Barche a vela “a motore”, robot che regolano le vele. Dove stiamo andando?
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Vi avevamo già parlato – innescando una discussione sul fatto “è vela o non è vela?” – del nuovo BD56, ideato dal cantiere spagnolo BD Yachts, il cosiddetto “SUV del mare”. Un “superyacht di 16 metri” che va a vela, ma è in grado anche di planare a motore.
E lo farà grazie a una speciale installazione dei motori. I progettisti si sono trovati di fronte alla difficoltà di trovare la soluzione giusta, in termini di motorizzazione, per facilitare la planata. Sarebbero servite eliche high-trust, ma non ne esistono con pale pieghevoli e il loro attrito avrebbe frenato la navigazione a vela. Sono state studiate anche le eliche retrattili ma si trattava di una soluzione complessa e costosa. Quindi, alla fine, BD Yachts ha optato, come vedete nel rendering iniziale, per dei dei classici motori fuoribordo “nascosti” nello specchio di poppa, in uno spazio ventilato e grande per ospitarli una volta issati per la navigazione a vela. Con due fuoribordo da 350 cavalli, la barca può arrivare a 21 nodi. E addio sala macchine.
A VELA SENZA SAPERCI ANDARE? NO GRAZIE
Barche a vela a motore, easy sailing all’ennesima potenza, winche elettrici che cazzano e lascano, dove sta andando la vela? E’ la fine del caro vecchio “lupo di mare”? Lasciateci fare qualche considerazione. Sono passati pochi mesi (era la fine del 2015) da quando vi abbiamo presentato per la prima volta il sistema AST (Assisted Sail Trim) di Harken e Jeanneau, in grado di regolare da solo le vele della barca. E fu subito polemica: “Ma come?! Adesso andranno in barca anche quelli che non sono capaci?!”. Il dubbio in effetti era comprensibile e legittimo… Adesso abbiamo avuto invece la possibilità di provare l’AST a bordo del nuovo Jeanneau Sun Odyssey 519 e possiamo dirlo: le cose non stanno proprio così, anzi, per certi versi bisogna essere ancora più preparati. Infatti l’AST funziona bene solo se le vele sono regolate correttamente prima di attivarlo. Insomma, bisogna sempre avere il “manico” e avere la sensibilità nella regolazione delle vele proprie di un randista o di un buon tailer.
Da tanti anni parliamo di easy sailing: prima era grazie al fiocco autovirante, poi sono arrivati i winch elettrici anche su barche di medie dimensioni. Ma con l’Assisted Sail Trim il concetto di easy sailing fa un grande salto in avanti. è giusto? Non è giusto? Il dibattito si preannuncia acceso e vede protagonisti da una parte i “puristi”, quegli appassionati che mantengono un concetto di vela d’altri tempi, quando non solo bisognava saper andare in barca, ma si doveva essere pronti a faticare. Dall’altra c’è chi la barca la usa soprattutto in famiglia, magari non è troppo atletico e soprattutto fatica a trovare un equipaggio volenteroso. Diciamocelo, quante volte avete trascorso la domenica in banchina perché gli amici con i quali sareste dovuti uscire in barca vi avevano tirato il bidone? Tutti quanti possono comunque essere certi di una cosa: per quanto la barca a vela possa diventare tecnologica, al centro di tutto ci saranno sempre le capacità del marinaio che è in ognuno di noi.
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