Aree marine protette, è giunto il momento di un regolamento unico? SONDAGGIO
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Tra i tantissimi temi che ci avete segnalato riguardo il problema della burocrazia in Italia, uno di quelli che ci ha maggiormente colpito riguarda le aree marine protette. In particolare, l’assurda mancanza di un regolamento unico nazionale che permetta facilmente di fruire di una delle maggiori ricchezze del nostro Paese.
Infatti ogni area protetta ha un suo regolamento, dove vengono specificate le modalità di accesso, di ancoraggio e in alcuni casi di pagamento per ottenere i permessi per accedervi. E’ così che anche i diportisti più volenterosi in molte occasioni si trovano spiazzati, non sapendo che cosa si troveranno davanti.
Qualche esempio? Adele ci scrive: “Vogliamo parlare del regno di Nettuno? Ci sono divieti di ancoraggio per chi non ha il bollino, che per chi ha un natante ormeggiato tutto l’anno a Procida come ad Ischia,costa solo 10 € e vale un anno!altrimenti multe, ma il problema è che non esiste un campo boe, ed i responsabili di questo ente, sono stati rimossi dall’incarico…………..quindi mi viene da dire il regno di Nessuno!”
E ancora, ecco la testimonianza di Antonino: “A Favignana a Cala Rossa (zero posidonia nel fondale, sabbia da fare invidia ai Caraibi) si può dare fondo con propria ancora …ma soltanto di giorno, per sostare la notte si deve pagare…”
Eccoci qui allora, dopo l’incredibile successo del nostro sondaggio sul cambio di bandiera, a chiedere nuovamente la vostra opinione: pensate sia necessaria la creazione di un regolamento unico per le aree marine protette, o inevitabile che ognuna abbia un proprio preciso regolamento?
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4 commenti su “Aree marine protette, è giunto il momento di un regolamento unico? SONDAGGIO”
CERCHIAMO DI ELIMINARE QUEST’ENNESIMO SCHIFO NAZIONALE CHE SERVE COME TANTI SOLO A SUCCHIARCI SOLDI
sono d’accordo con gino, è giusto che ci sia un regolamento unico, siamo in italia o nò. quindi deve essere uguale per tutti. Non che ogni uno a casa sua fa quello che gli pare.
Al solito, i più tirano l’acqua al proprio mulino, facendo finta di non capire che la tutela di beni così delicati va al di là del godimento personale degli stessi (cui peraltro NON si ha diritto, trattandosi appunto di aree protette ovvero aree demaniali non accessibili liberamente).
Ognuna di queste aree può avere caratteristiche particolari tali da richiedere approcci di gestione diversi. Ed ognuna di queste aree può trovarsi in una sua particolare situazione dal punto di vista amministrativo, tale da rendere possibili alcune cose e non altre.
Non va dimenticato che se esistono restrizioni non è certo perché la totalità dei diportisti è responsabile, rispettosa e beneducata.
Il fatto che alcune siano gestite in modo lacunoso o anche sbagliato non giustifica alcuna pretesa.
Le peculiarità ci sono e possono restare ma dei punti comuni ci vogliono esempio:
-visto che sono state istituite per far cassa, che i soldi raccolti siano reinvestiti sino all’ultimo euro solo su progetti di educazione e informazione e non sugli stipendi di chi ci lavora o da le multe.
-che chi la istituisce sia obbligato a marcarne i limiti con segnalamenti univoci e conformi alle normative marittime europee.
-Che la navigazione a vela sia consentita.
ecc