Scopriamo i 40 marinai che hanno fatto la storia della vela. E perché
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Che abbiano navigato per lavoro, per passione o senso della sfida poco importa. Sta di fatto che hanno tutti compiuto delle imprese straordinarie, ognuno a modo suo. In redazione abbiamo discusso (animatamente) su chi dovessimo inserire nella lista che vi proponiamo in queste pagine, quella dei marinai “indimenticabili”, e da che epoca dovessimo partire: visto che è proprio grazie a una grande navigazione che viene convenzionalmente fatta iniziare l’era moderna, abbiamo scelto come punto di partenza la scoperta dell’America di Cristoforo Colombo. Comunque, quaranta nomi sono pochi, siamo certi che si accenderà un bel dibattito sui tantissimi (pur meritevoli) esclusi. Nella scheda di ognuno di loro troverete il nome, la data di nascita (e di morte in alcuni casi), la data o le date delle imprese e le motivazioni per cui li abbiamo scelti.
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Ha aperto la strada al professionismo velico femminile: è stata la prima e unica donna a vincere la Route du Rhum nel 1990 sul trimarano di 60’ Groupe Pierre Premier.

Il più compianto dei solitari italiani: nel ‘94 partecipa al Boc Challenge (giro del mondo a tappe) e nel 2000 al Vendée. Nel 2003 è terzo alla Around Alone sull’Open 60 Tiscali.

Velista, marinaio, ambientalista. Tra le tante imprese, ha vinto la Whitbread 1989/90 sul ketch Steinlager II e nel ’94 il Trofeo Jules Verne assieme a Robin-Knox Johnston.

Il suo nome è scolpito nella storia. Fu il primo nel 1971 a circumnavigare il globo in solitario (senza scalo) da est a ovest, contro venti e correnti, sul 59 piedi British Steel.

Nel 1952 il naufrago volontario percorse in solitario il tratto Canarie-Barbados, bevendo acqua di mare e succo di pesce da lui pescato, sul gommone a vela Zodiac Hérétique.

Nel 2006 ha girato il mondo da est a ovest, nel 2009 ha partecipato al Vendée Globe sull’Open 60 Aviva. è l’unica ad aver fatto il giro del mondo in entrambe le direzioni.

Il suo palmares è lunghissimo. Noi lo abbiamo scelto per la conquista del Trofeo Jules Verne nel 2010 e la vittoria della Volvo Ocean Race nel 2012 sul Vor70 Groupama.

Ha 65 anni: il creatore della Ostar salpa da Plymouth sul 16 metri Gipsy Moth IV e si lancia nel giro del mondo in solitario, che compierà in 274 giorni. Un mito.

Il primo cinese a compiere il periplo del globo in solitario e senza scalo nel 2013, sul Class 40 Qingdao, impiega il tempo record di 137 giorni, 20 ore, un minuto e 57 secondi.

Uno dei grandi caduti sul campo: nel ‘76 stupì tutti alla Ostar (vinta nel ‘72 sul Pen Duick IV) con il 72 metri quadrialbero Club Méditerranée. Morì alla Route du Rhum.

Alain Colas si fece le ossa sul Pen Duick III di Eric Tabarly, nel 1972 vinse la Ostar (da Plymouth, in Inghilterra, a Newport, USA) sul Pen Duick IV.
Ma non gli bastava: nel 1976 si presentò alla Ostar con il mastodontico Club Méditerranée, un 72 metri a quattro alberi in alluminio. Venne beffato all’arrivo proprio da Tabarly che lo precedette di 24 minuti sul Pen Duick VI…

Belin, che marinaio. La traversata sulle Caravelle di 79 giorni nel 1492 da Palos (Spagna) all’isola che battezzò San Salvador (Bahamas) segna l’inizio dell’era moderna.

Sul brigantino HMS Endeavour raggiunse Tahiti doppiando Capo Horn, esplorò il Pacifico del Sud, fu il primo europeo a raggiungere le coste dell’Australia. Chapeau.

Il re dei multiscafi sempre a caccia di record. Nel 1989 stabilisce il primato del giro del mondo in solitario, nel 1997 e nel 2004 vince il Jules Verne sul trimarano Geronimo.

Nel 2012, è diventata la più giovane velista ad aver completato la circumnavigazione del globo in solitaria, a bordo dell’Hurley 700 Guppy, dopo quasi un anno e mezzo in mare.

Ha vinto di tutto “le Professeur”. Ha fatto la storia trionfando due volte al Vendée Globe, unico marinaio a riuscirci (nel 2001 e 2009 sull’Open 60 Foncia).

Nel 2009, Alessandro Di Benedetto ha fatto il giro del mondo in solitario senza scalo sulla barca più piccola di sempre, un 6,5 m Findomestic, impiegando 268 giorni.

Il re dell’acciaio… e dell’oceano. Partecipò a ben tre Whitbread (giro del mondo a tappe): nel 1973/74 con Guia, nell’81/82 con Rolly Go e nell’89/90 con Gatorade.


Grande volto noto della vela, è stato il primo italiano a circumnavigare il globo controvento sul 12 m Surprise, tra il 1973 e il ’74, facendo scoprire l’oceano agli italiani.

Sullo schooner di soli 18 piedi Pacific, si lanciò con successo in una transpacifica, ispirato dalla transatlantica su un 20 piedi di Alfred Johnson. Nasce il gusto per l’impresa…

L’asso delle regate su deriva e della Coppa America brasiliano si dimostra anche un grande navigatore vincendo la Volvo Ocean Race 2008/09 sul Vor70 Ericsson 4.

Il nome dell’archeologo norvegese resta legato a quello del Kon Tiki, barca di legno di balsa di ispirazione inca con cui nel 1947 salpò dal Perù approdando in Polinesia.

Il Damien, la barca con cui Janichon e Poncet partirono da La Rochelle prima verso l’Artico per scendere fino all’Antartide, è monumento nazionale francese.

Il più veloce è lui. Joyon detiene il record assoluto del giro del mondo in solitario, maturato nel 2008 sul trimarano Idec (57 giorni, 13 ore e 34 minuti).

Fu il vincitore del Golden Globe 1968 sul 32 piedi Suhaili, nel ‘94 vinse il Jules Verne con Blake e nel 2007, a 68 anni, compì un altro giro del mondo in solitario. Serve altro?

Robin Knox-Johnston ritratto all’arrivo del mitico Golden Globe 1968/69 a bordo del Suhaili, una ketch autocostruito in legno di soli 32 piedi: a 28 anni, diventò il primo uomo ad aver circumnavigato il globo in solitario e senza scalo, conquistando la fama in patria e all’estero. Passano gli anni e il lupo perde il pelo ma non il vizio: nel 1994 vince il Trofeo Jules Verne (giro del mondo più veloce senza scalo) sul catamarano Enza assieme a Peter Blake, nel 2007 a 68 anni si fa un altro giro del mondo in solitario. L’anno scorso, a 75 anni, è arrivato terzo alla Route du Rhum. Mito.

Un palmares ricchissimo, impreziosito dalla doppia vittoria del Trofeo Jules Verne, nel 2005 su Orange II e nel 2010 sul trimarano Groupama III con Franck Cammas.

Grande scrittore, velista ed esploratore: fu il primo “free-lance” che raccontava sui giornali dei suoi viaggi in barca. Sulla goletta Snark navigò 18 mesi in Pacifico.

Arriva seconda al Vendée Globe 2000/01, nel 2005 batte il record di Joyon (che si rifarà nel 2008) di circumnavigazione del globo in solitaria su B&Q/Castorama.

Il navigatore intraprese (senza portarla a termine perché ucciso alle Filippine nel 1521), quella che di fatto era la prima circumnavigazione del mondo sul Trinidad.

Forse è lui il capostipite della più grande famiglia di navigatori italiani. Prese parte alla mitica prima Whitbread del 1973/74 a bordo del 50 piedi CS&RB Busnelli.

Il simpatico velista milanese, ligure di adozione, è stato il primo italiano a vincere la Ostar in tempo reale, a bordo del trimarano autocostruito Cotonella Tri.

Il “romantico” per eccellenza. Nel 1965, sul Joshua compì la traversata Tahiti-Alicante, nel 1968 si ritirò dal Golden Globe e rimase in Polinesia per “salvare la propria anima”.

Il sardo, dati alla mano, è il solitario italiano che ha vinto più di tutti. Nel suo palmares, la Route du Rhum del 2010 e la Ostar 2013, vinte con il suo Open 50 Vento di Sardegna.

Viene chiamato all’ultimo alla Route du Rhum 2014, la vince e fa il record. Nel 2012 vince il Jules Verne sul maxi-tri Banque Populaire V: anche qui è record (che resiste).

Navigando per 800 miglia sulla scialuppa di 7 metri James Caird in Antartide, salva tutti e 27 i membri del suo equipaggio rimasti ad aspettarlo sulla nave stritolata dai ghiacci.

L’Endurance, bloccata nella banchisa dell’Antartide, nel 1915. La tre alberi con cui Ernest Shackleton e 27 membri dell’equipaggio intendevano raggiungere il Polo Sud venne abbandonata prima di venire letteralmente stritolata dalla pressione dei ghiacci e gli uomini usano le scialuppe per raggiungere l’Isola Elephant. Da lì, il 24 aprile Shackleton si lancia in un viaggio senza speranza a bordo di una scialuppa a vela di 7 metri fino alla Georgia del Sud, dove entra finalmente in contatto con alcuni balenieri. Ha percorso 800 miglia. Torna con i soccorsi dopo quattro mesi dove ha lasciato i suoi uomini e li salva tutti e 27.

A bordo del leggendario Spray, barca per la pesca alle ostriche da lui riconvertita, fu il primo uomo in assoluto a circumnavigare il globo in solitario, impiegando quasi tre anni.

A 70 anni, nel 2013, è diventata la più anziana donna a circumnavigare il mondo non-stop sul suo Najad 38 Nereida. Ci aveva già provato nel 2008 e nel 2010.

Il più famoso oceanico italiano salì alla ribalta alla Around Alone 1998/99 sull’Open 60 Fila. La vinse e salvò la vita alla velista Isabelle Autissier, rovesciatasi in Pacifico.

Fece scoprire la vela ai francesi. Nel 1964 vince la Ostar sul mitico Pen Duick II, nel ’76 con il Pen Duick VI. Vinse tante regate oceaniche e morì, da eroe, sparendo in mare.

Non è un astronauta, ma il grande Eric Tabarly a bordo del “trimarano volante” Paul Ricard, nel 1980. “La barca è il solo campo che mi seduce, che alimenta le mie idee innovatrici e quindi i miei progetti. Tutto ciò che può far aumentare la velocità e migliorare le prestazioni di una barca a vela su qualsiasi mare o con ogni tipo di vento, mi appassiona”, disse. Eric il Bretone è stato un grande navigatore, testimonial della vela (il presidente francese De Gaulle si congratulò con lui per “aver fatto conoscere la vela ai francesi”) e un altrettanto grande innovatore, sempre un passo avanti. Con il Pen Duick II vince la Ostar, nel 1967 si inventa la goletta in alluminio Pen Duick III e vince Fastnet e Sydney-Hobart, poi il trimarano del 1968 (con cui Colas vinse nel 1972 la Ostar) e la barca a zavorra mobile alla Transpac. E la lista potrebbe continuare…

La più giovane ad aver compiuto il periplo del globo in solitario senza scalo (sull’S&S 34 Ella’s Pink), in 210 giorni da Sydney a Sydney: arrivò tre giorni prima dei 17 anni.

Il genio delle microbarche. Nel 1980 doppiò Capo Horn su un 5,9 metri. Con Yrvind 1/2, 4,8 metri ha attraversato l’Atlantico dagli Stati Uniti all’Europa nel 2011.
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26 commenti su “Scopriamo i 40 marinai che hanno fatto la storia della vela. E perché”
scelgo Ambrogio Fogar perché sempre contestato e poco amato.
Ha sempre pagato per il suo modo di fare e di proporsi.
L’elenco non tiene conto delle enormi difficoltà economiche e organizzative che questi marinai hanno dovuto affrontare. Trovo assurdo che nella lista ci siano miliardari viziati affianco a veri e propri miti della navigazione d’altura…..
E Straulino?????
Buongiorno a tutti, continuate a segnalarci i vostri preferiti e chi secondo voi andrebbe inserito tra i grandi! Giusto una precisazione: nella lista abbiamo lasciato fuori i “regatanti puri” e i velisti olimpici, concentrandoci sulle grandi navigazioni! Buon vento a tutti! Io stesso aggiungerei alcuni nomi: François Gabart e Van Den Heede!
Vito Dumas!!!
Manca Joseph Conrad: il più grande scrittore di avventure marine. Così come Herman Melville (Moby Dick).
in assoluto scelgo Francis Chichester
tra gli italiano Ambrogio Fogar
Fogar di fesserie ne fece parecchie, però secondo me si riscattò con il suo comportamento irreprensibile dopo l’ incidente.
40 nomi sono pochi per un elenco del genere, degli italiani, ad esempio, rimangono fuori Fondacaro e soci, Carozzo, De Albertis e naturalmente Straulino.
Si nota anche la mancanza di Pascoli, e tanti altri che al momento non mi vengono in mente.
Troppi anche i nomi dei contemporanei, fortissimi sul piano tecnico ed anche atletico, ma che sono surclassati sul piano dell’ emotività, se non dell’ eroismo, dai nomi del passato, quelli delle imprese fino agli anni ’60, o al più ’70.
Dopo queste date non c’ è più storia, le grandi avventure sono finite, stroncate dalla tecnologia e dall’ incalzare dei mezzi di comunicazione che hanno tolto pathos al tutto.
Sir Ben Aslie
Ma, un certo Paul Elvstroem… vi dice niente?
Elvstrom…..”the Genius”……e Blondie Hasler……e tanti altri ancora……e i grandi timonieri di Coppa America, quella vera……..
Luciano Ladavas : il G.d.V.gli ha dedicato più pagine in due puntate
Bernard Moiteesier Sicuramente uno dei piu grandi, la vera essenza della vela d’altura senza sponsor centrava una isola nel Pacifico dopo 5000 miglia con una bussola un orologio e un sestante il mio mito!
Per me il più grande tra gli italiani è Alessandro Di Benedetto. La sua impresa, prima che la facesse, era una follia solo pensarla e credo che difficilmente qualcuno potrà ripeterla. In Italia non ha trovato i giusti riconoscimenti mentre in Francia è considerato un mito. Sono contento che almeno lo avete messo nell’elenco.
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Com.te Giovanni Ajmone Cat Navigatore Esploratore Antartico Italiano
A bordo del suo singolare bastimento a vele latine San Giuseppe Due nel 1969-1971 parti da Anzio alla volta dell’Antartide portando per la prima volta il tricolore nei mari del sud in un viaggio esplorativo. Nel 1973-1974 la Spedizione Antartica Scientifica Italiana patrocinata dalla MArina Militare e dalla Lega NAvale. Nel 2018 ricorre il cinquantenario al varo del veliero polare San Giuseppe Due. http://www.sangiuseppedue.it
C.te Giovanni Ajmome Cat (Italia)
Il primo Italiano in Antartide con una unità di 16 metri il San Giuseppe Due progettato e costruito nei cantieri Navali Palomba di Torre del Greco e iscritto l registro delle unità navali come nave maggiore. Due i viaggi intrapresi da Ajmone Cat, il primo esplorativo partito da Anzio il 27 Giugno del 1969 – 1971 e il secondo la Spedizione Antartica Esplorativa Italiana 1973-1974 eseguendo operazioni scientifiche nella Baia vulcanica di Deception patrocinate dalla Marina Militare e dalla Lega Navale .
Per la sua impresa fu insignito della medaglia d’oro di benemerenza Marinara e gli fù dedicata una baia da lui scoperta con il nome di Ajmone Cat Lake.
Vito Dumas?…
Tra i navigatori solitari che hanno fatto la storia, inserirei Vincenzo Sorrentino, nato a Castellammare di Stabia nel 1903, scomparso a Buenos Aires in data sconosciuta.
Negli anni venti intraprese il raid Castellammare Roma in canoa e l’anno successivo (1929) Napoli Roma ed infine la Roma Tripoli. Nel 1937 tentò la circumnavigazione del mondo, ma un incidente al piroscafo sul quale viaggiava, sempre in perfetta solitudine, lo costrinse a tornare a casa. I giornali dell’epoca esaltarono le sue imprese.
Descrivere Moitessier come “il romantico” e dire che “abbandona il giro del mondo per salvare la sua anima” è riduttivo come affermare che il movimento partigiano fosse spinto dal desiderio di tornare al bar a giocare a briscola.
Moitessier ha sempre capito che il viaggio esteriore rifletteva quello interiore, che trasformare un atto eroico e personale in un evento sportivo mercificato fosse sacrilego.
Per questo ha salvato la sua anima. E comunque il primo giro del mondo è il suo, che chè ne voglia dire il Sunday times, banditore della regata, e tutti gli altri che pensano di cogliere l’essenza definendone i confini.