Poche storie. Inutile dire che è già un successo essere alle Olimpiadi, che “l’importante è partecipare” credendo di citare De Coubertin (il quale non pronunciò mai tale frase). Rio 2016, per i velisti italiani, è stata un disastro. Zeru tituli, per dirla alla Mourinho, e tutti a casa con la coda tra le gambe. Scriviamo ancora freschi di delusione. Si, delusione perché noi per primi speravamo che le cose andassero diversamente: quanto distanti dalla realtà ci appaiono ora le previsioni che avevamo stilato. Poche storie. Era lecito aspettarsi di più, visto che alcuni azzurri sono arrivati in Brasile con serie pretese di medaglia, giustificate dai risultati internazionali fino a lì ottenuti.
CROLLO PSICOLOGICO
Flavia Tartaglini arriva da prima in Medal Race tra gli RS:X, sbaglia tutto ed esce dal podio; stessa sorte per Bissaro-Sicouri (Nacra 17), secondi in Medal e quinti finali dopo un maledetto ottavo posto. Giulia Conti e Francesca Clapcich (49er FX)che disputano la finale senza speranza di medaglia. Erano loro le tre speranze più concrete per la vela azzurra. E tutti e tre – non siamo nessuno per giudicare, noi marinai da poltrona: non si discute il valore dei velisti, altissimo – probabilmente vittime di un calo psicologico. L’Olimpiade è una regata a sé. Ma purtroppo è LA regata: e poco importa se a livello internazionale sei sempre stato al top. Senza una medaglia, ci si dimentica facilmente quanto di buono espresso nell’arco del quadriennio. Serve uno psicologo prima che un preparatore atletico, ha detto qualcuno: ma lavorare sulla testa, per ora, in Italia, è qualcosa di fantascientifico. Gli psicologi si chiamano solo quando ci si rende conto di avere un problema (e quindi tardi, quando ormai non ci sono più gli estremi per intervenire).
I SOLDI NON CONTANO
E, ripetiamo, poche storie anche quando si tratta di giustificare: “Noi abbiamo meno budget”, “la squadra inglese conta sulla sponsorizzazione di Volvo e sulla lotteria nazionale”. Non è una questione di soldi. Una bella considerazione è quella fatta dal fotografo di vela Andrea Carloni: “Croazia… 4.200.000 abitanti, Pil procapite 12,500 Dollari. Argento nei Laser e straprimi nel 470M prima della Medal. Slovenia… 2.000.000 di abitanti, Pil procapite 22.000 Dollari. Argento nei Finn e terzi nel 470F prima della Medal. Italia… 60.000.000 di abitanti, Pil procapite 30.000 Dollari. Non pervenuta…”.
BISOGNA CAMBIARE METODO
Dovremmo prendere spunto e capire in che modo lavorano le federazioni che portano a casa medaglie. Perché da noi parlano i dati: sono 8 anni di gestione Croce e 8 anni senza nessun risultato olimpico. E’ evidente che qualcosa va cambiato. Speriamo che il prossimo corso punti di più sulla quantità che sui singoli. Davide Portaleone, un appassionato velista su Facebook, ci faceva notare che la scelta di puntare sui “campioni” è un grosso rischio, “perché campioni lo si è di anno in anno e ogni volta serve confermarsi, quello odierno è un metodo che punta sulle potenzialità e brucia atleti”. Abbiamo un potenziale giovanile altissimo, in questi due anni abbiamo fatto incetta di titoli internazionali. Non buttiamo via tutto. Facciamo crescere il movimento, e chi sarà il più forte tra i forti avrà maggiori possibilità di medaglia.
Eugenio Ruocco
4 commenti su “Disastro olimpico azzurro, “zeru tituli”. Vi spieghiamo perché”
no comment …
Non sono ITA citadino.Facile parlare dale poltrone. Italia ha tanti buoni velisti e gli aveva gia. ( f.Sibello. Zadona, Bursich, e tantti altri piu meno arrivati e segviti dale clase optimist . Voglio dire che risultato dano IL grandi talenti sputando sangue nel allenamento . Tutto altro sono grande storie.( psihologi, nutricionisti, ALLENATORI. Tra queli sono purtropo anche io. Buon vento Italiani a prosimi sucessi!
Per risposta a chi dice che i croati e gli sloveni hanno meno budget, nei suddetti paesi i circoli gestiscono i marina pubblici e col ricavato degli ormeggi portano avanti atleti giovani e campioni, la federazione e vero che non ha le nostre disponibilità e sicuramente le amministra meglio, ma il lavoro di squadra fa la differenza
A mio modo di vedere il problema va diviso in due parti: da una parte i sistemi di allenamento, dall’altra i criteri di selezione. Per quanto riguarda i criteri di selezione mi sembra che i risultati di 49er FX e Nacra 17 non lasciassero adito a dubbi, in Italia non c’era nessuno in grado di confrontarsi con gli equipaggi schierati a Rio. Per quanto riguarda 470 m e f la squadra é praticamente da ricostruire dopo il ritiro di Zandoná e Conti, peró non ho visto atleti italiani spiccare in regate internazionali. In Laser Marrai ha dimostrato di avere il guizzo vincente, aggiudicandosi un mondiale. In 49er Tita mi sembra sia stato il piú costante, pur senza mai raggiungere i picchi dei fratelli Sibello. Il Finn, per noi italiani, é sempre stato qualcosa a parte: un bronzo di Albarelli e un argento di Devoti e poi sempre grandi promesse senza risultati costanti, da Pellaschier a Semeraro. Se c’é da rimproverare qualcosa alla FIV é di non sapere creare squadre dove la competizione interna sia alta, sembra sempre che si riesca a isolare un dominatore, a volte di altissimo livello, e poi si perda di vista il team, che deve essere forte tutto. Per quanto riguarda i soldi, non credo che Pil e reddito procapite contino molto, in ambito Federale, dipende da quanti soldi vengono dati alla Federazione e di come vengano usati. Ripeto, pur essendo critico nei confronti della Federazione, credo che l’analisi debba essere un poco piú approfondita