Avete risposto in più di mille al sondaggio che abbiamo lanciato qualche giorno fa, dove, preso atto di tutti i problemi burocratici, i controlli, i costi, le rotture di scatole che comporta l’onere della bandiera italiana , vi abbiamo chiesto se issereste mai a poppa il vessillo belga o francese, iscrivendovi al registro navale da diporto di quelle nazioni. Ora che l’abbiamo chiuso, possiamo dire che la maggioranza dei “voltabandiera” (in senso buono, intendiamoci) è schiacciante: 88% di favorevoli contro il 12% di contrari. Tantissimi anche i commenti (abbiamo raccolto i migliori in questo articolo): da chi è assolutamente favorevole a chi la bandiera l’ha già cambiata fino a chi non la cambierebbe mai.
Una sola cosa traspare da tutti commenti: non è più una questione economica l’eventuale cambio di bandiera, ma riguarda un aspetto che in Italia riguarda moltissimi settori (purtroppo mal comune non è mezzo gaudio in questo caso): la sensazione di vessazione che i diportisti percepiscono. Troppi controlli, troppa burocrazia, troppo tempo buttato via dietro a carte bollate, liste di dotazioni sempre più complicate, revisioni…
4 commenti su “Italiani, popolo di “voltabandiera”: il problema? Troppa burocrazia”
Le bandiere non si “issano” , si “alzano” !
TRECCANI online
issare v. tr. [voce di origine incerta; cfr. il fr. hisser, lo spagn. izar e il basso ted. hissen]. – Nel linguaggio marin., sollevare, con un cavo o con altro mezzo, o anche a forza di braccia: i. un carico, i. la bandiera; usato spec. nel grido issa! (v.). Col sign. più generico di alzare, sollevare (soprattutto oggetti pesanti, a braccia, con carrucole, ecc.), è noto anche nell’uso com.: i. una valigia; rimane invece dialettale, e per lo più limitato alle città di mare, il rifl. issarsi «alzarsi».
Il termine corretto che si dovrebbe usare è: INALBERARE
Quando ho comprato la barca ho subito deciso di non battere bandiera italiana: ho fatto il certificato di stazza inglese con il RINA e l’ho iscritta in quel registro.
La semplificazione burocratica (sotto i 13.70 metri) è enorme: ogni 5 anni devo fare il rinnovo dell’iscrizione che mi costa circa 48 sterline. Poi basta. Per l’EPIRB si fa tutto on-line e gli uffici della guardia costiera inglese sono molto efficienti.
Il mio suggerimento? Non fatevi intrappolare dalla burocrazia italiana. Solo così c’è la speranza che in Italia prima o poi cambino le regole. Esistono forse statistiche che dimostrino come la normativa italiana sia in grado di contenere gli incidenti rispetto a paesi come la Gran Bretagna o la Francia?