Bufera sull'UCINA, le grandi aziende sono uscite. E ora?

IL REGALO PERFETTO!

Regala o regalati un abbonamento al Giornale della Vela cartaceo + digitale e a soli 69 euro l’anno hai la rivista a casa e in più la leggi su PC, smartphone e tablet. Con un mare di vantaggi.

imageL’UCINA (la Confindustria nautica) è nella bufera. Domani ci saranno le elezioni del nuovo presidente: elezioni “finte”, visto che il candidato è uno solo, Carla Demaria, presidente di Montecarlo Yachts e del gruppo Beneteau. Lamberto Tacoli, presidente pro tempore dopo le dimissioni di Massimo Perotti e altro candidato, ha ritirato la propria candidatura dopo che, a sorpresa, ieri dieci aziende, tra cui grandi realtà, hanno deciso di uscire da UCINA non sentendosi “rappresentate”. Tra queste, CRN, Azimut Benetti, Ferretti e Apreamare. Secondo UCINA, la scelta “è stata azionata nel momento in cui le imprese recedute si sono rese conto che il loro candidato non avrebbe raccolto i consensi necessari”.

Ucina ricorda che il Consiglio Direttivo dell’associazione aveva raccolto tramite i Saggi le manifestazioni di voto dei Soci che si erano espressi per il 70% a favore di Carla Demaria (Montecarlo Yachts) e per il 15% a favore di Lamberto Tacoli, del gruppo CRN (15%). Ciò nonostante aveva deciso di presentare le due candidature all’assemblea.

IL “J’ACCUSE” DEI FUORIUSCITI
In questa lettera, i fuoriusciti da UCINA espongono le loro ragioni e attaccano direttamente la candidatura di Carla Demaria (oltre che il ruolo di UCINA, secondo loro ridotto a un mero organizzatore del Salone Nautico di Genova)

“Gentili Associati,

Vi scriviamo per comunicarvi la nostra decisione, particolarmente sofferta, di uscire dall’Associazione e per spiegare a voi, cari Colleghi, prima che ad altri, le ragioni di tale decisione.

Da tempo ormai non ci sentiamo più rappresentati da UCINA, pur essendo le nostre aziende realtà di rilievo in termini di valore – non solo economico – per la storia, la dimensione, l’importanza e il prestigio internazionale della Nautica Italiana.

Non ci sentiamo rappresentati, in primo luogo, in quanto non è più possibile trovare all’interno dell’Associazione un terreno aperto al dibattito, elemento indispensabile per prendere in considerazione un cambiamento di orizzonte e di operatività che, prevalendo su posizioni individuali, dovrebbe mirare all’interesse collettivo. Alcuni di noi hanno avanzato proposte costruttive per un’evoluzione dell’Associazione, che sono state messe in discussione per la forma invece di essere valutate nella sostanza e affrontate in un dibattito privo di pregiudizi, che sembra non essere più percorribile nemmeno in seno al Consiglio.

Non siamo disposti ad alimentare una dinamica controproducente per tutto il Settore attraverso un’Associazione spaccata in opposte fazioni. Esprimiamo interessi molteplici, ma non è dividendoci in opposte fazioni che daremo risposta a tali varietà di esigenze; l’obiettivo di un’Associazione di categoria deve essere e rimanere il perseguimento del mutuo interesse. Non saremo noi a rappresentare una di queste fazioni.

Riteniamo inoltre che il fine dell’Associazione non possa e non debba essere incentrato in via prevalente all’organizzazione del Salone Nautico di Genova. La Nautica Italiana, di cui ogni Azienda associata, a prescindere dalla dimensione e fatturato, è eccellente espressione, si merita ben di più: un’azione illuminata che dovrebbe diventare efficace a livello nazionale ed internazionale, come quelle di altre Associazioni omologhe in altre categorie.

Ci teniamo a precisare che la nostra scelta di uscire dall’Associazione non ha nulla a che vedere con la partecipazione al prossimo o ai futuri Saloni di Genova; questa decisione rimarrà a discrezione delle singole Aziende associate e non.

La Nautica Italiana, con tutte le sue aziende piccole o grandi che siano, rappresenta uno dei fiori all’occhiello del nostro straordinario Paese che tutti noi, col nostro lavoro quotidiano, cerchiamo di difendere e promuovere nel Mondo. Troviamo incongruente il fatto che UCINA, e quindi il Made in Italy, possa essere rappresentata da un manager, per quanto preparato e rispettabilissimo, che è espressione organica di un importante gruppo straniero che ha solo minimi interessi in Italia ed i cui stabilimenti produttivi, livelli di impiego e creazione di indotto sono concentrati in un Paese concorrente del Sistema Italia. Che credibilità avremmo all’estero?

Per queste ragioni, abbiamo deciso di rassegnare le nostre dimissioni dall’Associazione. Con il rammarico per il risultato, ma l’orgoglio e la consapevolezza di aver promosso un’azione per il bene comune della Nautica Italiana, la scelta di lasciare per non voler dividere, che – ne siamo certi – molti di voi apprezzeranno, è un gesto di saggezza e di rispetto per tutte le aziende, gli imprenditori e i manager di questo comparto

Con i nostri più cordiali saluti.

Firmano:
Apreamare
Arcadia Yachts
Azimut Benetti Group
Baia
Crn
Ferretti Group
Maltese
Marina di Varazze
Mase Generators
Salpa

E ORA?
Tante le ipotesi possibili dopo questa scissione. Tra queste anche la nascita di un’eventuale “UCINA 2”. Un pasticcio molto italiano…

Condividi:

Facebook
Twitter
WhatsApp

1 commento su “Bufera sull'UCINA, le grandi aziende sono uscite. E ora?”

  1. Pingback: Carla Demaria è il nuovo presidente di un'UCINA in tumulto

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Iscriviti alla nostra Newsletter

Ti facciamo un regalo

La vela, le sue storie, tutte le barche, gli accessori. Iscriviti ora alla nostra newsletter gratuita e ricevi ogni settimana le migliori news selezionate dalla redazione del Giornale della Vela. E in più ti regaliamo un mese di GdV in digitale su PC, Tablet, Smartphone. Inserisci la tua mail qui sotto, accetta la Privacy Policy e clicca sul bottone “iscrivimi”. Riceverai un codice per attivare gratuitamente il tuo mese di GdV!

Una volta cliccato sul tasto qui sotto controlla la tua casella mail

Privacy*


In evidenza

Può interessarti anche

Torna in alto