Lo sentiamo mentre, con il compagno Erwan Le Roux, naviga in testa tra i Multi 50 alla Transat Jacques Vabre a circa un giorno di navigazione dall’Equatore: Giancarlo Pedote, unico italiano in gara nella traversata atlantica di 5.400 miglia da Le Havre (Francia) a Itajaì (Brasile), a bordo del trimarano FenetreA Prsymian ha la voce calma e riposata, come se niente fosse.
Giancarlo, a che velocità stai navigando in questo momento?
“Siamo sui 26-27 nodi, più o meno. Come velocità massima per adesso abbiamo toccato i 31,6”.
Ma il peggio è passato. Come ve la siete cavata nella tempesta degli scorsi giorni?
“Da giovane, ho praticato sport da combattimento e quindi utilizzo una metafora “boxistica”: abbiamo preso tante botte, ci siamo rinchiusi nell’angolo del ring e abbiamo aspettato passasse il peggio. Ma un incontro di boxe dura pochi minuti, qui abbiamo resistito 48 ore! Onde alte sei metri, vento in faccia a oltre 40 nodi, una piattaforma di 15×15 entro la quale sei sballottato da far torcere le budella. Non abbiamo chiuso occhio”.
Vento forte, depressioni, l’Atlantico “incazzato”: 16 barche su 42 fuori dai giochi. Cosa ne pensi?
“Da opinionista, penso che lo start dovesse essere posticipato: le tempeste sono all’ordine del giorno in questo periodo dell’anno, con le depressioni che entrano da Terranova. Ma è facile parlare, con il senno di poi. Da regatante quale sono, il giorno della partenza, non pensavo altro che alla regata. Abbiamo iniziato conservativi per non spaccare nulla, poi con una rotta più ad ovest rispetto a quella dei nostri avversari abbiamo conquistato la leadership”.
Sensazioni sulla navigazione in trimarano?
“Stranissima. E’ come andare da Torino a Palermo su una Ferrari, in pochissimo tempo: come vedersi tutta l’Italia a 300 all’ora. Il paesaggio cambia molto rapidamente”.
Ora arriverete nel pot au noir (le calme equatoriali). Come ve la giocherete?
“Saremo ancora cauti, onde evitare di finire vittime di qualche groppo inatteso. Attaccheremo una volta entrati negli alisei”.
Quattro dei nuovi IMOCA 60 con i foils di VPLP/Verdier sono fuori. Cosa ne pensi?
“I nuovi IMOCA sono scesi in acqua troppo in fretta. Si è tirata troppo la corda. E si sono fatti danni. Ma l’idea dei foils è buona, il futuro è in quella direzione”.
E a proposito di IMOCA, ci stai ancora facendo un pensierino?
“Che io voglia finire su queste barche lo sa anche il mio vicino di casa!”