Vittorio Malingri naufraga a Panama e perde il suo Time of Wonder
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Il Time of Wonder, la goletta-peschereccio (un Pinky Schooner 45 del 1975, ma il cui progetto è vecchio di un secolo) con cui Vittorio Malingri (assieme agli allievi della sua scuola di vela oceanica “Ocean Experience”) era in navigazione in Centro America, si è spiaggiato sulla barriera corallina di Turtle Cay, a Panama.
SUCCEDE ANCHE AI MIGLIORI
Succede anche ai più bravi. Vittorio ha raccontato che si è spento il motore mentre stava uscendo da un porto e la corrente lo ha scaraventato sul reef, troppo vicino al momento dell’avaria all’entrobordo per avere il tempo di issare le vele o gettare l’ancora. Malingri e l’equipaggio ha passato alcuni giorni a scaricare la barca.
BARCA IRRECUPERABILE
Pur non essendo nuovo a questi incidenti (due volte con il trimarano di Giovanni Soldini e una volta, nel 1988, con Huck Finn a Tarifa), questa è la prima volta che Malingri perde una barca di sua proprietà. Infatti il Time of Wonder è irrecuperabile: le barche di solito in quel tratto di mare, una volta abbandonate, diventano di proprietà degli indio che le fanno a pezzi a colpi di machete, per recuperare più materiale possibile.
SALTA L’IDEA GOLDEN GLOBE
E pensare che Malingri aveva intenzione di iscriversi al Golden Globe 2018, la regata intorno al mondo sulla rotta della mitica prima edizione del 1968, in occasione del cinquantenario. L’organizzazione della manifestazione aveva espresso parere favorevole alla partecipazione di Vittorio, ma ora salta tutto…
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4 commenti su “Vittorio Malingri naufraga a Panama e perde il suo Time of Wonder”
NOOOOOO…!!! Vittorio….che peccato…!!!
Ma è quello che ha scritto l’articolo qui sotto?
Sembra che possa diventare socio onorario del “Club delle Mammolette”!
https://www.giornaledellavela.com/content/html/index.php?s=Lasciate_a_casa_le_mammolette_LOceano_non_Vittorio_Malingri_punta_il_dito_contro_chi_si_butta_in_oceano_senza_la_necessaria_preparazione_per_stabilire&page=nodeDetail&idRecord=19578
Anche stavolta il mare ha regolato la pendenza con gli arroganti.
Alessia, prima di parlare a vanvera riguardati il curriculum di Vittorio. E rileggiti bene l’articolo del tuo link. Ha perfettamente ragione in quello che scrive, il mare non perdona nessuno, figurati gli impreparati! Poi una cosa è tentare un record senza avere le conoscenze, tanto ormai un colpo di satellitare ti risolve il problema (con costi esorbitanti di salvataggio pagati dalle assicurazioni) e un conto è perdere la barca nella situazione che è successa a lui e che poteva capitare a chiunque, bravo o no. Si vede che non hai esperienza di navigazioni serie, se no non avresti scritto una cosa del genere.
Credimi, non basta avere uno sponsor e una buona barca per tentare ogni cosa. Devi avere anni e anni di esperienza. E anche le aziende hanno le loro colpe, perché affidano a degli incapaci, magari con ottime agenzie di pubblicità alle spalle, cifre che potrebbero essere spese meglio e con alte probabilità di successo.
Non pensare che sia un amico di Vittorio che vuole difenderlo a spada tratta, ma da buon marinaio con 23 anni di navigazioni oceaniche, 9 passaggi a Capo Horn e due viaggi in Antartide, posso permettermi di riconoscere uno bravissimo da dei dilettanti.
Ciao, buon vento!
Ciao Vittorio,ho appeso solo adesso del problema che hai avuto a Panama,voglio solo dirti che il fatto mi rattristisce per due motivi,uno è per te,per l’amore e il rispetto con cui tratti la barca con cui navighi,perdere una barca è perdere una parte di se stessi,ti abbraccio,due perché avrei voluto navigarci con te su quella barca. Buon vento a te Vittorio. Saluti Ivo