Giulia Conti: “Medaglia d’oro, adesso o mai più…”
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“Le ho ancora stampate nella mente, quelle tre ore. Quelle tre ore passate a terra tra le regate mattutine e la medal race”. La medal race è quella del Mondiale ISAF 49er FX 2015 a San Isidro, in Argentina. E a parlarmi è Giulia Conti, vincitrice del titolo iridato assieme alla prodiera Francesca Clapcich: “Eravamo pari punti con le brasiliane (Martina Grael, figlia di Torben e Kahena Kunze, le avversarie numero uno di Giulia e Francesca). Il tempo sembrava essersi fermato. Avevo lo stomaco piccolo piccolo. Ho cercato di ingozzarmi con del cibo, mi sono concentrata sulla barca per verificare ogni manovra prima di scendere in acqua. Ansia, tensione. Io e Francersca ci siamo dette: ma quando c…. parte questa medal race?”. Per fortuna è partita e si è conclusa al meglio, con le due italiane in testa fin dall’inizio e bravissime a gestire la situazione. La vittoria mondiale di Giulia e Francesca non è importante soltanto perché costituisce un risultato storico per la vela italiana, che non vinceva un titolo iridato nelle classi olimpiche dal 2008 (quando la campionessa Alessandra Sensini, in Nuova Zelanda, si aggiudicò il Campionato del Mondo della tavola a vela olimpica femminile RS:X).
IN BRASILE PER VINCERE
Si tratta soprattutto di un chiarissimo ‘noi ci siamo’ in vista delle Olimpiadi di Rio 2016. Il culmine di una stagione da incorniciare, con tanto di ‘triplete’: al Mondiale vanno aggiunte le vittorie del titolo Europeo a luglio in Portogallo e di quello Italiano al CICO di Napoli a settembre. Senza contare il bronzo Mondiale conquistato a Santander nel 2014 e i numerosi podi in Coppa del Mondo ISAF. “Un anno perfetto, non c’è che dire”, prosegue Giulia, “noi rimaniamo sempre concentrate sul dare il meglio, manifestazione dopo manifestazione, quindi non ci abbiamo fatto caso, ma vista da fuori questa tripletta può sembrare davvero miracolosa! Sono davvero contenta, meglio tardi che mai”. Obiettivo Rio? “Inutile starci a girare attorno. Andremo in Brasile per vincere”. Incuranti dei riflettori puntati su di loro: “A 30 anni, dopo quattro campagne olimpiche (una sull’Yngling nel 2004, due sul 470 nel 2008 e 2012 – entrambe concluse al quinto posto, con tanti, troppi rimpianti – e quella attuale: Clapcich invece vanta una partecipazione olimpica nel 2012, tra i Laser Radial), non ho problemi ad ammettere candidamente di non sentire la minima pressione mediatica, di quello che scrivono i giornali non mi importa nulla. Quando non vinco, deludo prima di tutto me stessa”.
INQUINAMENTO O NO, RIO CI PIACE
Le avversarie da battere, le già citate Grael-Kunze, giocheranno in casa: “Ma il campo di regata di Rio ci è amico”, prosegue la velista romana cresciuta agonisticamente sul Garda, “sia a livello di condizioni meteomarine che paesaggistico. Il vento medio e costante impone il minor numero di errori possibile, perché se sbagli rimediare è quasi impossibile. La nostra costanza nei risultati ci fa ben sperare”. Rio sarà pure, a livello estetico, un campo di regata da urlo: ma lo stesso non può dirsi della qualità delle sue acque. Impazza la polemica sull’inquinamento della Guanabara Bay e dei potenziali rischi per la salute dei concorrenti: “A San Isidro in Argentina si sono ammalati tanti partecipanti, molti di più che nei test event in Brasile. Credo che tutto questo allarmismo vada preso con le pinze”, sostiene Giulia.
QUESTIONE DI TECNICA
Come si regata sul 49er FX? “Io e Francesca veniamo dalle derive più ‘classiche’, quindi abbiamo dovuto adattarci a un mondo completamente nuovo. Un mondo fatto di velocità dove la rapidità di una scelta può fare la differenza. Le regate durano mezz’ora, i tempi si accorciano e devi possedere lucidità sufficiente per prendere una decisione in pochi secondi”. Nel binomio tattica-strategia, sul 49er “conta soprattutto la strategia. Si effettuano pochissime virate per cui è la velocità della barca il fattore più importante. Si tratta di una barca molto tecnica, dove il controllo del mezzo è la parte difficile. Appena aumenta un po’ il vento, ribaltarsi è un attimo. Ma se devo dire, rispetto al 470, è molto più divertente!”. Proprio per queste sue caratteristiche, il 49er non è una barca dove salire e ‘improvvisare’ da perfetti autodidatti: serve qualcuno esperto che ti aiuti a capirlo, a sentirlo.
IL COACH IDEALE
Qualcuno come Gianfranco Sibello, coach della coppia, che ha alle spalle tre campagne olimpiche (e un bronzo rubato nel 2008 per un’assurda falla nel regolamento): “Con Gianfranco abbiamo impiegato un po’ di tempo prima di intenderci: all’inizio si sentiva ancora troppo atleta e in più gestire una coppia di ragazze non è facile. Ma adesso siamo indivisibili. L’esperienza che è stato in grado di trasmetterci è stata importantissima: tra di noi c’è una solida base di grande stima reciproca. Assieme a lui e al nostro mental coach Massimo Giardino abbiamo costruito un sodalizio che funziona. Anche grazie al mio circolo, all’Aeronautica Militare e a tutta la Federvela. Noi giochiamo con le barche, ma dietro alle quinte ci stanno loro!”.
I MITI DI GIULIA CONTI
Mi incuriosisce sapere quale sia il personaggio mito di una velista già di per se mitica: “Sono una derivista olimpica, per cui non posso che risponderti citando un derivista olimpico: Sir Ben Ainslie”. Ainslie ha vinto quattro medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi olimpici tra Laser e Finn. Dati alla mano, è il velista più titolato della storia, l’unico ad aver vinto medaglie in cinque diverse edizioni dei Giochi olimpici. “Ma non è l’unico”, prosegue Giulia: “Tra i miei modelli annovero anche Peter Burling e Blair Tuke. I due neozelandesi, dopo l’argento ottenuto a Weymouth nel 2012 sui 49er, hanno vinto venti regate di fila tra cui il test event olimpico di Rio, l’ISAF Sailing World Cup di Hyeres, di Weymouth e Portland e il Trofeo Princesa Sofia. Attualmente definirli imbattibili è un eufemismo”. A livello di riferimenti nel mondo dello sport in generale, la velista in forza al CC Aniene ha le idee chiare: “Qualche tempo fa ho visto un documentario sulla storia della sciatrice Lindsay Vonn. Il suo infortunio al ginocchio, l’anno passato a cercare un recupero che non è mai stato completato, l’umiliazione di dover vedere le Olimpiadi invernali di Sochi su un divano. Un periodo buio superato grazie alla sua voglia di ritornare ad essere la migliore, come sta dimostrando tuttora. La perfetta incarnazione dell’atleta che cade e si rialza più forte di prima. Un vero e proprio idolo”.
VOLARE? NO GRAZIE
Giulia Conti è passata dall’Optimist al 470, poi è approdata sul 49er FX. Mezzi sempre più veloci. E allora sorge spontanea una domanda: un futuro a bordo di una barca volante, dotata di foil? “Sinceramente? No. Ho 30 anni, non sono più una ragazzina. Non dico che non siano divertenti: ho persino posseduto un Moth con cui ho navigato sul Garda, ma ho dovuto venderlo per potermi permettere l’attrezzatura nuova per il 49er. Ma non fanno per me. Prendete la Coppa America. Nessuno dei paesi che vi partecipa, fatta eccezione per la Francia, ne ha acquistato i diritti televisivi. Questo cosa significa? Che il foiling forse può rappresentare il futuro, ma non è detto che debba avvere tutto questo successo nel presente. Personalmente, ho sempre preferito l’America’s Cup dei monoscafi”.
Eugenio Ruocco
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