REPORTAGE. Alle Orcadi: tra correnti, baleniere e… un bicchiere di whisky/3
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Giovanni Porzio è uno dei più grandi reporter italiani e un appassionato velista. Nel suo libro “Il mare non è mai lo stesso” ha ricreato l’essenza del reportage, ovvero “riportare” da un viaggio notizie, ma anche racconti, sensazioni e immagini. Ecco la prima puntata del suo viaggio alle isole Ocardi! (QUI TROVATE LA PRIMA PARTE, QUI LA SECONDA)
Quarto giorno: nuvole, schiarite e vento debole da sud. L’onda lunga dell’Atlantico comincia a entrare da nordovest mentre rimontiamo il North Minch passando a dritta dell’Isle of Lewis, la più settentrionale delle Ebridi. A mezzogiorno il punto segna 58°04’ latitudine nord. Le sule bassane si tuffano a capofitto da grandi altezze sui banchi di sardine quando a metà pomeriggio ci affacciamo all’imbocco del fiordo dove passeremo la notte, nella cala di Bad Call Bay, la Baia del cattivo approdo. L’entrata, in effetti, è irta di ostacoli.
Governiamo con cautela tra rocce, scogli affioranti e bassi fondali. Poi, oltre una rada piena di vasche per l’allevamento dei salmoni, penetriamo in un’ansa incantevole, chiusa da ogni lato e protetta da ogni vento, circondata da isolotti coperti di muschio e di erica viola, scivolando sulla superficie di un mare immobile, lucido e oleoso. Al risveglio cattive notizie. Una bassa pressione è in arrivo sulla Scozia e Météo-France prevede vento da sudest tra i 20 e i 30 nodi con raffiche a 40. Michele decide di anticipare la traversata per le Orcadi: salpando alle 12,30 avremo 20 nodi al traverso fino a Cape Wrath, propaggine estrema della Scozia, poi andremo di bolina con mure a dritta per 70 miglia per arrivare l’indomani nel canale di Kirkwall, capoluogo dell’arcipelago, in favore di corrente.
E sfilando a distanza di sicurezza dal temutissimo Pentland Firth, uno dei bracci di mare più pericolosi al mondo: nello stretto dove l’Atlantico si riversa la sua potente massa sui bassi fondali del Mare del Nord i venti di burrasca e le correnti fino a 10 nodi sollevano proibitivi muri di onde statiche, creano vortici e improvvise, violente tempeste. Molte sono le navi che in quelle acque si sono inabissate. Lungocosta il paesaggio è spettacolare: faraglioni, promontori rocciosi, alte scogliere a precipizio sull’oceano, popolate da colonie di uccelli. Gli skua dal piumaggio bruno, famelici e aggressivi, attaccano i nidi dei gabbiani. Le procellarie sfiorano con l’ala acuminata le creste delle onde, che al traverso di Cape Wrath (Capo Maledizione) ingrossano e s’incrociano.
L’anemometro segna 23 nodi. Corriamo di bolina a 7 nodi con randa terzarolata, trinchetta e yankee ridotto. Durante la traversata mi tocca il turno dalle 22 all’1 del mattino ed è una meraviglia, anche se fa un freddo cane e i frangenti che rompono al mascone mi coprono di spruzzi: tramonto verde-viola che illumina l’orizzonte fin dopo mezzanotte, uno spicchio di luna rossa, stelle cadenti da ogni parte e la polare quasi allo zenit!
LEGGI QUI LA PRIMA PARTE DEL REPORTAGE.
LEGGI QUI LA SECONDA PARTE DEL REPORTAGE.
Scopri tutti i reportage di Giovanni Porzio nel suo libro “Il mare non è mai lo stesso!”
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