Speranza navigando diverse centinaia di miglia più a sud dell’ultima propaggine di terra africana. L’arrivo del nuovo anno, il 2010, che coincide con l’ingresso nell’Oceano Indiano e poi la rotta sempre più a sud, sempre più verso il freddo, tra le tempeste passando a sud delle isole Kerguelen, l’incubo degli iceberg e il freddo sempre più pungente.
Continuo raccontando degli incontri con gli animali, delle emozioni indescrivibili che mi hanno regalato.
“Ho accarezzato i delfini nell’Oceano Indiano!” esulto con gli occhi lucidi. Parlo dell’importanza del lavoro svolto a terra da chi mi seguiva e mi voleva bene, mia madre, Seb, Pierre, Romain, Yves, Fabrice.
Scoppio in lacrime per l’emozione. E davanti a me altre persone piangono. Racconto degli albatros che ammarano accanto la barca a sud della Nuova Zelanda, delle otarie e ancora delle tempeste, del grande balzo nell’Oceano Pacifico fino ad arrivare al disalbe- ramento, alla costruzione di un armo di fortuna e al doppiaggio di Capo Horn per intraprendere la lunga risalita atlantica che mi ha portato 268 giorni dopo la partenza a completare il giro del mondo.
Salgo sull’albero per riprendere dall’alto tutte le persone venute ad accogliermi. Ritorno poi in coperta.
Un ragazzo, facendosi largo tra i fotografi, mi tende un piccolo pezzo di carta sul quale ha scritto che era sul molo a festeggiare il mio arrivo e che, anche se non mi conosce, l’ho fatto piangere di gioia.
Mia madre e Romain salgono a bordo, ci abbracciamo. Mi porgono una bottiglia di champagne.
Faccio partire il tappo, che meraviglia! Festeggiamo! Ora è giunto il momento di scendere a terra… La gente mi osserva. Con un passo sono sul pontile.
Separarmi dalla barca, così di colpo, è una sensazione strana.
Penso a tutto e a niente. Mi lascio andare circondato dal fiume di folla. Il mio equilibrio va bene e risento lievemente del mar di terra, che comunque appare come una piacevole sensazione di leggera mancanza di equilibrio.
In cima al pontile è stato allestito un palco per ricevere i complimenti di Monsieur Louis Guédon, depu- tato-Sindaco di Les Sables d’Olonne e di Monsieur Gérard Faugeron, vice presidente del Conseil Général de la Vendée, e rispondere alle domande di Rafael Godet, giornalista di Radio France Loire Ocean. Ringrazio tutti i presenti. Mi viene chiesto di cosa ho voglia al momento.
Rispondo: “Di un bel pranzo e di una bella birra!” Qualcuno mi chiede se lo rifarei, di partire con una barca così piccola attorno al mondo. Rispondo di sì, “Certo che lo rifarei, ma non lo rifarò. Ho altro in mente e nuovi sogni da realizzare!”
Torno a vedere la barca. Mi pare strano poterla osservare finalmente da un pontile… I miei piedi sono ormai a terra, ma la mia testa è ancora in viaggio… L’oceano è dentro di me con i suoi colori ed il suo canto, con i suoi scenari mozzafiato, gli animali e la potenza sconfinata dei giorni di tempesta.
Conservo di ogni istante un ricordo intatto, conservo le giornate di pioggia, il sole accecante, le cavalcate sulle onde, il vento tra le vele, il sale che brucia sulle mani e a volte anche dentro…, lo sprofondare in un abisso dantesco all’altro capo del mondo ed il rinascere accanto…
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4 commenti su “#20 La lettura dell’estate. Attorno al mondo su una barca di 6,50 metri. Risalita atlantica/2”
ho aspettato la fine prima di commentare..
ringrazio la redazione perché non ho mai letto il libro di Di Benedetto, ma sicuramente me lo procurerò!
grande, grandissimo.. non ho altre parole.
Fantastico bellissimo!Che il Raggio del Cuore che ti ha accompagnato in questo viaggio sia tuo per sempre Gianni
Non conoscevo questa impresa di Alessandro su una piccola imbarcazione, non sapevo che fosse anche siciliano, un motivo in più per seguirlo nella sua prossima impresa.
Fantastico.
fantastico ed auguri per le tue prossime imprese