Salto in avanti della Sardegna: quest’estate nei porti dell’isola si paga meno!
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Ricordate quando vi abbiamo annunciato l‘esplosione del caos nei porti italiani, impossibilitati a capire se applicare l’IVA al 10 o al 22% sui posti barca in affitto? Dopo l’assurda scelta della Campania di rivolgersi alla Corte Costituzionale per far annullare l’applicazione dell’IVA al 10% sui posti barca, per fortuna c’è qualche regione che invece coglie la palla al balzo e cerca di favorire (anche) i diportisti: è la Sardegna.
La norma, approvata dal consiglio regionale come emendamento alla Finanziaria, classifica i «marina resort» della Sardegna fra le strutture ricettive all’aria aperta in cui si applicherà l’Iva agevolata del 10%. «È un provvedimento di grande importanza per il turismo nautico regionale e per i porti turistici della Sardegna», sottolinea l’assessore regionale del Turismo, Francesco Morandi, «ai quali si guarda con grande attenzione».
LA FOLLIA DELLA REGIONE CAMPANIA
Due anni fa, finalmente anche i posti barca vengono equiparati a strutture turistiche all’aria aperta, come per le aree di sosta dei camper, a cui viene applicata un IVA al 10% in luogo di quella usuale del 22%. Precedentemente alcune regioni come la Liguria e il Friuli Venezia Giulia ed Emilia Romagna si erano arrangiate da sole varando delle leggi regionali sul principio del “Marina Resort”. Bene, dopo che la legge di stabilità 2016 aveva reso permanente la norma del 10% sembrava tutto finito. E no, invece. Un mesetto fa la Corte Costituzionale, a cui si era rivolta la regione Campania sostenendo contro i suoi stessi interessi che la norma non era applicabile sul suo territorio, ha sancito l’illegitimità dell’applicazione dell’IVA turistica al 10% sui posti barca.
LA LEGGE REGIONALE VINCE
E allora, fermi tutti? No perché, grazie alle loro leggi regionali, le tre regioni che avevano varato normative autonome continuano ad applicare, se la struttura portuale ha i requisti di “marina resort”, l’IVA al 10%. Intanto altre regioni (come la Sardegna di cui vi parliamo sopra) e – udite udite – come la Campania stessa che ha originato il caos, stanno correndo ai ripari cercando di varare norme che gli permettano di applicare l’IVA al 10%.
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