“Costruire una barca e costruire un violino, o un violoncello, è abbastanza la stessa cosa. Perché la barca è un ventre, o un orecchio forse, in cui risuona tutto il mondo circostante”. “La barca riconosce subito gli uomini che non fingono. Ci sei, non ‘ci fai’. Una dimensione assolutamente concreta”. A parlare è il famoso giornalista e scrittore triestino Paolo Rumiz, voce narrante in un breve ed emozionale documentario (realizzato da APZ Media) dedicato alla sua città natale e alla Barcolana. Nel filmato (che potete vedere sul nostro sito, digitando nella casella di ricerca “Paolo Rumiz”) è illustrata l’iniziativa “Come nasce una barca”, ovvero l’ambizioso progetto (perfettamente riuscito) di realizzare nelle due settimane antecedenti la Barcolana una nuova imbarcazione a vela in legno. L’idea è nata da una chiacchierata tra il presidente della Società della Vela Barcola Grignano Mitja Gialuz e Claudio Demartis, deus ex machina di numerose iniziative veliche triestine, ha visto il coinvolgimento di Rumiz in qualità di testimonial e di due maestri d’ascia, Mario Mallardi e Federico Lenardon, per quanto riguarda la parte pratica.
UNA BARCA A TEMPO RECORD
Mallardi, del Cantiere Alto Adriatico, si è occupato della parte pratica, mentre Lenardon, attualmente in proprio dopo aver collaborato per anni con lo stesso cantiere, ha curato la progettazione e la direzione dei lavori: “L’idea”, spiega Lenardon, 50 anni, unico allievo di Carlo Sciarrelli e un’esperienza più che trentennale nella costruzione di barche in legno, “ha preso vista pochi mesi a ridosso della Barcolana. Dalla presentazione del progetto al varo sono passate soltanto cinque settimane, un record assoluto”. E così è nata Spigola, un 4 metri (largo 1,66 e pesante 50 kg) in compensato marino di mogano minimale e non privo di eleganza: “La realizzazione del formatore e la posa delle paratie strutturali sono avvenute in cantiere, la costruzione finale dello scafo è proseguita all’ex Pescheria lungo le rive triestine, non mancando di attirare frotte di curiosi e appassionati. Un grande successo di pubblico che è servito a far conoscere il mondo e le professionalità che stanno dietro alla realizzazione di una barca”.
PAROLA D’ORDINE: SEMPLICITÀ
“La filosofia che sta dietro al progetto”, prosegue Lenardon, “è improntata alla massima semplicità e alla funzionalità. Abbiamo cercato di creare un’imbarcazione che potesse essere venduta in kit, in modo tale da dare la possibilità a chiunque di costruirla contenendo i costi”. Spigola è una deriva che, completa di vele e albero in carbonio in due pezzi (alto 5,80 m, superficie velica 8,20 mq), dovrebbe costare intorno ai 5.500 euro Iva esclusa. “Alla Barcolana abbiamo varato il primo esemplare, ora ne abbiamo un’altra in costruzione: speriamo di realizzarne tante, il potenziale c’è tutto affinché possa diventare, in futuro, un’imbarcazione in grado di far classe e attirare l’interesse di numerosi aficionados”.
UN OPTIMIST MULTIUSO PER ADULTI
“È stata pensata per un triplice utilizzo: a vela, a motore (con un piccolo fuoribordo elettrico che può essere montato sullo specchio di poppa, in compensato nobilitato con teak) e a remi, diventando così anche una piccola barca da pesca lagunare”. Lenardon la considera una sorta di Optimist per adulti: “A differenza delle derive che si trovano sul mercato, Spigola non richiede nessuna esperienza, le manovre sono ridotte all’osso e presenta una stabilità fuori dal comune. Ben sopporta gli spostamenti a bordo senza rollare eccessivamente. Anche il numero di pezzi che compongono la barca è del tutto simile a quello di un Optimist”.
SCAFO CLASSICO, FORME MODERNE MA NON TROPPO
La barca è dotata di panchetta centrale in prossimità della cassa di deriva e di poppa, ed è completamente “vuota”. L’ampia spaziosità a bordo è garantita dall’armo, con l’albero decisamente appruato: “Ma caratterizzato da un’inclinazione importante verso poppa”, tiene a sottolineare Lenardon, “in modo tale da arretrare al punto giusto il centro velico”. La forma dello scafo, invece, differisce completamente dall’Optimist, progettato nel lontano 1947 da Clark Mills. In questo caso, la scelta della fonte di ispirazione è più moderna, ma non troppo: “Se vogliamo, le linee dello scafo ricordano un poco i primi modelli di 18 piedi australiano, ma con una leggera V determinata dalla costruzione in compensato marino (da qui il nome Spigola: che richiama sia l’acquaticità del pesce, che la forma spigolosa, ndr). Insomma, una barca dei nostri tempi ma realizzata con tecniche antiche, a mano, secondo la tradizione tipica dell’Alto Adriatico”.
1 commento su “Spigola, storia di una barca a tempo di record”
Pingback: Luciano Gavazzi, ovvero il compianto "signor Vaurien"