SOS estate. Scoperto in Tirreno il vortice assassino della plastica. E’ letale anche per l’uomo

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BALENA DI 25 METRI SPIAGGIATA NEL PARCO SAN ROSSORE PISAE’ invisibile a occhio nudo, ma uccide pesci, molluschi e cetacei, tartarughe. Ma non solo, anche l’uomo è a rischio. Si chiama Mediterranean Vortex e si trova al largo della Capraia, l’isola dell’arcipelago toscano. L’accumulo assassino di microplastiche invisibili è stato scoperto dai ricercatori del progetto “Plastic Buster” Cristina Fossi e Letizia Marsili del laboratorio biomakers dell’Università di Siena. 

Ape_plastic

 

Perchè questa aggregazione di plastica invisibile a occhio nudo è assassina? La risposta è semplice ed agghiacciante. Questi microinquinanti che non sono altro che plastica gettata in mare che si sminuzza in minuscole particelle, anche sotto i cinque millimetri, vengono inghiottite con l’acqua dagli animali che popolano questi mari, si accumulano nel loro organismo (la plastica sopravvive almeno 450 anni) sino a portarli alla morte.

Una balena ogni volta che apre la bocca filtra 70mila d’acqua, arrivando ad ingurgitare anche 100mila microparticelle letali al giorno.

10478853_890265114345584_8432431624066172719_nMa il pericolo non è solo per gli abitanti marini, ma minaccia anche la salute dell’uomo. Abbiamo visto” sottolinea Cristina Fossi “che le balene mediterranee presentano elevate concentrazioni di inquinanti, in particolare flatati, sostanze chimiche che si usano per rendere morbida la plastica e possono danneggiare il sistema endocrino umano, provocando tumori e interferendo con la riproduzione“.

Il progetto “Plastic Buster” per ora riguarda solo l’area marina chiamata Santuario dei cetacei, 87.500 chilometri quadrati tra Italia tirrenica, Francia e Principato di Monaco dove si concentra la maggior quantità di mammiferi marini di tutto il Mediterreaneo, i più esposti al vortice assassino. Forse è meglio al più presto estendere la ricerca al resto del Mediterraneo.

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17 commenti su “SOS estate. Scoperto in Tirreno il vortice assassino della plastica. E’ letale anche per l’uomo”

    1. Micaela Moreno

      Non credo questa sia la rivista piú adatta a risponderti. Se capisci un pó d’inglese ti basta cercare su google: “Plastic waste vortex in the Mediterranean” sia in “testo” che in “immagini” e saprai molto meglio di cosa si parla

  1. sandro salvarani

    qualcuno dovrebbe ricordarsi che si chiama Mar Ligure quello compreso fra liguria e capo corso,cui fa capo il “santuario dei cetacei ! Studiatevi le carte nautiche!
    Almeno una rivista di vela!

    1. Micaela Moreno

      Chi qui scrive non credo abbia mai navigato e non è nemmeno giornalista. Chiamarla poi rivista di Vela e un pó azzardato. Qua si vendono piú che altro gadget (inutili) per la Vela

    2. Non mi sembra che sia importante come si chiami il luogo (poveri piccoli saccentoni finti marinai)… la cosa importante è che la notizia è devastante.

      1. sandro salvarani

        Cari Andrea e Dario, l’ignoranza purtroppo è si applica ovunque, sia che si parli di geografia nautica che di questioni ambientali. Saccente mi appare dunque chi si permette di dare del saccente a altri “titoli” ad una persona senza conoscerla, solo perchè si pensa che ciò che a noi interessa sia più importante di ciò che ha espresso un’altra persona. Questa si chiama saccenteria e arroganza.Quanto alle questioni ambientali,e non solo marine, probabilmente me ne interessavo prima ancora che uno di voi due nascesse. Siate sereni: il fanatismo oscura il pensiero.Vogliate bene alla terra e al mare e vorrete bene anche all’uomo.

        1. Ciò che e’ difficile accettare e’ la “drammatizzazione”, cioe’ lo sfruttamento mediatico ai fini di interessi particolari.
          I problemi vanno affrontati e risolti, ma drammatizzarli, come in molti casi, compreso l’attuale, e’ comtroproducente.
          Fra tre settimane non se ne parlera’ piu!
          Per le iniziative serie ci son altri mezzi, per conseguire risultati concreti piuttosto che quello di “sparare” notizie allarmanti che dopo qualche giorno finiscono nel dimenticatoio. A meno che … non si tratti del solito fuoco di paglia per attirare l’attenzione su qualche associazione od Onlus alla ricerca di finanziamenti.
          SvNarese

          1. sandro salvarani

            Constato che da buon giornalista ami avere l’ultima parola. Te la lascio volentieri, intanto hai già detto tutto tu, anche ciò che a te sembra importante e non. Tieniti pure le tue eccelse convinzioni e buona fortuna. Sandro

        2. Caro Sandro. dico solo che c’è modo e modo di insegnare la geografia ad un giornalista, così come c’è modo e modo di criticare il lavoro degli altri. Vieni a fare lezioni di geografia, lingua italiana, ambientalismo, tutto quanto in somma, forte della tua esperienza dovuta forse alla tua età, ma sbagliando del tutto, a mio avviso, il contesto. Sei fuori tema insomma, nient’altro. Quello che che mi ha dato davvero fastidio del tuo commento è che pur di criticare e dare dimostrazione della tua cultura, nettamente più elevata di quella del giornalista, hai dato risalto ad un aspetto che, ai fini del messaggio che l’articolo vuole dare, è del tutto irrilevante. Questa caratteristica ormai di spicco su siti/social etc di voler zittire e rimproverare gli altri per una loro inesattezza, un errore, una sciocchezza, di rilevanza minima ai fini della comunicazione: questa cosa mi da proprio fastidio. poi tu, visto che ne sai, scrivi pure quello che ti pare, tanto noi trentenni, ancora dovevamo nascere quando tu ti occupavi di ambiente, ma, e qui vado fuori tema io, ne abbiamo le palle piene dell’arroganza e dell’ingiustificato senso di superiorità dei nostri padri e dei loro coetanei. Firmato: un trentenne saccente che ti vuole insegnare a trattare con la gente.

  2. Qualcuno dovrebbe invece ricordarsi di essere meno arrogante e inutilmente critico perchè primo:qui si parla di una catastrofe ambientale e che sia nel mar ligure o mar tirreno mi sembra irrilevante,dal momento che uno è uno contenuto nell’altro, e con un commento come quello si dimostra di non aver nessun interesse per l’argomento. Secondo: se i contenuti non vi sembrano all’altezza cliccate in alto sulla piccola x…e lasiate in pace chi lavora. Frustrati

  3. Non mi sorprenderebbe se il problema esistesse veramente. I termini “catastrofici” con il quale viene presentato sono tuttavia negativi per l’iniziativa in quanto danno l’impressione della classica esagerazione giornalistica volta a promuovere un progetto, una onlus oppure una qualsiasi iniziativa.
    Se le cose fossero presentate piu pacatamente e con un minimo di substrato scientifico avrebbero maggiore credibilita’. Cercare di “fare notizia” a tutti i costi e’ decisamente controproducente.
    SvNarese

  4. gillo gillini

    “flatati”??? Ma che state a di’? Ma per cortesia fate articoli di vela non vi arrampicate in cose che non sapete…

  5. Per fortuna c’è un’azienda italiana (Bio On) che ha recentemente brevettato una plastica di alta qualità che viene prodotta con scarti alimentari organici (vegetali, tipo bucce di patate) e che si dissolve completamente dopo qualche decina di giorni in acqua.
    Se ne sta parlando molto bene a livello internazionale e probabilmente il loro brevetto verrà acquistato da una multinazionale che inizierà la produzione di massa.
    Pensate che questo nuovo prodotto plastico potrà sostituire il PET delle bottiglie di plastica, ma anche parti complesse per esempio cruscotti delle auto, ecc. ecc. Potrebbe essere una rivoluzione molto positiva per l’ambiente.
    Speriamo….

  6. Ing Francesco Tamburrano

    Ftalati, non ftatati. Si tratta esattamente di derivati dell’acito ftalico, usato esattamente come detto nel testo. Molti prodotti chimici vengono usati per la cosidetta “plastica” delle nostre barche, in particolare i “distaccanti” che permettono il distacco dello scafo dallo stampo. Prodotti come l’alcol normal-ottilico, per es. Poi rimangono aderenti allo scafo e si distaccano lentamente navigando.
    Eliminare tutti qusti problemi equivarrebbe a rinunziare alla nostra cosidetta civiltà tecnologica, che sta causando la autoestinzione della nostra specie, a nostra insaputa.
    Se si vuole che la nostra specie continui, si deve rinunciare al 99% dei prodotti derivati dal petrolio, del gas naturale e non, o dalla chimica del carbone (derivati dell’acetilene) e così via. Eliminare tutte le plastiche, usare solo prodotti naturali biodegradabili. Ed essere non solo precisi e osservanti delle regole riguardanti scarti, residui e spazzatura, ma assolutamente “maniacali”.

  7. Se il livello culturale-umano medio è quello che traspare dai commenti letti sopra, cioe’ di chi si azzuffa per una str…ta il Mediterranean Plastic Vortex crescerà talmente da diventare un’isola di mondezza galleggiante! E magari a molti grandi velisti polemici piacerà, basta che ci sia il posto barca vicino al ristorantino (di plastica) la presa 220 in banchina (di plastica) e un po’ di fica (di plastica anche quella). Firmato: uno che sa usare solo la zappa e il badile.

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