VIDEO Così funziona la barca da crociera a impatto zero
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Di loro vi avevamo già parlato nel numero di aprile del Giornale della Vela (pagine 96-97, trovate l’articolo in calce). Quattro ragazzi francesi a zonzo per il mondo a bordo di un ketch di 38 piedi del 1978, completamente autonomo dal punto di vista energetico e quindi, in teoria, a impatto zero. Non c’è soltanto Matteo Miceli: per fortuna, aggiungiamo noi. Storie come questa dimostrano che una navigazione “pulita” è possibile: potrà essere il futuro delle barche a vela di tutti? Intanto guardatevi questo bel video (sottotitolato in italiano) in cui i quattro spiegano il funzionamento della barca dal punto di vista energetico…
GUARDATE COME FUNZIONA AMASIA, LA BARCA DA CROCIERA ECOLOGICA
COSA AVEVAMO SCRITTO DI LORO
Dal GdV di Aprile. Prendete quattro amici, quattro ragazzi francesi che vogliono inseguire il sogno di molti: girare il mondo in barca a vela. I soldi sono pochi (ovviamente). Manca persino la barca. Eppure… Martin, Bérenger, Pierre e François non si perdono d’animo. Riescono a recuperare Amasia, uno Jeanneau Gin Fizz 38 ketch a due alberi del 1978, che decidono di trasformare per renderlo completamente autonomo dal punto di vista energetico e a emissioni zero. Nasce così Eco Sailing Project, ovvero il progetto di effettuare un giro del mondo in barca che sia davvero al 100% ecologico. Ma per riuscire in un’impresa del genere sono necessari dei partner. Inizia così un lungo lavoro di ricerca, riunioni, telefonate, incontri, finché diverse aziende non decidono di seguire i quattro amici. Il sogno inizia davvero a prendere forma e quello che sembrava essere un “semplice” anno sabbatico si sta trasformando in un’avventura ecologica.
COME AMASIA E’ DIVENTATA ECOLOGICA
La scelta della barca non è fatta a caso. Dopo una lunga ricerca lungo tutti i porti e porticcioli della costa atlantica francese, i quattro amici capiscono che hanno bisogno di uno scafo robusto, seppur economico. I Gin Fizz, costruiti dalla Jeanneau negli Anni ’70 e ’80, sembrano fare al caso loro. Non a caso l’impresa della sedicenne Laura Dekker, che nel 2011 è diventata la più giovane velista della storia a circumnavigare il globo in solitario, è avvenuta su un Gin Fizz. Missione compiuta: a Crouesty, in Bretagna, trovano un Gin Fizz 38 due alberi del 1978. è amore a prima vista. Ma i lavori da effettuare a bordo per renderlo ecologico sono davvero molti.
Il primo passo consiste nell’eliminare il motore endotermico per sostituirlo con uno elettrico. Le fonti di energia per la ricarica sono i pannelli solari, un generatore eolico; ma quello che fa veramente la differenza e permette ai ragazzi di ottenere una grande capacità di ricarica è un’elica dell’azienda italiana Ewol che (quando non viene messa a bandiera) garantisce ben 700 Watt di potenza istantanea (a 7 nodi di velocità). Più di quello che riesce a fare solitamente un idrogeneratore. Questo perché l’elica è già presente per la propulsione ed è più grande di quella di un idrogeneratore; inoltre, dato che la generazione di energia avviene quando l’elica è in posizione di marcia indietro, risulta più efficiente di un’elica fissa o abbattibile. Quando le batterie sono abbastanza cariche l’elica viene messa automaticamente a bandiera, per poi riportarla in modalità “rigenerazione” oppure “propulsione” all’occorrenza.
IL PERCORSO E LE TAPPE
Partiti dalla Francia, i quattro amici sono passati per la Galizia e Capo Verde, prima di lanciarsi nella traversata atlantica. Dopo un periodo trascorso ai Caraibi, nel corso del quale hanno realizzato una serie di veri e propri documentari per illustrare le problematiche ecologiche dei luoghi (che potete vedere sul loro sito www.ecosailingproject.com), gli avventurosi francesi hanno attraversato il Canale di Panama, raggiungendo anche un altro traguardo: negli oltre 100 anni di vita di uno dei più trafficati luoghi del pianeta, mai una barca a vela interamente ecologica era passata da un oceano all’altro. Mentre scriviamo sono in rotta verso le Galapagos, da dove proseguiranno per Taihiti, Nuova Caledonia, per poi attraversare l’Oceano Indiano. Una volta passato Capo di Buona Speranza, si getteranno nuovamente al di là dell’Atlantico per toccare le coste del Brasile, prima di raggiungere le Azzorre e rientrare in Bretagna.
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