Quattro uomini in barca (intorno al mondo) – Seconda parte
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Amici da sempre, un po’ ignoranti in fatto di vela ma con un sogno: girare il mondo prima di entrare nel mondo del lavoro. Per farlo hanno trasformato uno Jeanneau in una barca completamente ecologica e autosufficiente… NELLA PRIMA PUNTATA vi abbiamo raccontato la preparazione della barca, ora arriva il momento di salpare!
L’EMOZIONE DELLA PARTENZA
Finalmente, dopo mesi di lavori nel piazzale di un cantiere, arriva il momento del varo. “C’era un’emozione indescrivibile, intorno a noi si erano riuniti non solo amici e familiari, ma anche tanti appassionati che avevano iniziato a seguirci sui canali social del progetto e soprattutto su YouTube. Eravamo stanchissimi, ma che magia dopo due anni di lavoro!”.
DALLA FRANCIA ALI OCEANI
Partiti dalla Francia, i quattro amici sono passati per la Galizia e Capo Verde, prima di lanciarsi nella traversata atlantica. Dopo un periodo trascorso ai Caraibi, nel corso del quale hanno realizzato una serie di veri e propri documentari (li trovate sul loro sito www.ecosailingproject.com) per illustrare le problematiche ecologiche dei luoghi, gli avventurosi francesi hanno attraversato il Canale di Panama, raggiungendo anche un altro traguardo: negli oltre 100 anni di vita di uno dei più trafficati luoghi del pianeta, mai una barca a vela interamente ecologica era passata da un oceano all’altro.
Dopo avere attraversato il Pacifico, toccando Galapagos, Taihiti, Nuova Caledonia e le Reunion nell’Oceano Indiano, ora sono in rotta verso il Sudafrica. Una volta passato Capo di Buona Speranza, si getteranno nuovamente al di là dell’Atlantico per toccare le coste del Brasile, prima di raggiungere le Azzorre e rientrare in Bretagna. “Natura a parte, incontrare culture così diverse dalla nostra è stato l’aspetto più emozionante di questa avventura”.
FERMARE IL CONSUMISMO ESAGERATO
C’è un altro aspetto che mi ha colpito, quando ho scoperto la storia di Amasia e del suo equipaggio. La velocità con la quale stanno compiendo questo giro del mondo (un anno e mezzo in tutto) rispettando il programma con grande precisione. “Una decisione che che ci sta obbligando a trascorrere circa metà del tempo complessivo per mare. La convivenza a bordo a volte diventa complicata e sopportarsi a vicenda non è facile! Inutile nasconderlo, si è rivelata proprio questa la parte più difficile di tutto il progetto. Ma sappiamo bene di essere fortunati nel poter vivere un’esperienza del genere. Forse è utopia, ma se ognuno di noi avesse la possibilità di viaggiare, sarebbe più facile preservare le ricchezze della natura. Viaggiando su una barca che non spicca per i comfort e scoprendo modi di vita molto diversi, abbiamo capito molto del consumismo. Nella nostra società occidentale i consumi sono eccessivi. Noi siamo molto più felici adesso che lo abbiamo capito”.
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