Delitto del catamarano: il killer è scappato!
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Mattina del 28 giugno 1988: al largo di Marzocca di Senigallia (Ancona), durante una sessione di pesca a strascico, i membri dell’equipaggio di un peschereccio compiono una macabra scoperta, recuperando il cadavere di una donna. Il corpo è stato zavorrato con un’ancora di 17 chili, il volto è completamente sfigurato dalla lunga permanenza in acqua e, come si scoprirà dopo, anche dai numerosi colpi inferti con un machete. La donna viene identificata. Si tratta di Annarita Curina, 34 anni, professione skipper e proprietaria di un catamarano a vela di 10 metri, l’Arx.

VERSO LE BALEARI
Scattano le indagini e le ricerche internazionali: si scopre che la mattina del 10 giugno Annarita aveva preso il mare assieme a un uomo, un italiano ed una ragazza olandese. I tre erano partiti per le Baleari: non solo per una vacanza, ma per avere la possibilità, una volta giunti nell’arcipelago spagnolo, di noleggiare la barca come charter.

MANETTE PER IL VELISTA “STRANO”
La barca, che nel frattempo era stata rinominata Fly 2, viene ritrovata il 19 luglio nel porto tunisino di Ghar el Melh. Il 21 luglio le autorità tunisine arrestano Filippo De Cristofaro, 34 anni, divorziato, una figlia, uno strano tipo che vive di espedienti e possiede una vera passione per le barche a vela, e due olandesi: la giovanissima Diane Beyer (17 anni), che con De Cristofaro, lasciando i suoi genitori, è già fuggita una volta verso la Nuova Caledonia e Pieter Groenendijk, 27 anni che risulterà poi estraneo al delitto.

L’IMPROBABILE ARRINGA DEGLI ASSASSINI
All’inizio, Filippo e Diane tentano di imbastire una loro versione – alquanto improbabile – di quanto accaduto in mare: una rissa tra le due donne che si contendevano De Cristofaro finita in tragedia. Poi entrambi crollano. E confessano. Ad uccidere Annarita Curina è stato Filippo De Cristofaro, con la complità della ragazza. Sarebbe stata lei a ferire la donna – precedentemente stordita con del Valium disciolto nel caffè – ad un fianco con un coltello, mentre la stessa stava riposando sottocoperta. Ma è stato lui a finirla con un machete che si trovava a bordo. Entrambi hanno poi gettato il corpo in mare, dopo averlo zavorrato perché non venisse mai più trovato.

MOVENTE: UN SOGNO MALATO
Il movente del delitto è futile e ovvio, nel suo orrore: impadronirsi del catamarano di Annarita e veleggiare per il mondo assieme. Un sogno di tanti, ma tentato di raggiungere in modo malato. La Beyer viene condannata dal Tribunale dei Minori a sei anni e sei mesi di reclusione il 17 dicembre 1988. De Cristofaro invece si becca 30 anni in primo grado, pena tramutata nell’ergastolo in appello e in Cassazione, il 5 giugno 1991.

IL KILLER E’ IN LIBERTA’
Perché vi abbiamo raccontato questa storia? Perché De Cristofaro è scappato. Per la seconda volta. Il 6 luglio 2007, nel corso di un permesso premio dalla prigione di Opera, Pippo (come lo chiamano gli amici) fugge. Lo ripescano a Utrecht, proprio la città dove vive il suo grande amore Diana (che nel frattempo si è sposata e ha avuto tre figli), un mese più tardi. Passano sette anni. De Cristofaro riesce a ottenere un permesso premio per Pasqua nel 2014. Tre giorni di uscita dal carcere di Porto Azzurro, all’Elba, da trascorrere in una comunità di Portoferraio. E lui sparisce ancora. Da allora, nessuno l’ha più visto. Se avete sue notizie, se questo volto vi ricorda qualcuno, contattate le autorità.
INTERVISTA CON L’ASSASSINO
Nel 1994, Franca Leosini ideò la serie “Storie Maledette”, in cui la giornalista e conduttrice napoletana si recava nelle carceri italiane per intervistare i detenuti coinvolti più note vicende di cronaca nera. Filippo De Cristofaro fu protagonista proprio dell’episodio pilota della serie, intitolato “Arx, il catamarano della morte”. Riportiamo in calce l’intervista integrale, in cui il velista, dopo un silenzio durato sei anni, decide di raccontare la sua (traballante) versione dei fatti. (Ghego Saggini)
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