“Ill n’y a que les montagnes qui ne se rencontrent pas”. Solo le montagne non si incontrano mai. Così un marinaio francese saluta Mario Bonomi a La Gomera alle Canarie, all’inizio del suo viaggio intorno al mondo a bordo di Amaltea, un ketch di ventun metri. I due si rincontrano per caso, quasi tre anni dopo, alle Azzorre. Come dire: solo coloro che stanno fermi in un luogo non si ritrovano. Uno dei significati più profondi del navigare per Mario Bonomi. La stessa cosa gli capita con un navigante incontrato a L’Avana nel 2000 e rivisto nel 2005 a Rio de Janeiro e nel 2008 alle Azzorre, con un marinaio conosciuto a Santiago de Cuba nel 2003 che ritrova un mattino di luglio del 2009 ormeggiato di fianco a lui nel porto di Tinos in Grecia. Pura casualità? Mario Bonomi non è di questo avviso: “I contatti umani sono importanti, soprattutto quando si naviga. I rapporti fra naviganti sono, oltre che appaganti, facilitati dalla grande passione per la vita sugli oceani che li accomuna, li avvicina, che abbatte barriere cha a terra tengono gli uomini lontani gli uni dagli altri: barriere fatte da condizioni economico-sociali, politiche, religiose, culturali e di età. Il mare forma un popolo a sé, vario, inquieto, curioso, vero e legato da un filo invisibile”. Questa rete di persone che vivono per navigare si riconoscono in una sorta di cittadinanza degli Oceani che vive secondo regole proprie.
LA BARCA COME MICROCOSMO
Se gli oceani possono essere paragonati a una grande nazione fluttuante di cittadini-navigatori, l’equipaggio di una barca è un microcosmo che deve sopravvivere grazie all’equilibro delle persone che lo formano. Quando l’amore per la barca a vela coincide con quello per le lunghe navigazioni, la scelta dell’equipaggio con cui intraprendere il viaggio è di fondamentale importanza. Mario Bonomi ha alle spalle le miglia necessarie per dare qualche buon consiglio su come selezionare le persone da invitare a bordo, delineando un interessante quadro psicologico delle personalità che è meglio evitare di imbarcare. “Gli equilibri a bordo possono essere messi a dura prova dagli spazi limitati e da condizioni di navigazione a volte disagevoli. Sono da preferire uomini e donne che non presentino aspetti caratteriali che complichino le relazioni interpersonali, meglio se provvisti di una certa esperienza di vela. Sono invece da evitare persone troppo ansiose, fragili psicologicamente, ma anche individui che abbiano un’eccessiva tendenza a imporsi”.
IL SOGNO DI UN RAGAZZO
Un ragazzino seduto su una spiaggia della riviera romagnola che scruta il mare sognando di essere a bordo di una di quelle barche a vela che navigano verso l’orizzonte. Immagino così l’inizio della storia d’amore tra Mario Bonomi e la vela. Un sogno che diventa sempre più reale sfogliando le riviste di nautica e immaginando di partire con una di quelle barche viste in fotografia e che offrivano tutto l’essenziale per vivere a bordo. Mario, affascinato dai cutter romagnoli che imbarcavano turisti, riusciva ogni tanto a farsi portare. Fino al giorno della sua prima esperienza in mare da solo con un “moscone” che noleggiavano nel “bagno” che frequentava insieme alla famiglia: con le poche cognizioni acquisite sui cutter riuscì ad allontanarsi dalla costa e a ritornare. Da quel momento non si è più fermato. Arriva così la prima barca, e poi altre, seguite da un fortunato periodo di regate, insieme alle tante navigazioni in Mediterraneo e, agli inizi degli anni ’90, le prime traversate oceaniche. Poi nei primi anni 2000, posto termine alla sua attività di imprenditore, Mario Bonomi parte con degli amici per una crociera invernale ai Caraibi che si trasformerà nel suo primo giro del mondo a bordo del cutter ketch Amaltea. Un viaggio di 50.000 miglia, durato tre anni e quindi, dopo il rientro nel Mediterraneo, la partenza nel 2006 per la circumnavigazione dell’America Latina, passando per i canali cileni, lungo quella che era stata la rotta di Darwin. Oggi Amaltea staziona in Grecia in attesa di scoprire i programmi futuri del suo instancabile armatore che sogna di poter navigare tra i ghiacci dell’Antartide.
QUESTE SONO LE BARCHE PER NAVIGARE LONTANO
Per affrontare con tranquillità lunghe navigazioni e vivere comodi a bordo è sufficiente, secondo Mario Bonomi, un buon 35 piedi di solida costruzione. Sono in linea di principio da preferire imbarcazioni prodotte da cantieri noti e la cui realizzazione non sia caratterizzata da mire velocistiche. Meglio barche usate, da rimettere a posto meticolosamente. Se si prevede una navigazione con equipaggio ridotto a due o tre persone è opportuno che la barca non ecceda i 45/48 piedi. Gli Hallberg Rassy, gli Amel, i vecchi Swan, i Dufour della prima generazione , tra le italiane alcuni Alpa e i Koala della Nordcantieri. Amaltea (foto 4), la barca di Mario Bonomi, è un ketch cutter realizzato dai Cantieri di Pisa su scafo e coperta prodotti in serie dalla ditta inglese Halmatic e utilizzati in passato dalla Camper&Nicholson per la realizzazione di una piccola serie di 70 piedi. Acquisito da Mario Bonomi è stato sottoposto a un refitting totale presso i Cantieri Serigi (quelli dei Solaris). Amaltea è lunga 21,35 m, larga 5,15,
PREPARAZIONE DELLA BARCA
Un controllo a tutte le parti soggette a usura è irrinunciabile. Particolare attenzione va rivolta all’albero e a quanto lo sostiene, sartie e lande, ma anche alle pulegge di testa d’albero. Un’attenzione non minore va rivolta al sistema di governo. Utile un secondo timone di rispetto a barra da applicare sullo specchio di poppa. Pressoché necessario il timone a vento, ve ne sono di ottima qualità ma nessuno, secondo Bonomi, eguaglia il Mustafà di Malingri (foto sotto) e almeno un pilota automatico elettrico. Vanno inoltre valutati i consumi di energia e installati sistemi di ricarica adeguati come pannelli solari e generatore a vento. Ci si deve dotare di utensili adeguati e delle parti di ricambio più importanti come iniettore, alternatore di rispetto, lampadine e fusibili, filtri.
TRE LUOGHI IMPERDIBILI
L’estremo sud dell’America Latina è certo una meta imperdibile, così come l’Antartide e, per citare un luogo nei tropici, l’ampia zona fra le Fiji, le Vanuatu, le Banks e la Nuova Zelanda. Mario Bonomi sottilinea come durante il suo giro del mondo aveva spesso la sensazione di non avere il tempo necessario per conoscere i luoghi delle soste. Per strano che possa sembrare, tre anni per un giro del mondo sono davvero pochi.
1 commento su “BEST OF 2014 – Navigare lontano: "Solo le montagne non si incontrano mai"”
Complimenti !! E.. Meno male che esistono persone così !! Contribuiscono a rinforzare i nostri sogni e progetti .