BEST OF 2014 – Speciale Refit – Non cambi la barca? Allora falla nuova! #2
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La coperta è sicuramente il settore nel quale un intervento di refit può essere davvero incisivo. È possibile infatti ripensare e ottimizzare il piano di coperta a seconda delle esigenze: togliere peso, ripensare le manovre, modernizzare l’attrezzatura, cambiare il teak. Rendere nuova la coperta significa quindi ricreare una sorta di verginità della barca, per avere un’innovazione non solo nei materiali, ma anche nel concetto.
WINCH IN ESUBERO
Tra gli interventi più comuni sicuramente c’è la rimozione di alcuni winch, che spesso sulle barche di quindici-venti anni fa, sono in esubero, e che possono essere oggi sostituiti con stopper per avere il piano di coperta più pulito e zone di relax più ampie. Oggi infatti la tendenza è quella di avere in coperta pochi winch ben dimensionati e potenti, sei nella maggior parte dei casi: due per drizze e amantiglio, i due più potenti con self tailing per la vela di prua, due per spi, randa ed eventuali sartie volanti. Come abbiamo già visto, la riduzione del numero di winch in coperta è anche merito dell’utilizzo di stopper che permettono di bloccare le scotte e le cime a monte del verricello, in modo da liberarlo e renderlo utilizzabile per altre manovre. Si può prendere in considerazione anche di sostituire i winch originali con quelli elettrici. Osteriggi sempre più a filo coperta Un altro intervento molto diffuso e di impatto nel rivoluzionare la coperta di un’imbarcazione è il cambio degli osteriggi: acquistarne di nuovi è una grande opportunità per migliorare l’aspetto e la funzionalità della barca. Oblò Ocean possono per esempio sostituiti con modelli Low Profile o a filo coperta, anche in questo caso il risultato sarà una coperta più pulita e libera da ingombri. Si possono scegliere poi osteriggi di vetro, in acrilico o in plexiglass di colore diverso per ridurre il bagliore dei raggi ultravioletti sotto coperta o uno rafforzato con solide maniglie se navigate a medio/lungo raggio. Ricordate che sono necessarie alcune modifiche strutturali se allargate molto un osteriggio o se ne installate uno dove prima non c’era. La superficie degli osteriggi è spesso scivolosa: esistono però diversi tipi di nastri autoadesivi antiscivolo, anche trasparenti, da mettervi sopra per evitare di sdrucciolare.
SOSTITUIRE IL TEAK O PASSARE ALLA PLASTICA
Stesso discorso vale per barche un po’ vecchiotte che armano ancora il “babystay”: con un buon lavoro in cantiere lo stralletto di prua può essere rimosso irrigidendo l’albero e guadagnando spazio e leggerezza. Discorso a parte va fatto per il calpestio di coperta rivestito in teak: la completa sostituzione di questo prezioso legno in coperta è molto costosa, soprattutto se, per avere un risultato che duri nel tempo, ci si affida alla maestria di un bravo artigiano. Sono sempre più gli armatori che scelgono di togliere il teak e di tornare alla coperta in vetroresina perché pesa meno e richiede meno manutenzione. Ci sono diverse possibilità di colori e “grane” dell’antiscivolo da applicare in coperta, a seconda dell’utilizzo che si fa della barca. Tuttavia ricorda il nostro esperto Grazio Basile: “Una coperta in ‘plastica’ scalda spesso come e forse più del teak, il vero vantaggio ovviamente è in termini economici. Un consiglio che posso dare, se si vuole mantenere la coperta in teak è quello di prendere in considerazione la sostituzione con un materiale sintetico simil-teak (tipo Estech) di cui non si percepisce la differenza dall’originale, dura molto di più e offre un’eterogenea scelta riguardante la geometria delle doghe e i colori”.
SCAFO E ANTIVEGETATIVA
“La verniciatura dello scafo è una delle operazioni in assoluto più complesse” – ci racconta Grazio Basile “due barche con le stesse caratteristiche possono avere preventivi molto diversi. Valutazioni così lontane sono dovute a diverse tipologie di lavorazione a seconda dei materiali utilizzati, dei tipi di vernice impiegati nei lavori e dei cicli di lavorazione previsti. Il mio consiglio è quello di rivolgersi a dei professionisti e di non farsi prendere dall’istinto di spendere meno, ma piuttosto approfondire bene tutte le specifiche: quali sono i processi che si andranno a fare e assicurarsi di comparare correttamente i diversi preventivi, perché molte volte si crede di risparmiare, ma nella realtà il lavoro dura molto meno. La verniciatura comporta diversi costi accessori: c’è chi crede non sia necessario disalberare e che sia sufficiente portare la barca sotto un telo, con l’inconveniente che spesso non si riesce a riscaldare bene l’ambiente e da mattina a sera ci sono dei delta termici esagerati che rovinano il lavoro. Vale quindi la pena spendere di più per non dover rifare questo lavoro ogni tre anni”. Una possibile alternativa alla verniciatura degli scafi di dimensioni contenute è il wrapping: una tecnica che consente di proteggere lo scafo grazie a pellicole adesive di altissima qualità che vengono applicate velocemente e con dei costi inferiori a quelli di verniciatura.
ANTIVEGETATIVA: PRESTAZIONI O DURATA NEL TEMPO?
Per quanto riguarda l’antivegetativa la prima cosa da chiedersi è: “Che tipo di aspettative ho dall’antivegetativa che andrò a scegliere?” Se quello che si va cercando sono delle alte prestazioni, perché si prevede una stagione di regate, il consiglio è quello di utilizzare la matrice dura; se invece l’utilizzo che farete della barca sarà crocieristico, senza l’ansia di fare qualche decimo di nodo in più e avete come esigenza primaria quella di non dover mettere mano alla carena per lungo tempo, allora la scelta migliore è quella dell’autolevigante. Nelle richieste di applicazione dell’antivegetativa anche qui si andrà incontro a preventivi molto diversi: c’è chi posiziona il prodotto nuovo sopra quello vecchio senza l’opportuna carteggiatura, con il risultato che nel giro di quattro o cinque anni si andrà a formare una crosta che inevitabilmente si scrosterà. Prima di applicare il prodotto nuovo bisognerebbe invece carteggiare via quello vecchio e poi passare quello nuovo: in questo modo la crosta non si creerà prima di dieci-dodici anni. Comunque, è consigliabile portare ciclicamente la carena a zero, ovvero eliminare totalmente tutti gli strati della vecchia antivegetativa.
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