Noi, voi e la Bora Nera per una grande Barcolana!
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Quando lascio Trieste dopo la Barcolana ho sempre nostalgia, una sorta di saudage. Domenica siamo ripartiti verso Milano verso le 23, stanchi morti ma con negli occhi questa bellissima Barcolana e i sorrisi dei nostri 28 lettori che hanno partecipato a bordo di quattro imbarcazioni a questa ventisettesima edizione. Certo non una delle più semplici, dati gli 80 nodi di Bora che hanno soffiato sabato e che hanno ritardato la partenza oltre all’aver messo a dura prova i sorrisi di tutti.
Domenica però lo scenario è cambiato, la Bora si è calmata, le nuvole si sono allontanate e la regata è partita puntuale: alle 12.30 i nostri quattro equipaggi erano tutti sulla linea di partenza e noi a brodo del Clovis (il meraviglioso ketch di 26 metri, area hospitality TAG Heuer che ci ha accompagnato in acqua grazie a Riccardo, Marika e Sergio) a fare il tifo per loro. Qualche raffica ha messo ancora a dura prova la capacità di reazione dei nostri grintosi lettori, ma alla fine tutte e quattro le barche hanno tagliato la linea di arrivo.
La nostra è stata un po’ un regata nella regata dove il primo a tagliare il traguardo è stato il First 50 Zora con skipper Maurizio Vettorato (armatore Pietro Del Maschio) che si è classificato 83esimo in classifica generale e 23esimo nella categoria Crociera, davvero un ottimo risultato per un equipaggio che non era mai stato in barca insieme prima.
A seguire il Dufour 445 di Dimitri Barbiero (189esimo in classifica generale, 78esimo in Crociera) al comando di Simone Gesi.
Terza delle nostre barche il Sintesi 45 di Venenzio Ferri, “agli ordini” di Giango Tadini, sicuramente il più spartano degli scafi, quindi doppiamente bravo l’equipaggio, che hanno tagliato l’arrivo 208esimi in generale e 89esimi in Crociera.
E per concludere il Salona 44 “al comando” di Matteo Miceli, dell’armatore Ettore Baldo (237esimi in classifica generale, e 103esimi della categoria Crociera).
QUESTIONE DI BORA: L’ALTRA ANIMA DI TRIESTE
I triestini si dice siano un po’ matti, un po’ strani. Perché gli è entrata la Bora nelle vene. Quest’anno non è stata la Barcolana di Piazza dell’Unità d’Italia piena di gente fino al mare. La regina di questa Barcolana è stata una delle anime di Trieste: la bora nera. 78 nodi registrati sabato sera. Un fascino unico: quel mare in tempesta che si polverizza e dove perdere lo sguardo stando per miracolo in piedi da terra. Le persone in processione sul molo Audace (che sabato sera è stato chiuso per ragioni di sicurezza) non guardavano quasi le barche, osservavano ipnotizzate come il vento trasformava il mare: ferme ad ascoltare quel fischio che entra nelle orecchie. Un tempo a Trieste c’erano le catene appese ai palazzi dove aggrapparsi. Sabato sera c’erano persone ricurve che camminavano come in salita. Ecco perché i triestini hanno fisici slanciati: perché sono da sempre abituati a ingaggiare corpo a corpo con il vento. La selezione naturale ha deciso di non tenere i baricentri bassi per aiutarli, ma li ha resi riservati e un po’ freddi per ovvi motivi: altrimenti questo vento spazzerebbe via ogni loro emozione. Trieste, il suo lesso e i suoi vini. La sua Barcolana. Unica festa della vela italiana: dove le persone inondano le strade come siamo abituati a vedere in Italia solo per il calcio. Una Barcolana con la Bora è la radiografia di Trieste, perché ne scopre la vera anima.
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