Matteo Miceli si rimette in gioco. Il velista romano lo scorso anno si era lanciato nel giro del mondo a impatto zero con il suo Class 40, ma era affondato al largo delle coste del Brasile dopo aver percorso oltre 20.000 miglia (qui il resoconto del naufragio): come ogni buon marinaio che si rispetti, Matteo a terra proprio non ci sa stare. Ed ecco che si butta in una nuova avventura: questa estate tenterà il mitico “Passaggio a Nord-Ovest” in barca a vela: a bordo di Pachamama, barca in alluminio di 15,15 metri, che dal 2002 gira il mondo per attirare l’attenzione sui cambiamenti climatici compiendo imprese straordinarie, con due coniugi svizzeri, Dario-Andri Schwörer e Sabine Schwörer-Ammann, sul ponte di comando. La particolarità è che questa coppia naviga sempre insieme ai suoi cinque figli, cinque diavoli biondi che hanno età comprese tra gli 11 anni e i cinque mesi. Insieme a Matteo Miceli, partirà anche Corinna Massimi, nuotatrice e velista, che si occuperà anche di documentare questa avventura. Partenza a maggio destinazione Hawaii, dove Pachamama è ormeggiata, e poi rotta verso l’Alaska ai primi di giugno.
DAL CALDO DELLE HAWAII AI GHIACCI POLARI
“Partiremo dalle Hawaii non appena avremo notizie che i ghiacci si stanno sciogliendo”, racconta Matteo. “Dalle Aleutine andremo verso lo stretto di Bering passando, possibilmente, in mezzo alle due isole Diomede, una russa e l’altra americana, dove c’è la linea del cambio data. Poi il Mare di Beaufort, perennemente ricoperto dai ghiacci attraverso i quali dovremo trovare un passaggio per arrivare alla Baia di Baffin in Groenlandia e quindi finalmente in Atlantico”
SE CADI IN ACQUA, MUORI
A cosa andrà incontro Miceli? A raccontarcelo è Salvatore Magri, che ha compiuto il Passaggio a Nord-Ovest l’ha compiuta nel 2012, su Best Explorer, un Cutter in acciaio di 15,17 metri, con la prua rinforzata con 6mm. di acciaio inox e 21 persone che si sono alternate a bordo, capitanata da Nanni Acquarone: “E’ un’impresa molto complicata – commenta Magri – nella quale occorre tanta pazienza e tanto buon senso. Ci sono molti problemi da affrontare e tra questi, paradossalmente, non c’è il freddo. Siamo nella stagione climaticamente migliore, con i ghiacci che si sciolgono e che consentono, non sempre, il passaggio, ma la temperatura esterna non è certo proibitiva. Lo è invece quella dell’acqua, perché è sempre di poco superiore allo zero, per la gran quantità di ghiaccio che riceve continuamente dallo scioglimento dei ghiacciai. Cadere dalla barca equivale a morire. Il tempo di sopravvivenza a quelle temperature è di circa 5 minuti ed è difficile recuperare un uomo in mare in così breve tempo. Noi siamo stati sempre legati quando eravamo in coperta. Non ci sono state eccezioni ed è una raccomandazione che mi sento di fare a Matteo”.
MA QUALI MAPPE!
Dal canto suo, Miceli sa bene ciò che dovrà affrontare: “Abbiamo visto chiaramente come affrontare il ghiaccio e gli iceberg e di come la navigazione sia diversa a quelle latitudini”, dice Matteo, “dove le mappe sono quasi inutili. Anzi molte zone non sono nemmeno mappate. D’altronde lo spostamento dei ghiacci è tale e così veloce che quello che puoi trovarti davanti varia di ora in ora. Dopo aver visto le immagini capisco il perché di certe rotte assurde disegnate sulla mappa. Dopo due giorni puoi trovarti a passare nello stesso punto nel quale eri stato fermato da un muro di ghiaccio. Sarà navigazione a vista. Un aspetto preoccupante, facendo noi con Pachamama la rotta inversa rispetto a quella di Best Explorer, è che navigando in Groenlandia a metà agosto, avremo anche delle ore di buio e questo aumenterà i pericoli”.