E voi, fareste crescere i vostri figli a bordo?
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Undici anni fa Bruce e Tiffany Halabisky hanno deciso di abbandonare la loro vita di tutti i giorni, comprare una piccola barca in legno del 1952 e navigare intorno al mondo. Oggi, dopo due avere anche avuto due figlie, rigorosamente nate a bordo, ancora non si sono fermati. Una storia che ha fatto innamorare la nostra redazione.
UNA ROTTA LUNGA 11 ANNI
La famiglia Halabisky è salpata dal Canada nel 2004 a bordo di Vixen (un 34 piedi in legno disegnato nel 1950 da John Atkin e varato nel 1952), dopo avere trascorso circa due anni a metterlo in ordine. Non si è più fermata. “Abbiamo visitato oltre trenta nazioni e conosciuto un numero incalcolabile di persone. La nostra sosta più lunga è stata di un anno e mezzo in Nuova Zelanda, dove è nata nostra figlia Solianna. Nel 2010 la nostra seconda figlia Seffa Jane è nata invece appena abbiamo raggiunto il Brasile“, racconta Bruce nel loro blog. Nel raccontarvi quest’avventura sul nostro sito vi abbiamo chiesto se voi fareste nascere e crescere a bordo i vostri figli. Risultato? Vi siete davvero divisi! Fateci sapere cosa ne pensate!
I VOSTRI COMMENTI
– Senza giudicare chi lo fa…io non lo avrei fatto
Marco Shock
– Ripensando ora alle difficoltà insite in una simile scelta penso di no.
Gianni Pisanu
– I bimbi hanno imparato più in quel viaggio che non andare a scuola. Poi sono sempre in tempo. Sì!
Marco Francini
– Sì, con le difficoltà e le esperienze, cresci più di tanti libri!! E la barca e un ottimo esempio.
Massimiliano Martelli
– Onestamente lo trovo un po’ limitante per un bambino.
Sira Sylla
– Tanto di cappello a questa famiglia!! Non comprendo appieno tutte le implicazioni di una simile scelta, ma tanto di cappello in ogni caso! E con che barca che hanno fatto tutto questo.
Alessandro Iacono
– Sì, senza alcun dubbio. Ho un figlio che da anni vive in barca e ne sono orgoglioso.
Maurizio Maritati
– Quello che ho notato conoscendo famiglie che vivono in barca, è che i figli sono più maturi rispetto ai loro coetanei che vivono in casa. Vero pure, che non hanno compagni per confrontarsi e condividere emozioni. Discorsi troppo complessi e molto soggettivi.
Maurizio Montanari
– Sì un po andrebbe bene. Ma poi dovrebbero stare con gli altri bambini per socializzare.
Roberto Delconte
– Con 40 anni di meno, sicuramente sì. Mio figlio è salito in barca a 9 mesi e mia figlia a 40 giorni. Ma quella volta andare a vivere in barca era molto dirompente e per essere due terragnoli eravamo già originali così.
Daniela Marabini
– Un bambino costretto su un cabinato si rompe le palle dopo un’ora, non ha amici con cui giocare e socializzare, campi dove correre, sta sempre con i genitori e non interagisce con estranei… risultato: dei disadattati.
Rivale Mario
– Io ho 18 anni e posso garantirvi che, nonostante il mio sconfinato amore per il mare e per la vela, non riuscirei a vivere senza rapporti interpersonali con i miei coetanei. Solo così una persona può prepararsi ad affrontare la vita. La vita in società non è una dote innata, si apprende sin da bambini praticandola.
Riccardo Rinaldi
– Chiedo scusa ma ci sono una serie di inesattezze. Si sta parlando di bambini “nati in barca”, quindi quello è l’ambiente che ha dato loro l’imprinting, non la terra. La barca è il loro mondo. Secondo, sono due e si fanno compagnia (come i miei)…
Daniela Marabini
– Si tratta di decidere cos’è la normalità. Il bambino sceglierà da grande. E chi vive in montagna? Normale sono le nostre città inquinate?
Daniela Marabini
– Un bambino non può scegliere ciò che non ha mai provato.
Soprattutto non può adattarsi a fare un lavoro per il quale non ha studiato. Fare un liceo classico o scientifico in mezzo al mare è pressoché impossibile così come un istituto tecnico….Altro…
Riccardo Rinaldi
– In realtà il loro soggiorno più lungo è stato in Nuova Zelanda – un anno e mezzo – dove è nata la figlia Solianna e nel 2010 la seconda figlia, Seffa Jane, è nata dopo essere approdati in Brasile. Per me sono degli “Eroi”.
Antò Stoduto
– Vi scandalizzate se un bambino non viene mandato a scuola ma per questi va bene. Ipocriti.
Carmela Rosano
– Incredibile! Ho letto commenti tremendi. Privazione di libertà, costrizione! Rapporti umani persi! Ma voi siete pazzi. Sono bimbi di pochi anni. Mah adesso capisco sempre di più perché siamo in mondo così di M..
Marco Francini
– Crescerebbero questi bambini, molto meglio di tanti, da grandi potrebbero insegnare ad altri bambini, molto di più di tanti insegnanti….
Fabrizio Vecchioni
– No assolutamente! ho aspettato che fosse grande prima di andarmene per mare! Ne ho visti di bambini da un lato troppo cresciuti e dall’altro desiderosi di compagnia ma in difficoltà!
Vincenzo Napolitano
– E’ semplice e puro egoismo. A me piacerebbe, ma non me la sentirei di costringere i miei figli a rinunciare a tante cose, agli amici, ai nonni, agli sport di gruppo per vivere, alla fine, come zingari. Certe scelte vanno fatte in prima persona.
Gianfranco Orecchio
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2 commenti su “E voi, fareste crescere i vostri figli a bordo?”
Noi viviamo in barca da quasi 2 anni nostro figlio ha 2 anni e 7 mesi al momento siamo in Spagna per la preparazione della barca, presto spero molleremo gli ormeggi. Le difficolta’ piu’ grosse per il momento sono state le burocrazie del nostro paese, ma con pazienza e tenacia siamo riusciti a sorpassarle. Buon Vento a tutti!
La famiglia è il posto dove i bimbi apprendono comportamenti, linguaggio, gusti. E’ l’imprinting lungo di mammiferi complessi quali siamo. Certo è più difficile pensare ad una buona crescita in assenza, piuttosto che in eccesso di famiglia. Pertanto questi potrebbero essere bimbi che hanno vissuto un’infanzia più naturale di tanti coetanei abbandonati a scuola e davanti alla tv.