Sono passati solo quarant’anni da quando il primo italiano, Ambrogio Fogar, compì il giro del mondo in solitario al contrario “contro vento” con una barca a vela di undici metri, da est a ovest, ma sembra un’eternità. E, sbagliando, il mondo della vela ha dimenticato di ricordare che Fogar è il “papà” di tutti i navigatori italiani, il primo personaggio che ha fatto conoscere la vela agli italiani, prima di Azzurra, Moro di Venezia e Luna Rossa.
Il primo che ha dimostrato che anche un uomo normale, senza grande esperienza velica, può realizzare un’impresa. Ex assicuratore a Milano, Fogar con una passione infinita per l’avventura, era partito dal porto di Castiglione della Pescaia la mattina del 1º novembre del 1973, a bordo del suo “Surprise”, un 11 metri in legno che poi diventò famoso come lui. Non esistevano telefonini o i Gps satellitari, e per rimanere in contatto via radio ci si doveva attrezzare con le rice-trasmittenti e stare in attesa dei ponti radio degli amici sparsi per il mondo per avere qualche notizia. Tornò 400 giorni dopo, il 7 dicembre 1974 a Castiglione della Pescaia acclamato come un eroe. Ad aspettarlo migliaia di persone.
Sino al 9 gennaio a Castiglione della Pescaia è aperta una mostra a lui dedicata (Per informazioni tel. 0564 933678).
CHI E’ AMBROGIO FOGAR
Vulcanico avventuriero, Fogar nasce a Milano nel 1941. Appassionato di volo, durante un lancio con il paracadute subisce un grave incidente, salvandosi per un pelo. Passa alla vela e alla navigazione: nel ’72 attraversa l’Atlantico del nord in solitario, per buona parte senza l’uso del timone. Tra il novembre del ’73 e il dicembre del ’74, con lo sloop di 11 metri Surprise compie la circumnavigazione del globo da est verso ovest (contro i venti portanti), entrando, primo tra gli italiani, nel gotha dei grandi navigatori solitari come Slocum e Chichester.
Nel 1975 dà alle stampe per Rizzoli il libro “400 giorni intorno al mondo”, dove narra la sua avventura. Il Giornale della Vela, svela l’inganno: il libro presenta un capitolo quasi interamente copiato dal volume datato 1963 “Trekka intorno al mondo” del canadese John Guzzwell. Le pagine della nostra rivista sono teatro di un acceso dibattito: Fogar ammette di aver copiato, ma si preoccupa soprattutto di rivendicare l’autenticità della sua impresa. Nel 1977 Fogar parte con il Surprise per un viaggio da Buenos Aires a Capo Horn assieme all’amico giornalista Mauro Mancini. Il 19 gennaio del ’78 l’imbarcazione affonda, attaccata dalle orche, e i due si mettono in salvo sulla zattera autogonfiabile, senza acqua né cibo. Il 2 aprile i naufraghi sono raccolti da un cargo greco, ma Mancini non ce la fa. Si punta il dito contro Fogar, colpevole di aver “costretto” il giornalista a partecipare all’impresa. Una lettera apparsa sul Corriere della Sera nel 2010, scritta da Mancini prima della morte, dipinge Ambrogio come un uomo coraggioso, equilibrato e buono, liberandolo dai sospetti di essere un egocentrico eterno cacciatore di notorietà. Fogar muore nel 2005.
GUARDA IL VIDEO DELLA SUA IMPRESA
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