Giovanni Porzio è uno dei più grandi reporter italiani e un appassionato velista. Nel suo libro “Il mare non è mai lo stesso” ha ricreato l’essenza del reportage, ovvero “riportare” da un viaggio notizie, ma anche racconti, sensazioni e immagini. Proprio da questo libro è tratto il racconto di cui trovate qui la prima parte.
Si avvicina Ferragosto e Blue Gal si rianima di presenze: Silvestro, che porta in dote una scatola di avana, e l’ambasciatore Ino Cassini, nelle cui vene genovesi scorrono generazioni di marinai: al punto che negli anni Settanta, dovendo assumere l’incarico di Primo segretario all’ambasciata italiana di Algeri, ci andò in barca, su un piccolo sloop inglese con solcometro a elica.

Ora il mare è davvero affollato. E a terra è anche peggio. A Scopello ancoriamo di fronte all’ex tonnara trasformata in elegante albergo: di notte è un incanto, ma di giorno la rada si riempie di barconi. Saliamo, tra i mandorli e gli ulivi, alla riserva dello Zingaro, in casa di amici da cui si gode una spettacolare vista sull’isola di Ustica. Facciamo tappa a Fossa del Gallo, sotto il Capo di roccia calcarea, e a Cefalù, per rivedere la Cattedrale.
Poi Blue Gal fa rotta sulle Eolie. Sono giornate da “bollino nero”: viavai conitnuo di motoscafi, traghetti, aliscafi.
Vulcano è un delirio di barche e di discoteche, con i Canadair che planano su un gigantesco incendio. Lipari, appena colpita da un terremoto, è assediata da motovedette della Guardia Costiera e dagli elicotteri della Protezione civile. A Filicudi, dove la gente del posto scompare, subissata dalla marea dei vacanzieri, ormeggiare ai gavitelli abusivi di Pecorini è un’impresa che richiede diplomazia e conoscenze altolocate: è in pieno svolgimento la “Biennalina”, kermesse di artisti locali e forestieri che richiama frotte di vip e di curiosi.
Ci rifugiamo a Salina, nel rustico circondato di fichi, di limoni e d’uva malvasia di Barbara Alighiero, a Malfa. Barbara dirige l’Istituto italiano di cultura di Pechino (dove abita in un hutong, uno dei superstiti vicoli della capitale imperiale). A Malfa ha radunato alcuni dei suoi tesori di viaggio, stoffe del Kashmir, statue buddhiste, miniature persiane, che è riuscita a inserire, senza stonature, nell’arredamento severo e scabro di una casa contadina eoliana.
Su Blue Gal siamo rimasti in due, io e Gabriella. Per abbreviare la traversata fino al Golfo di Policastro decidiamo di sostare a Panarea. Puntiamo su Cala Junco, il più protetto e seducente ancoraggio dell’isola, dove mi aspetto un caotico assembramento di barche. Invece, con grande meraviglia, osserviamo al binocolo una sola vela alla fonda. C’è una forte risacca? è prevista burrasca da levante?
Il mistero s’infittisce sottocosta: le barche ci sono, a centinaia, allineate come auto nel parking di un supermercato, vele e motori, canotti e megayacht. Ma sono tutte ancorate tra Cala Milazzese e il porto. Poi capisco: da Cala Junco al paese non c’è che un sentiero; bisogna fare mezz’ora a piedi per gettarsi a capofitto nella bolgia di ristoranti, pizzerie, gelaterie e pashminerie che sembrano essere le uniche mete ambite dai vacanzieri ferragostani. Vengo a sapere di una motonave che ogni sera salpa da Salina alle 11 e rientra alle 5 del mattino, carica di reduci dai balli panarioti. E di zattere con dj e altoparlanti per le feste sull’acqua.