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Il primo che ha dimostrato che anche un uomo normale, senza grande esperienza velica, può realizzare un’impresa. Ex assicuratore a Milano, Fogar con una passione infinita per l’avventura, era partito dal porto di Castiglione della Pescaia la mattina del 1º novembre del 1973, a bordo del suo “Surprise”, un 11 metri in legno che poi diventò famoso come lui. Non esistevano telefonini o i Gps satellitari, e per rimanere in contatto via radio ci si doveva attrezzare con le rice-trasmittenti e stare in attesa dei ponti radio degli amici sparsi per il mondo per avere qualche notizia. Tornò 400 giorni dopo, il 7 dicembre 1974 a Castiglione della Pescaia acclamato come un eroe. Ad aspettarlo migliaia di persone.
Sino al 9 gennaio a Castiglione della Pescaia è aperta una mostra a lui dedicata (Per informazioni tel. 0564 933678).
CHI E’ AMBROGIO FOGAR

Nel 1975 dà alle stampe per Rizzoli il libro “400 giorni intorno al mondo”, dove narra la sua avventura. Il Giornale della Vela, svela l’inganno: il libro presenta un capitolo quasi interamente copiato dal volume datato 1963 “Trekka intorno al mondo” del canadese John Guzzwell. Le pagine della nostra rivista sono teatro di un acceso dibattito: Fogar ammette di aver copiato, ma si preoccupa soprattutto di rivendicare l’autenticità della sua impresa. Nel 1977 Fogar parte con il Surprise per un viaggio da Buenos Aires a Capo Horn assieme all’amico giornalista Mauro Mancini. Il 19 gennaio del ’78 l’imbarcazione affonda, attaccata dalle orche, e i due si mettono in salvo sulla zattera autogonfiabile, senza acqua né cibo. Il 2 aprile i naufraghi sono raccolti da un cargo greco, ma Mancini non ce la fa. Si punta il dito contro Fogar, colpevole di aver “costretto” il giornalista a partecipare all’impresa. Una lettera apparsa sul Corriere della Sera nel 2010, scritta da Mancini prima della morte, dipinge Ambrogio come un uomo coraggioso, equilibrato e buono, liberandolo dai sospetti di essere un egocentrico eterno cacciatore di notorietà. Fogar muore nel 2005.
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