“Sono Timoteo: questa è la mia famiglia, l’Oceano è la mia casa”
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Togliamoci subito il dubbio: non è vero che per girare il mondo in barca a vela bisogna per forza avere un sacco di soldi, essere ricchi di famiglia… Con ingegno, organizzazione e olio di gomito quello che è il sogno di molti può diventare realtà. A dimostrarlo c’è la storia di Timoteo “Timo” Pancin, che da quando ha ventuno anni (oggi ne ha 40) vive in barca, portando gente a zonzo per i mari, dal mediterraneo ai Caraibi… e oltre. “Quello di navigare è sempre stato il mio sogno, ispirato anche dai miei genitori. A 15 anni ho regalato loro una carta del mondo avvisandoli che avrebbero avuto quattro anni di tempo per decidersi a partire. Se non l’avessero fatto loro sarei partito io. Alla fine, è così che è andata: non puoi aspettare di avere sessant’anni per salpare e fare il giro del mondo!”. Già, in tanti non partono mai perché in fondo hanno paura di quella enorme massa d’acqua che sono gli oceani. “Eppure”, mi interrompe sorridendo Timo, “il Mediterraneo è molto più faticoso e difficile dell’oceano, soprattutto se si naviga da soli. Ti faccio un esempio: per cinque anni sono sceso fino alle Eolie e quando da lì devi tornare su fino a La Spezia e cerchi di farlo in una sola tirata, non riesci certo a stare sveglio per 400 miglia. Una volta arrivato all’Elba mi sono addormentato tre volte mentre entravo a Portoferraio! Senza contare il problema del traffico…”.
UNA SCELTA DI VITA
Ma come è iniziata questa lunga avventura? “Nel 2001 ho fatto la mia prima traversata atlantica con alcuni clienti, partecipando alla ARC e approdando alle Antille. Ai tempi avevamo già una buona visibilità grazie alla società di charter creata dai miei genitori (la Timone Charter). Dopo aver trascorso la stagione invernale ai Caraibi, sono partito insieme a due ragazzi per la traversata di ritorno; uno di loro, un diciannovenne francese, l’ho ‘trovato’ che faceva il cameriere in un bar a St Marteen e saliva per la prima volta su una barca! Dovendo fare la stagione estiva in Mediterraneo, siamo stati costretti a partire un po’ di corsa… a causa di una forte depressione è stata una vera avventura!”. Timoteo ha continuato per alcuni anni a saltare dal Mediterraneo ai Caraibi, spesso da solo, finché nel 2005 non ha incontrato Miriam. “è lei che ha realizzato il sogno della mia vita. Le ho proposto di salire a bordo e lavorare con me. Lei mi ha risposto semplicemente: ‘Ok, partiamo’.
Siamo salpati per la stagione ai Caraibi e quell’anno, per Vele senza frontiere, abbiamo iniziato a consegnare medicinali ad Haiti. Fu una stagione lunghissima… Un luogo indimenticabile? “St Marteen senza dubbio. Lì una sera abbiamo incontrato un rasta molto alterato che teneva un gattino in mano e minacciava di mangiarlo. Sono riuscito a comperarlo per cinque dollari. Il veterinario non pensava potesse arrivare al giorno dopo. Invece si è ripreso e da lì in poi ha navigato con noi, trascorrendo gli inverni ai Caraibi e l’estate in Mediterraneo, dove nel frattempo avevamo comprato un Beneteau 51, più adatto al charter rispetto al nostro Moody 41”. Certo, la vita in barca, soprattutto se ci si deve guadagnare da vivere, non è sempre rose e fiori: “Vero, non è che noi la barca la facciamo preparare a un altro. Se vivo a bordo e ci lavoro, sono io che ci metto le mani. Devi saper essere allo stesso tempo un meccanico, un attrezzista, devi capire un po’ di elettronica, soprattutto se non hai le finanze. Una volta alle Galapagos il pilota automatico non voleva più saperne e l’ho riparato con quello che ho trovato a bordo. Funziona ancora adesso!”.
LA FAMIGLIA SI ALLARGA
Dopo quattro anni alternando, insieme a Miriam, le stagioni tra Antille e Mare Nostrum, accade qualcosa destinato a cambiare le loro vite. “La scoperta, mentre eravamo ai Caraibi, di aspettare Nami, la nostra prima figlia. Abbiamo dovuto attraversare il mar dei Caraibi, uno dei tratti di mare più impegnativi del mondo, soprattutto in primavera, e Miriam ha affrontato mille miglia di mare con le nausee”. Nami non poteva che avere il mare nel DNA. “Dopo la sua nascita, appena ha avuto le vaccinazioni dei tre mesi, siamo ripartiti tutti insieme per Cartagena, risalendo a bordo e trascorrendo altri tre inverni alle San Blas. Ecco, se i Caraibi sono la perfezione per andare in giro in barca a vela, San Blas è fantastica perché a poche decine di miglia hai Panama, dove puoi fare rifornimento spendendo pochissimo, puoi vivere di pesca e al tempo stesso riesci a lavorare col charter e i clienti che arrivano dall’Italia. Poi lì si è creata una comunità; sai, è bello fare il navigatore a zonzo per gli oceani, ma è ancora più bello condividere la tua vita con gli amici, magari chiamarsi col vhf per organizzare una grigliata su un atollo dopo che hai pescato un pesce più grande del solito. Ma dopo tre anni abbiamo deciso: era il momento di fare il grande salto: l’oceano Pacifico”.
IL GRANDE SALTO IN PACIFICO
Non una scelta facile. “I timori erano tanti, perché sapevamo che lavorare sarebbe stato difficile. Ma ci siamo detti: ‘Adesso o mai più’”. Ed ecco le Galapagos, la baia delle Vergini alle isole Marchesi (“sembrano le Dolomiti piantate in mezzo all’acqua blu del Pacifico”), dove Timo e Miriam scoprono che la famiglia sta per allargarsi ancora… Decidono di far nascere Tea in Polinesia (il suo nome è proprio dedicato all’isola di Raiatea), e per alcuni anni sembrano avere trovato una vita “terrestre”, pur vivendo sembre a bordo del KeaDue. Nami si iscrive a scuola e Timo ha modo di dimostrare le proprie capacità di tecnico e attrezzista. “Non eravamo ricchi, anche perché la vita costa carissima. Arrivavamo stretti a fine mese ma è stato un un bel periodo”. Dopo circa due anni una serie di problemi burocratici obbligano tutta la famiglia a spostarsi prima alle Tonga e poi alle Fiji, ultima tappa (per ora) di questo incredibile viaggio intorno al mondo. Ovviamente in famiglia.
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6 commenti su ““Sono Timoteo: questa è la mia famiglia, l’Oceano è la mia casa””
Bravi, beati voi!
Avete avuto il coraggio di realizzare tutto quello che gli altri si limitano a sognare.
Continuate così!!!
Bravissimi ragazzi….anni indimenticabili.Non fermatevi mai…non ci sono riusciti neanche i cicloni di quest’anno
una storia che fa sognare
Bellissima storia, un pò invidio la vostra vita in barca, in giro per il mondo, in mezzo al mare, a contatto con la natura, anche se immagino non deve essere sempre tutto “rose e fiori”, vi auguro di continuare nella vostra avventurosa vita, buon vento!
Wow!! semplicemente Fantastico! Bravissimi !!
Buon Vento!!
Grande super Timo che bella famiglia!!!
Un abbraccio da Eros da Milano