Hallberg Rassy fa il bis a Santa Margherita
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Se siete degli appassionati di lunghe navigazioni e la barca a vela per voi rappresenta soprattutto viaggio e avventura, la conferma del cantiere svedese alla terza edizione del TAG Heuer VELAFestival di Santa Margherita, è una ragione in più per la quale non potete assolutamente mancare. Gli Hallberg Rassy sono infatti scafi per navigare ovunque con a bordo tutto il necessario per vivere e non fermarsi mai, ideali per i veri appassionati del viaggio via mare. Barche mitiche che sanno far sognare a qualsiasi età, come la storia di Pier Paolo e Anna Appiani due signori milanesi di 71 anni che hanno alle spalle due giri del mondo in barca, sempre a bordo di un Hallberg Rassy.
UNA GRANDE STORIA D’AMORE
Lui titolare di un’impresa di materiale per la galvanotecnica, lei volontaria all’istituto oncologico di Milano. Sono sempre stati innamorati del mare (appassionati subacquei, si sono immersi in ogni parte del globo): il primo contatto con la vela avviene trentacinque anni or sono alla scuola VelaMare nel Golfo dei Poeti, davanti a La Spezia e Portovenere.
MA COSA GUADAGNO A FARE?
Quando Pier Paolo compie 50 anni, capisce che i guadagni derivanti dalla sua attività non hanno valore se non possono essere goduti: assieme alla moglie si toglie la paura del grande largo percorrendo in barca la rotta Azzorre-Italia con la scuola dello skipper vicentino Carlo Venco, poi compra la prima barca, un Comet 8.50 “da battaglia”. “Lo abbiamo tenuto un anno, per fare pratica in Tirreno, da Rapallo all’Elba”. Con tanto di episodi fantozziani: “Ricordo che non ci funzionava la marcia indietro – racconta Anna – e che avevamo il tender decisamente sproporzionato, perché era il gommone che utilizzavamo per l’attività subacquea: insomma, ormeggiare in porto era un vero macello!”.
STREGATI DA HALLBERG-RASSY
Nel 1996 Pier Paolo e Anna salgono a bordo di un Hallberg-Rassy e scatta il colpo di fulmine per questo tipo di imbarcazioni: acquistano un HR 35 ‘vecchio stile’, di quelli a carena lunga, e affrontano il Golfo del Leone: “Non ci eravamo bene informati sul meteo – ricorda Anna – e ci siamo beccati sul muso un maestrale da paura. Dovevamo andare a Barcellona, e invece stavamo finendo quasi alle Baleari! Per fortuna dopo Capo delle Croci il vento è leggermente diminuito e siamo riusciti ad arrivare nel porto della capitale. Ma se siamo qui a raccontarvelo, il merito è solo della solidità della barca!”. Certe esperienze ti pongono davanti a un aut-aut: o te la fai sotto e la pianti con la vela, o decidi di consacrarti alla vita di mare. I due fanno la loro scelta, acquistando un Hallberg-Rassy 42 a bordo del quale mettono per la prima volta il ‘muso’ in Atlantico da soli, navigando dalla Liguria a Madera. “All’epoca stavo facendo le ‘prove generali’ per la pensione – spiega Pier Paolo – e ci concedevamo vacanze molto lunghe. Nel 1999 prendemmo parte alla ARC perché volevamo passare il capodanno del 2000 ai Caraibi: subito dopo siamo saliti verso le Bermuda e da lì abbiamo fatto rotta sulle Azzorre. Abbiamo preso la più grande ‘scoppola’ della nostra carriera di crocieristi, con venti di 47 nodi e, ahinoi, il pilota automatico rotto. Ci sanguinavano le mani. A un certo punto ci siamo ritrovati nell’occhio del ciclone: il sole sopra di noi, attorno la tempesta, un mare agitatissimo ma non un alito di vento. Una situazione surreale. Dalle Azzorre a Lisbona, poi, il vento è sempre stato molto forte ma per fortuna navigavamo alle andature portanti”. “Ti ricordi, Topo – lo interrompe affettuosamente Anna – c’era così tanto vento che andavamo solo con il tendalino!”.
IL PRIMO GIRO DEL MONDO
L’Atlantico è bello, ma dopo un po’ stufa: “A bordo di un Grand Soleil di amici abbiamo rifatto l’Atlantico – racconta Anna – poi su un’altra barca ci siamo avventurati nel canale di Panama per arrivare in Pacifico e abbiamo raggiunto le Galapagos. ‘Si può fare’, ci siamo detti: abbiamo venduto il 42 e deciso di acquistare un HR 45, con il quale ci siamo iscritti al Blue Water Rally 2003 (il rally non competitivo nato nel 1997 che, in sei mesi, porta i partecipanti in un giro del mondo dalle Canarie a Creta, che ora non esiste più): una bella manifestazione, organizzata all’inglese, ma ci ha lasciato insoddisfatti. Troppo veloce, non c’era tempo per godersi i luoghi”.
SEI ANNI INTORNO AL MONDO
Se vuoi conoscere popoli e luoghi non devi avere fretta: Pier Paolo e Anna stanno bene economicamente, possono organizzarsi in modo tale da avere tanto tempo libero e non si lasciano scappare l’occasione: si lanciano in un giro del mondo a bordo dell’Hallberg-Rassy 48 Talismano, comprato in occasione del quarantesimo anniversario di matrimonio. Stanno a zonzo per le acque del globo dal 2006 al 2011, tornando saltuariamente a Milano: “Dalla Liguria siamo andati alle Canarie – spiega Pier Paolo – dove ci siamo uniti al rally Iles du Soleil: siamo stati a Dakar, poi abbiamo attraversato l’Atlantico fino al Brasile, dove abbiamo toccato Salvador de Bahia, l’isola di Fernando de Noronha, uno dei più bei posti del mondo, poco turistico e selvaggio. Abbiamo risalito anche il Rio delle Amazzoni passando per gli affluenti e visitando posti incredibili. Scesi a sud verso Trinidad, ci siamo separati dal resto della flotta e abbiamo attraversato lo stretto di Panama: da lì Galapagos, San Blas, Les Roques: un posto più bello dell’altro. La traversata pacifica ci ha portato alle Marchesi (che bella Nuku Hiva!) e alle Tuamotu: abbiamo visto tutto quello che c’era da vedere. Siamo andati a Vanuatu, Tonga, Nuova Zelanda, siamo risaliti alle Fiji e dalla Nuova Caledonia siamo andati a Sydney percorrendo la costa australiana. Ci siamo poi aggregati all’edizione 2011 del Blue Water Rally: saremmo stati più sicuri nel tratto che ci separava dal Mediterraneo, il più pericoloso”.
LA STRAGE DEI PIRATI
E invece andò malissimo: “Fu l’edizione in cui, al largo delle coste dell’Oman, i pirati rapirono quattro americani che partecipavano al rally con il loro 58 piedi, il Quest. Arrivarono i soccorsi USA ma, la dinamica dei fatti non è ancora chiara, trovarono a bordo i quattro cadaveri. A noi è andata di fortuna, invece che circumnavigare le coste dell’India abbiamo puntato direttamente sull’Oman dalle Maldive. Una volta a Salalah, abbiamo caricato la nostra barca su un cargo diretto in Turchia. Da lì Marmaris, le isole greche, la Sicilia e poi il ritorno a Lavagna”.
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3 commenti su “Hallberg Rassy fa il bis a Santa Margherita”
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