Un giorno a bordo dell'ICE 62 EVO. L’essenza del made in Italy
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Come si fa a rinnovare una barca di successo che sembrava perfetta? Ci sono riusciti alla Ice Yachts, una delle eccellenze del made in Italy. Il nuovo Ice 62 Evo l’abbiamo assaporato in una giornata a Bonifacio, navigando tra le isole delle “Bocche”, a poche settimane dal varo. A bordo siamo in tre e un cane, equipaggio quasi abbondante in una barca di 18 metri che si manovra comodamente in due. “Io, i trasferimenti spesso me li faccio da solo” sottolinea orgoglioso Marco Malgara, boss di Ice e comandante durante la nostra visita.
UNA GIORNATA A BORDO
Mentre aspettiamo di uscire (il cane e l’armatrice sono andati a fare un po’ di spesa) Malgara mi mostra quali sono le novità di questa versione “Evo”, che rinnova il fortunato Ice 62. Partiamo dalla coperta, uno dei punti di forza di questo 18 metri. A poppa la porzione dello specchio apribile che diventa la spiaggetta bagno nasconde il “garage” che ora ospita un tender di ben 2,85 metri. Mi giro e mi metto d’istinto alla ruota del timone. Adesso capisco perchè l’Ice 62 Evo si manovra anche da soli.
Le due consolle delle timonerie, dal design ineccepibile, contengono i comandi per manovrare senza muoversi tutta la barca a vela e a motore, a partire dall’elica di prua che è stata potenziata: “Adesso anche con vento laterale sostenuto la manovri come un’auto” sottolinea Malgara. Passiamo verso prua, mi soffermo ad ammirare l’albero Southern Spars in carbonio con il nuovo boma “Park Avenue” alleggerito che permette una discesa della randa (lo verificheremo dopo) di una facilità disarmante.
Il tempo stringe, scendiamo sottocoperta. Una bella sensazione di spazi ampi ci accoglie. Il merito è il nuovo layout degli interni. La dinette, in unico ambiente open space con la cucina posta verso prua aumenta lo spazio vivibile: “del 16%” precisa il comandante. Grazie allo spostamento della cabina equipaggio a centro barca, ora la cabina armatoriale a prua fa invidia a quella di un superyacht con un amplissimo letto centrale ribaltabile per stivaggio, locale bagno e locale doccia completamente separati.
Ci spostiamo a poppa, le due cabine ospiti con letti degni di questo nome e bagni anche questi con doccia separata e idromassaggio. Adesso è arrivato il momento di dare un’occhiata alla costruzione. Malgara apre il ventre dell’ICE 62 Evo e si sofferma amorevolmente a mostrarci i dettagli, che sembrano tali ma sono l’essenza della diversità, quella che non si vede, del suo cantiere rispetto ad altri concorrenti.
Ci fa notare i legni d’arredo a sandwich alleggeriti, si sofferma sui punti di rinforzo in carbonio e sui serbatoi che sono elementi strutturali, ci racconta nel dettaglio il sistema di infusione con cui è realizzato lo scafo e il trattamento termico a cui sono sottoposte le strutture principali in composito. Il risultato di tutto ciò ce lo spiega in poche parole: “questa barca pesa circa il 20% in meno rispetto a quelle della concorrenza ed è sicuramente più rigida. In pratica questa costosa ma efficace lavorazione, che siamo gli unici a fare, si traduce in un migliore rapporto peso/potenza. La barca naviga meglio e più veloce ed è in grado di raggiungere velocità apprezzabili anche con poco vento. Te ne renderai conto tra poco”.
Bene, allora usciamo dal porto, dopo aver caricato del delizioso pâté de Merle da spalmare su baguette all’ancienne. Con vento sui 10 nodi raggiungiamo al traverso quasi 9 nodi con una facilità disarmante, manovrando senza muoverci dal pozzetto. Ecco il risultato pratico di tutto quello che ci ha raccontato Malgara. Infatti arriviamo a Cavallo in un batti baleno, ammainiamo e siamo pronti a dare fondo: l’ancora esce dal suo alloggiamento e scende fuida. Ammiro dall’acqua, mentre mi concedo l’ultimo bagno della stagione, la linea dell’ICE 62 Evo: attuale ma senza forzature, tipica delle barche “senza tempo” ben riuscite.
Per ulteriori info, www.iceyachts.it
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