Giovanni Porzio è uno dei più grandi reporter italiani e un appassionato velista. Nel suo libro “Il mare non è mai lo stesso” ha ricreato l’essenza del reportage, ovvero “riportare” da un viaggio notizie, ma anche racconti, sensazioni e immagini. Ecco la prima puntata del suo viaggio alle isole Ocardi! (QUI TROVATE LA PRIMA PARTE, QUI LA SECONDA, LA TERZA, LA QUARTA)
I pochi negozi di Kirkwall si animano quando attracca una nave da crociera: i turisti sciamano per le viuzze del paese, comprano qualche souvenir e risalgono a bordo. I giovani cercano lavoro sui traghetti, sui pescherecci o sulle piattaforme petrolifere del Mare del Nord. L’epoca in cui le isole prosperavano grazie alla pesca stagionale delle aringhe è finita da un pezzo. E anche i naufragi nel Pentland Firth, ora che le navi dispongono di sofisticate strumentazioni elettroniche e satellitari, si sono diradati. Una volta erano famose le piratesche sortite degli orcadiani nel mare in burrasca.

Quando avvistavano un mercantile in difficoltà armavano le lance e accorrevano da tutte le isole: da Mainland, da Papa Westray, da North Ronaldsay, da Stronsay, per battere sul tempo i rivali di John o’Groats, di là dallo Stretto: prima mettevano in salvo gli equipaggi e poi si davano da fare per alleggerire le stive dei cargo. Oggi l’unica impresa commerciale di un certo rilievo è la distilleria dell’ottimo whisky single malt Highland Park.
La lavorazione non è molto cambiata dall’anno di fondazione 1798: l’orzo viene steso, bagnato e rivoltato a mano nei solai di pietra; il malto scaldato sugli asciugatoi dai forni alimentati con la torba viene distillato in alambicchi di rame; poi il liquore passa alle cantine, a maturare in barili di rovere europeo e di quercia americana stagionati per due anni in uno sherry oloroso spagnolo. Ne assaggiamo diverse annate e ne riempiamo gli zaini: il viatico delle Orcadi per affrontare con Ecland le 120 miglia che ci separano dal porto di Inverness, il nostro ultimo approdo.
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