Voce del verbo… straorzare: tutti i trucchi per venirne fuori

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straorza4Nelle mani di ogni timoniere è ben presente la sensazione della barca che parte in straorza. Sono pochi secondi che separano questa impressione dal pensiero dell’“ormai è fatta”. Si perde il controllo e lo scafo parte all’orza spinto da una forza su cui ci sembra di non avere alcun potere. La barca sbanda e il timone è fuori dall’acqua incapace di rispondere ai comandi. Come rimediare? Quali sono i modi per recuperare una volta che ci troviamo in questa situazione? Lo scopo delle prossime pagine sarà quello di fornirvi alcuni utili consigli che possano aiutarvi nel rimediare ad una situazione nella quale vi date già per “spacciati”, oltre a capire quali sono i modi per prevenire una straorza, non solo navigando sotto spinnaker, ma anche se siete in crociera a vele bianche e improvvisamente rinforza il vento. Tutti coloro che hanno un minimo di esperienza nella navigazione a vela, sanno che una delle condizioni più difficili è l’andatura con vento rafficato, sia essa di bolina o alle portanti. “Raffica in arrivo”, quante volte abbiamo sentito gridare a bordo questo avvertimento, seguito dalle note conseguenze? Prima di qualsiasi riflessione tecnica sul modo di timonare o regolare le vele in base al vento rafficato, occorre tenere gli occhi ben aperti: una corretta osservazione della superficie dell’acqua è il miglior modo per difendersi dalla maggiore pressione in arrivo e per cercare di anticipare la nostra reazione, in modo tale che la raffica ci colga il meno impreparati possibile.

Rolex Farr 40 World Championship 2010

COME RIMEDIARE SOTTO SPI
Tenere la barca in rotta quando veniamo raggiunti da una raffica è spesso un’impresa ardua, specialmente se stiamo navigando alle portanti sotto spinnaker. I segnali precursori di una straorza sono spesso l’arrivo di una raffica particolarmente potente o il ritrovarci nella scia di una barca che sta navigando davanti a noi (occasione che spesso si presenta durante le regate). Per tentare di mantenere il controllo, le prime cose da fare sono lascare in maniera decisa la scotta della randa e mollare completamente il vang (per aprire la randa in alto), oltre a dare alcuni decisi colpetti di timone per evitare che la pala vada in stallo a causa delle turbolenze create dall’acqua. Tuttavia queste accortezze non sempre raggiungono il risultato desiderato ed è quindi bene avere pronte alcune soluzioni alternative ed efficaci per rimediare, quando la barca è prossima a “sdraiarsi”. Dopo essersi accertarti che tutto l’equipaggio sia ancora a bordo, ecco tre mosse utili per “salvare il salvabile”.
1. REAGIRE PRONTI E VELOCI
Le indicazioni su come intervenire vanno date da un’unica persona, non per forza il timoniere, meglio affidarsi alla persona più esperta a bordo.
2. MOLLARE LA DRIZZA DELLO SPI
Se la decisione presa è quella di lascare la drizza dello spi, assicuratevi di mollarla abbastanza da fargli perdere potenza ma non troppo da far cadere in acqua lo spi. Il modo migliore è segnare sulla drizza il punto esatto per avere questo equilibrio. Lascando la drizza ridurrete lo sbandamento della barca.
3. ATTENZIONE AL BRACCIO SPI
Non lascate mai il braccio oltre lo strallo per evitare che lo spi si gonfi a palloncino, anche se avete mollato la drizza. Attenzione poi quando decidete di riisare. Non siate frettolosi, studiate la manovra, perché sarà diversa da una normale issata.
NON AMMAINARE IL FIOCCO
Con vento forte una soluzione può essere quella di non ammainare il fiocco che vi aiuterà a poggiare in caso di straorza. Questo sistema può risultare difficoltoso in strambata se avete armato lo spi, risulterà invece più pratico se navigate con un asimmetrico.

Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2013

COME PREVENIRE NAVIGANDO DI BOLINA
Se stiamo navigando di bolina e le nostre vele vengono colpite da un rinfresco, la reazione immediata della barca sarà quella di partire all’orza: si tratta dell’autodifesa del nostro scafo, che si dirige velocemente controvento per sventare le vele. Non occorre contrastare con il timone questa tendenza, ma bensì anticiparla. Non appena notiamo l’arrivo della raffica, orziamo leggermente fino a portare la vela di prua al limite dell’angolo morto. All’arrivo del rinfresco le vele saranno così più scariche e la barca reagirà in maniera meno nervosa. Nel caso in cui si tratti di una raffica di “buono”, sfrutteremo il rinfresco per guadagnare acqua sopravvento.
LAVORARE SU RANDA E CARRELLO
Nel caso in cui l’intensità dei rinforzi sia troppo alta, bisogna lavorare sulla randa. Preliminarmente appiattiamo il più possibile la vela curvando l’albero e cazzando la drizza e la base. Non appena notiamo la raffica in arrivo molliamo sottovento il carrello della randa, lasciando così la possibilità alla nostra barca di assorbire il rinforzo senza perderne il controllo. Se neanche questo non basta è il momento di lascare la scotta: operazione da fare sempre con un attimo di anticipo sull’arrivo della raffica. Ѐ molto importante agire prima dell rinforzo: orzare o lascare carrello e scotta, va fatto sempre un attimo prima dell’arrivo del vento, senza aspettare lo sbandamento violento del nostro scafo.
L’IMPORTANZA DEL FIOCCO
L’istinto di lascare anche il fiocco, per diminuire lo sbandamento, non va immediatamente assecondato. La vela di prua infatti aiuta la barca a poggiare per riportarsi in rotta. Se avete “straorzato” pur lascando il carrello e la randa, una volta “coricati” lascate anche il fiocco, per evitare che in caso di virata improvvisa rimanga a collo.

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