Riassumiamo brevemente le ultime due puntate dedicate al metodo di sviluppo tecnico in regata. Nella prima abbiamo visto come impostare un progetto agonistico e organizzare barca ed equipaggio; nella seconda abbiamo analizzato come ottimizzare il nostro mezzo e condurlo al meglio. In questa terza lezione vedremo come dedicarsi alla velocità della barca, migliorando il setting dell’albero, perfezionando la forma delle vele e sviluppando una tabella dei target di velocità e angolo in tutte le andature. Per trattare questo argomento faremo affidamento anche all’esperienza di uno stretto collaboratore di Phi!Number: Matteo Polli, progettista di imbarcazioni specializzato in ottimizzazioni ORC e IRC, che ci aiuterà a capire come migliorare il certificato di stazza evidenziando i parametri fondamentali su cui lavorare nel mondo ORC giungendo al compromesso tra rating, velocità sull’acqua, e capacità tecniche dell’equipaggio.
1. COME LAVORARE
Seguire un metodo di lavoro è necessario per migliorare le performance senza perdere tempo. Inizialmente, se possibile, sarà opportuno scegliere giornate con vento medio intorno agli 8-13 nodi. Una volta raggiunta una buona velocità in questo range si passerà all’allenamento con poco vento e con vento teso e onda. In una prima fase sarà sufficiente uscire in mare senza sparring partner, successivamente sarebbe bene farsi affiancare da una barca e un team con performance pari o migliori alle nostre. Si uscirà con una regolazione che considereremo adatta alle condizioni di vento e mare, e mano a mano apporteremo delle modifiche per raggiungere un setting ottimale (solo una delle due barche andrà a modificare il proprio set), fino a notare un concreto miglioramento della velocità.
2. STRUMENTI DI LAVORO
In questo lavoro di ricerca della velocità è fondamentale avere a disposizione un taccuino dove tenere nota di sensazioni, dati, misure, modifiche ed eventuali migliorie nelle performance. Ecco perché non dovrebbero mancare un tensiometro (se esiste della misura adatta alla barca), una rotella metrica, un calibro e una cassetta degli attrezzi ben fornita.
3. ALBERO E VELE
Per quanto riguarda la regolazione dell’albero, per prima cosa sarà importante trovare una corretta simmetria laterale (ci sono vari metodi, quello più utilizzato consiste nell’issare una bindella metrica alla drizza della randa prendendo le misure in punti laterali della coperta dalla testa d’albero). Poi si troverà il rake migliore (inclinazione longitudinale dell’albero), regolandolo in modo tale da avere il timone neutro o leggermente orziero quando la barca ha il giusto angolo di sbandamento di bolina. Il rake ha inoltre un’importanza fondamentale per la velocità della barca alle portanti. Sistemato il rake, sarà il momento di lavorare sulle sartie per avere il giusto prebend (quantità di curva dell’albero) perfezionando così la forma della randa e rendendo la regolazione del paterazzo più efficiente. Il paterazzo definirà la quantità di catenaria dello strallo e la flessione della parte alta dell’albero (negli armi frazionati) agendo sulla forma e il grasso delle vele.
4. COME CREARE UNA TABELLA DELLE REGOLAZIONI
In un’ottica futura, per rendere le regolazioni più immediate e per non perdere i risultati ottenuti, sarà opportuno avere a disposizione una tabella con indicate le variazioni di carico di strallo e sartie rispetto a diversi range di vento. Risulterà comodo segnare sulla tabella il numero di giri da tirare e/o mollare nei tornichetti per raggiungere il set desiderato, partendo per esempio da una regolazione base per vento intorno agli 8-10 nodi. Se durante l’allenamento avremo lavorato bene, si aggiungeranno dati sempre più specifici: le regolazioni di vang, cunningham e paterazzo in tutte le condizioni di vento e onda o i range di utilizzo delle varie vele. Inoltre, è utile applicare dei segni su scotte, drizze ecc. per avere dei riferimenti di regolazione. La tabella che avremo prodotto non terrà conto però dell’onda e/o della fluidità del vento.
5. COMUNICAZIONE A BLOCCHI
Allenarsi a comunicare è fondamentale per navigare veloci. Ecco perché il timoniere dovrà trasferire le sensazioni sul carico del timone (il principale freno della barca) al randista di bolina, mentre con poco vento nelle portanti il tailer guiderà il timoniere comunicando le variazioni che potrebbero far poggiare la barca.

6. OTTIMIZZARE CON CRITERIO
Migliorare il certificato ORC non significa semplicemente ottimizzare e tirare al massimo il nostro mezzo. Bisogna tenere in considerazione anche le capacità tecniche dell’equipaggio: se non siamo di fronte a una squadra di professionisti l’obiettivo di un’ottimizzazione ben fatta dovrà essere quello di rendere lo scafo più facile da portare. Non serve “tirare” al massimo una barca, se poi mancano le capacità tecniche per sfruttare questo lavoro di ottimizzazione. Facciamo un esempio: le barche da regata nascono con poca superficie nelle appendici, comunemente riconosciute come freno per la velocità. Tuttavia, riducendo le appendici, la barca risulta più difficile da portare e soprattutto da fare accelerare quando, per qualsivoglia motivo (es. un’onda presa male), si rallenta. Potenzialmente ridurre la superficie delle appendici porta a un aumento della velocità massima di punta: ma a cosa serve se l’equipaggio non è in grado di portare la barca in maniera adeguata alle modifiche effettuate? Aumentando invece la superficie laterale delle appendici, l’imbarcazione è più gestibile nelle riaccelerazioni e si arriva così ad avere un aumento della velocità media dello scafo e maggiore semplicità nella conduzione.