Vi bastano 20.000 dollari per comprare Hydroptère, la barca più veloce del mondo
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E’ stata la barca più veloce del mondo, la prima capace di superare nel 2009 i 50 nodi di velocità (recordo che sembrava imbattibile e che invece fu letteralmente frantumato il 24 novembre 2012 da SailRocket, che toccò i 65,37 nodi di media sui 500 metri con un incredibile picco di 68,01 nodi). Invece oggi giace abbandonata nel porto di Harbor Master alle Hawaii.
Hydroptère era arrivata qui lo scorso anno al termine della Transpac e non aveva prenotato un posto barca. Tutti i porti dell’arcipelago si erano rifiutati di accoglierlo per via delle sue dimensioni, ma dopo la promessa di ripartire in poche settimane, Alain Thébault e il suo team erano riusciti a trovare un accordo. Sistemata la barca, sono sbarcati e hanno lasciato l’isola. Da allora i responsabili del porto non sono più riusciti a contattare nessuno, eccezion fatta per lo sponsor di Hydroptère, che si è però rifiutato di avere ancora a che con fare col trimarano. Ed ecco che davanti alla barca è stato affisso un avviso che la dichiarava “Abandoned Vessel”.
In teoria, un “Abandoned Vessel non può essere venduto, ma il porto ha il diritto di smantellarlo e di rivederne l’armo, le attrezzature idrauliche e tutto ciò che non è strutturale. E’ proprio quello che sta per accadere. In realtà, i responsabili dell’Harbor Master sono pronti a cedere i diritti sulla barca (e anche gli eventuali strascichi legali, a dire il vero) a chiunque si rechi da loro con 20.000 dollari. Che ci sia ancora spazio per salvare un pezzo di storia della vela?
LA STORIA DI HYDROPTERE (Tratto da Giornale della Vela Febbraio 2013)
Ci sono storie e situazioni diverse, delle quali ti fai un’idea ben precisa. Poi le approfondisci, parli con i protagonisti, e scopri che tutto quello che pensavi era lontanissimo dalla realtà. è successo così a me ogni volta che sentivo parlare o leggevo di Hydroptère, dei suoi record, raggiunti o meno, di questa ossessiva ricerca della velocità. Immaginavo un mondo lontanissimo dalla mia concezione di vela, votato solo alla tecnologia. Può bastare una frase per farti venire il dubbio, per renderti conto che forse non è tutto così chiaro.
“Quello che è incredibile davvero è il nostro equipaggio: siamo ingegneri aeronautici in pensione, windsurfisti, navigatori. La forza del nostro progetto sono gli uomini. È di questo che sono fiero, prima degli uomini, dopo della barca”. A pronunciare queste parole è Alain Thébault, l’uomo che ha sognato, progettato e infine realizzato l’Hydroptère, il trimarano volante che per primo ha portato davvero alla grande ribalta il concetto di foil e di alta velocità a vela. In realtà, già negli Anni ’70 un mito della vela aveva immaginato e disegnato un trimarano su hydrofoil: con il suo Paul Ricard il grande Eric Tabarly si era così impossessato del record della traversata atlantica. Proprio Tabarly è stato poi uno dei grandi “sponsor” di Thébault, che seguì sin dall’inizio, navigando poi anche a bordo di Hydroptère.
UNA STORIA TRA SUCCESSI E CADUTE
“Avere successo è la capacità di andare da un fallimento all’altro senza perdere entusiasmo”, diceva Winston Churchill. Una frase che ben si presta a illustrare l’ormai trentennale avventura dell’Hydroptère. I primi modellini risalgono al 1984 e vennero realizzati in scala 1/20, sempre con Tabarly come “padrino”.
Al 1991 si deve invece il modello in scala 1/3, che con un equipaggio di una sola persona permette a Thébault di testare davvero per la prima volta i foil, gli equilibri e soprattutto la resistenza agli sforzi. Ancora tre anni e il primo di ottobre del 1994 l’Hydroptère prende finalmente il volo. Sembra che nulla possa fermare la caccia ai record, fin dalle prime uscite le velocità medie si attestano ben oltre i trenta nodi.
Invece, nemmeno un anno dopo, arriva una prima brusca battuta d’arresto: Hydroptère si spezza durante un test in navigazione, mentre una fregata della Marina francese si prestava a fare da barca lepre. Con grande fatica Thébault e i suoi riescono a trainare il trimarano a terra. I calcoli di resistenza appaiono sbagliati, bisogna ripartire. Il primo riconoscimento internazionale arriva così più di dieci anni dopo, quando viene battuto il record simbolico di traversata della Manica da Calais a Dover. Perché simbolico? Semplice, perché la sfida per il trimarano volante era contro… un aereo! Più precisamente quello con il quale Louis Blériot, nel lontanissimo 1909, aveva per primo attraversato la lingua di mare tra la Francia e l’Inghilterra in 36 minuti e 30 secondi. L’Hydroptère impiega solo 34 minuti e 24 secondi, a più di 33 nodi di media in uno dei tratti di mare più insidiosi del nostro continente. Sembra una crescita inarrestabile, con i 50 nodi di velocità (il cosiddetto “muro del vento”) come traguardo ormai alla portata.
Ma un’altra battuta d’arresto è alle porte. Nel dicembre 2008 l’Hydroptère scuffia ribaltandosi completamente proprio mentre stava toccando i fatidici cinquanta nodi.
FINALMENTE IL RECORD
Passa quasi un altro anno e, il 4 settembre 2009, finalmente è record: nella baia di Hyères raggiunge i 51,4 nodi di velocità media sulla distanza di 500 metri e una media di 48,7 nodi sul miglio. Un primato che sembrava imbattibile e che invece, il 24 novembre 2012, è stato letteralmente frantumato da SailRocket, lo storico avversario dell’Hydroptère, che ha toccato i 65,37 nodi di media sui 500 metri con un incredibile picco di 68,01 nodi. Ma, forse, questo tipo di sfida non interessa più Thébault e il suo team (e se anche così non fosse, probabilmente non lo ammetterebbero) che, dopo aver frantumato il muro del vento, hanno deciso di lanciarsi all’attacco dei record oceanici…
Alessandro de Angelis
Dopo un fallimentare tentativo di record in Pacifico, oggi Hydroptère rischia di scomparire.
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