Sapete condurre al meglio la barca di bolina?
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Lo insegna anche la storia: la cosiddetta talassocrazia (il dominio sui mari) è una questione di velocità. Fin dai tempi antichi, nelle battaglie navali e nella pesca, vinceva chi era in grado di sfruttare meglio il vento macinando più nodi: essere a bordo di un’imbarcazione lenta si traduceva in un rischio più che concreto di essere assaliti dai pirati o cannoneggiati con facilità; i pescatori che arrivavano prima degli altri in un buon punto mettevano le reti e si portavano a casa la pagnotta mentre per coloro che, magari, non avevano virato nel punto giusto o si erano distratti al timone, erano cavoli amari.
LA RICERCA DELLA VELOCITA’
Al giorno d’oggi la velocità è un parametro fondamentale in regata, ma anche in crociera, seguendo alcuni accorgimenti, è possibile navigare a razzo, divertendosi e guadagnando tempo da dedicare allo svago e al relax. Senza contare la soddisfazione di “asfaltare” qualche barca che si incontra in mare e con cui si ingaggia un tacito duello. Qualora la vostra meta sia posta in direzione del vento, dovrete bolinare: è in questa andatura che, soprattutto in situazioni a basso contenuto agonistico, si pagano maggiormente gli errori.
VMG, CHI ERA COSTUI?
Spesso tendiamo a privilegiare la velocità della barca alla VMG (Velocity Made Good), ovvero la proiezione della velocità sull’asse del vento indicata sugli strumenti di bordo. Questo non è un problema se, per raggiungere il waypoint stabilito, non avete bisogno di virare, ma in caso di bordeggio dovrete fare affidamento in primis al guadagno reale. Per ottimizzare la vostra VMG dovrete conoscere bene le polari della vostra barca: sono gli stessi cantieri che le forniscono, ma fate attenzione che se l’imbarcazione ha subìto anche delle minime modifiche cambia tutto. Se vi volete basare su dati precisi è meglio fare qualche sessione di prova in mare con un rigger professionista. Conoscendo le polari, troverete facilmente il giusto compromesso tra angolo e passo qualunque siano le condizioni di vento e mare.
TIMONARE CON L’ONDA AL MASCONE
Se state navigando in bolina con onda proveniente dalla direzione del vento, i frangenti colpiranno lo scafo al mascone. Questo si traduce in un aumento dell’angolo di incidenza del vento apparente in un cosiddetto “effetto rollio”. Se siete al timone, sappiate che non potrete concedervi un minuto di pausa qualora aveste deciso di cercare la velocità. Alla prima distrazione, potreste inchiodare la barca che scarroccerà inesorabilmente: orzate salendo dolcemente sull’onda (il vento rinforza gradualmente dal cavo alla cresta) per poi poggiare lungo la discesa, guadagnando la velocità sufficiente per affrontare nuovamente la salita. Meglio riuscire a coinvolgere anche un randista, facendolo cazzare la scotta sulla cresta e lascare nel cavo, e un tailer per il fiocco. Tenete presente questa possibilità quando a bordo avete qualcuno che soffre il mal di mare: tenendolo impegnato, diminuirete la possibilità che si lanci verso i candelieri in preda alla nausea.
FRENARE LO SBANDAMENTO
Sapete che cos’è l’Upside Up (nella foto a lato)? Si tratta di un dispositivo ideato da Ocean Data System per la navigazione oceanica in equipaggio ridotto: si tratta di uno stopper “intelligente” collegato a un sensore, che lascia andare la scotta ogni qualvolta la barca si inclini più di 20 gradi. Non vi stiamo consigliando di comprarne uno, è roba da solitari amanti della course au large: ma ben introduce l’argomento sbandamento, nemico numero uno durante la bolina. Vero è che adesso la progettazione degli scafi cerca di metterci una pezza: soprattutto dopo l’ingresso dei famosi “spigoli” ideati da Juan Kouyoumdjian, giovane architetto argentino che ha rivoluzionato il mondo della vela oceanica, firmando i progetti di ABN Amro I e II, gli scafi olandesi che vinsero oro e argento alla Volvo Ocean Race 2005-2006. Con lo spigolo che corre sullo scafo si aumenta la lunghezza al galleggiamento “dinamica” (cioè a barca sbandata) garantendo una maggiore stabilità direzionale. Ma uno sbandamento oltre i 20° riduce drasticamente le prestazioni di un’imbarcazione: se il vento sta aumentando e vi rendete conto che la barca è più inclinata del dovuto (a proposito, perché non acquistare un inclinometro, da montare, ben visibile, in pozzetto? Un modello della Sea World arriva costa circa 10 euro + Iva), dovete agire immediatamente sulle vele. Tesate il paterazzo, in modo da flettere l’albero e smagrire la randa, cazzate la base e lascate la scotta randa (e il carrello) per svergolarla, finché la stecca in alto non sarà parallela al boma. Dovete intervenire anche sul fiocco (si presuppone che ne abbiate armato uno a bassa sovrapposizione, visto il vento forte), tesandolo e svergolandolo sui profili più alti: cazzatelo bene e spostate il carrello verso poppa.
BORDEGGIARE CON POCO VENTO
Supponiamo che la carena sia pulita (fattore determinante a basse velocità, quando la resistenza dello scafo all’avanzamento è dovuta all’attrito delle molecole d’acqua con la superficie dell’opera viva): con arie leggere in linea di massima avrete bisogno di vele grasse, almeno in fase di accelerazione. Una volta che la barca avrà acquisito velocità, l’aumento del vento apparente vi consentirà di appiattire un poco le vele guadagnando gradi di prua. In questo caso è bene svergolare la randa nella parte alta agendo sul carrello, che dovete tirare sopravvento rispetto alla linea mediana del trasto. Un buon riferimento da prendere è l’allineamento del boma rispetto alla proiezione al paterazzo, ma alcune imbarcazioni forniscono prestazioni migliori se addirittura il boma è portato ancora più sopravvento. Non dimenticatevi del genoa: è con poco vento che è in grado di fare la differenza in termini di prua e velocità. Rendetelo più grasso mollando il paterazzo ed eventualmente qualche centimetro di drizza e spostate il carrello verso prua in modo da diminuire lo svergolamento in alto. Importantissimo: seguite ogni calo o aumento di pressione cazzando e lascando le scotte del fiocco. Stesso discorso, in fatto di regolazione, vale per la randa.
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1 commento su “Sapete condurre al meglio la barca di bolina?”
buono