Con le sue 60 barche al via nella settima edizione, Les Voiles de Saint Barth (la grande regata aperta a tutti, dai più piccoli monoscafi fino ai superMaxi, nelle acque dell’isola caraibica di Saint Barthelemy, alle Antille Francesi) si conferma evento imperdibile della vela internazionale. Non vi parleremo di risultati, ma degli ingredienti di cui ha bisogno una regata per diventare, appunto, grande.
LES VOILES DE ST. BARTH – GLI SCATTI DI CRISTOPHE JOUANY E MICHAEL GRAMM
RICETTA PER UNA REGATA DI SUCCESSO
Innanzitutto il clima di festa e divertimento che deve accompagnare una manifestazione: in mare tutti avversari, a terra tutti amici. A Saint Barth va in scena una vera e propria festa della vela, con tanti eventi collaterali riservati agli equipaggi. Si tratta davvero di una vacanza, per di più in una location unica. Poi la possibilità, per tutti, di prendere parte alla regata. I più fortunati lo fanno con la propria barca ma buona parte dei concorrenti è in realtà a bordo di barche charter. Sul sito dell’evento, in effetti, si può entrare in contatto con società che offrono imbarchi sugli scafi più disparati, dallo Swan 49 al maxitrimarano di 77 piedi, dalla barca di serie su larga scala al VOR 70. Inoltre esiste una sezione apposita di “cerco e offro imbarco” per armatori ed equipaggi. Infine, barca chiama barca: anno dopo anno è aumentato vertiginosamente il numero di “bolidi” coinvolti, da Comanche a Rambler, da Team Brunel a Maserati, da Phaedo 3 a SFS.
UN PARAGONE AZZARDATO? FORSE NO
Lasciamoci andare a una considerazione. Gli ingredienti succitati assomigliano molto a quelli della VELA Cup (a proposito: vi aspettiamo a Santa Margherita sabato 7 maggio): c’è lo splendido Tigullio al posto di Saint Barth. Ci sono i charter e il cerco-offro imbarco. Ci sono Supernikka e Il Moro di Venezia al posto di Comanche e Rambler. C’è lo stesso spirito di festa.