PROVA Le barche di domani avranno la carena dell’Advanced A44?

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Ape_a44
Dopo averne parlato tanto durante l’inverno e la primavera, è finalmente arrivato il momento di provare l’Advanced A44, il più piccolo dei modelli del cantiere italiano (che ha appena varato il suo nuovo 80 piedi).
Avendo già avuto modo di studiare attentamente sia gli spazi in coperta sia gli interni, la mia attenzione è tutta rivolta alla carena, opera di Roberto Biscontini, progettista con una grandissima esperienza nel mondo della Coppa America. Ecco come Roberto stesso ci aveva presentato l’A44 il giorno dell’esordio ufficiale.

COM’E’ ANDATA IN MARE
Il ponente ligure sembra non volermi bene, il vento fatica anche solo a farsi vedere in questa caldissima settimana. Nemmeno la termica ha voglia di mettersi a soffiare. Usciamo comunque, mentre l’aria si stabilizza intorno ai cinque nodi. Issiamo randa e svolgiamo il fiocco, regolando il tutto per sfruttare al massimo questa leggera brezzolina.

Ed ecco la prima sorpresa: la barca sbanda subito di una decina di gradi e si appoggia immediatamente sul proprio spigolo. Era il comportamento che mi aspettavo, in realtà, ma viverlo è differente. “Nel progetto di questa barca siamo partiti con grandi ambizioni, quindi abbiamo sviluppato un progetto molto dettagliato, usando molto il CFD, sia per la parte aerodinamica, sia per quella idrodinamica”, mi aveva raccontato Roberto Biscontini. Il che ha dato vita a uno scafo che colpisce per il suo baglio massimo (di ben 4,25 metri). “La larghezza massima di per sé non è strepitosa, ma è vero che va da centro barca fino a poppa, e quindi ho ovviamente travasato esperienze che ho fatto con Team New Zealand quando abbiamo progettato il Volvo Camper per il giro del mondo. Abbiamo quindi sviluppato circa venticinque-trenta carene, che abbiamo provato col CFD per ottimizzare le prestazioni”.

Anche all'ancora si può notare lo spigolo e il disegno svasato verso poppa
Anche all’ancora si può notare lo spigolo e il disegno svasato verso poppa

All’inizio rimango un po’ perplesso dal comportamento dell’A44 dopo le virate. Vista la poca aria, esco dalla virata sempre un po’ poggiato, per poi orzare lentamente man mano che porto la barca in accelerazione. L’A44 riprende velocità costantemente ma piuttosto lentamente. Alla terza virata capisco che sono io che sto sbagliando.

Con una barca che ha una carena di questo tipo, l’uscita dalla virata, anche con poca aria, deve comunque essere abbastanza stretta: quello che è fondamentale è portare lo scafo al suo primo grado di sbandamento, poi ci pensa la barca quasi da sola a crearsi l’apparente e ad accelerare velocemente. Appena il vento rinforza leggermente, questo fattore diventa ancora più evidente. Appena l’A44 si appoggia sulla sua “rotaia”, sento la differenza sotto i piedi.

Anche quando issiamo il gennaker l’A44 si comporta allo stesso modo. Teniamo un angolo piuttosto stretto e voilà, il gioco è fatto: la barca sbanda rimanendo sempre in pieno controllo del sottoscritto che sta al timone e la navigazione si fa subito divertente. Insomma, non bisogna avere paura di “tirare” l’angolo. Piuttosto è molto importante lasciarla accelerare orzando anche nettamente (la velocità critica si raggiunge in un attimo) per poi sfruttare la pressione così ottenuta per poggiare e guadagnare metri in poppa. Con dieci-dodici nodi di vento dev’essere una vera goduria.

Un'occhiata agli interni minimalisti, frutto dello Studio Nauta
Un’occhiata agli interni minimalisti, frutto dello Studio Nauta

SARA’ IL FUTURO DELLE CARENE?
La domanda (che è poi anche una provocazione) mi è sorta spontanea, mentre alla sera rientravo verso Milano. In questi anni abbiamo visto barche sempre più larghe, sulle quali, soprattutto, il baglio massimo partiva da centro barca per mantenersi fino a poppa. Una soluzione che ha aumentato a dismisura gli spazi abitabili, sia interni sia esterni. Ora, la carena dell’A44, vista dal pelo dell’acqua, si alza molto lateralmente nelle sue sezioni poppiere, togliendo di fatto anche spazio agli interni. Cosa decideranno i cantieri di grande produzione? Opteranno per carene di questo tipo, decisamente facili e divertenti, rinunciando magari alle cabine di poppa o allungando il pozzetto e poppavia dei timoni (il che porterebbe al mantenimento delle cabine, a scapito di spazio in quadrato)?

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6 commenti su “PROVA Le barche di domani avranno la carena dell’Advanced A44?”

  1. Oh, finalmente una prova scritta come si deve, che racconta davvero le sensazioni a bordo. Bella barca, ma francamente non ce la vedo in crociera…

  2. adolfo mellone

    Ma vi rendete conto del fatto che, e cito solo una delle cose che gridano vendetta al cospetto di Nettuno, che sottocoperta non c’ è uno straccio di tientibene ? Che in quel quadrato…..anzi chiamiamola “dinette”….più leziosamente, chi ci si trovasse con un po’ di mare e di vento verrebbe frullato tutt’ intorno ? ragazzi, siamo seri….le barche vere sono un’ altra cosa !

  3. Con una dinette così puoi stare in porto una settimana ed ospitate a pranzo 12 amici, ma non in mare…..
    E le cabine di poppa? Forse da regata ….non certo da crociera…
    Mario

  4. Sulla carena non posso esprimermi, bisognerebbe provarla, ma la barca è proprio bruttina, poverina. Già i finestroni a murata mi lasciano perplesso, ma poi gli interni… sembra di trovarsi in una cucina dell’Ikea; spigoli vivi, niente per tenersi, niente che assomigli a un piano di carteggio… va bene, nessuno carteggia più, ma anche sedersi davanti al gps per programmare una navigazione sembra improbabile. Fuori un pozzetto enorme, poco protetto e senza appigli, dove ci si aspetta un “effetto flipper” ad ogni virata,infatti, a barca appena sbandata sono tutti coricati in pozzetto o abbarbicati alle draglie. Sembra uno zatterone più adatto a serate danzanti che a una navigazione impegnativa… ma forse non è pensato per navigare… se non dal porto alla baietta più vicina per bagnetto e ritorno per cena (al ristorante)!

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