La copertina di Science è tutta per Tara: il 50% dell’ossigeno arriva dal mare

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TARA-SCIENCEIn 76.000 miglia percorse per mare Tara ha rivoluzionato la concezione della biologia marina. Non siamo solo noi a dirlo, a riconoscere l’incredibile lavoro svolto dalla goletta che fu di Peter Blake, è l’autorevole rivista “Science” dalle cui pagine riportiamo il commento della direttrice Marcia McNutt: “Non solo gli oceani ci forniscono metà dell’ossigeno che respiriamo. Assorbono anche il 90% del calore causato dai gas serra e un quarto dell’anidride carbonica prodotta dai combustibili fossili. Le minuscole creature del mare sono più numerose delle stelle dell’universo e rappresentano le fondamenta di tutte le catene alimentari del mare. Producono e consumano metà del materiale  organico generato sulla terra. Tara, che è un po’ il Beagle di Darwin dei nostri giorni,  tra il 2009 e il 2013 ha rivoluzionato la biologia marina arrivando, grazie al lavoro di 500 scienziati di 40 nazioni diverse, grandi finanziatori privati e una base a Laurient, ai seguenti risultati:

il 50% dell’ossigeno, ovvero la metà dell’ossigeno di tutto il pianeta viene prodotto dal plancton marino (presente nelle acque superficiali raggiunte dalla luce del Sole) tramite la fotosintesi clorofilliana. Gli Oceani sono a tutti gli effetti il secondo polmone della terra, insieme alle foreste.

– Il DNA del mare: 35.000 specie di plancton raccolte, da 0,02 micrometri (millesimi di millimetro) a pochi millimetri di dimensione. In un litro d’acqua vivono 200 miliardi di esemplari di virus e 20 di batteri.

40 milioni di geni sconosciuti scoperti nei minuscoli organismi raccolti: per dare un metro di paragone, l’uomo ha 20.000 geni, il 73% dei quali uguali a quelli del plancton raccolto durante la spedizione. Un po’ di mare quindi, vive in ognuno di noi.

– La temperatura determina quali specie sono presenti in una determinata zona. I mari che si riscaldano, alla luce del cambiamento climatico che stiamo vivendo, non influiscono solo sulle rotte dei pesci più grandi, ma minano anche la base della catena alimentare formata dal plancton.

 

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