BEST OF 2014 – “Dinastia” Malingri: 700.000 miglia per mare

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Vittorio Enrico Francesco Porto Venere 71
Alzi la mano il velista che non ha mai sentito il nome di Malingri. O meglio, di un Malingri. Perché si tratta di una grande dinastia che ha “colonizzato” gli ultimi 40 anni della vela italiana. E chi meglio di loro poteva aggiudicarsi il Gran Premio TAG Heuer VELAFestival nel 2014? Abbiamo parlato approfonditamente della più grande tribù di velisti italiana nel numero del GdV di Marzo 2014
. Non basterebbe l’intera rivista per raccontare le gesta veliche dei singoli componenti del “clan”, a partire dai capostipiti Doi, Franco e Amedeo: nelle pagine che seguono ci siamo concentrati su quelle di Franco e dei figli Vittorio e Enrico (i quali, ci siamo divertiti a calcolare, hanno alle spalle almeno 700mila miglia di navigazione). Storie legate dalla ricerca dell’avventura. Esploratori prima che navigatori, i Malingri hanno vissuto e vivono la vela a 360°: dalle crociere in Mediterraneo alle più dure regate oceaniche, dalla costruzione di barche al charter e alla scuola di vela.

LE PRIME AVVENTURE
Tutto ebbe inizio su dei piccoli materassini pneumatici, con i quali Franco Malingri (nato il 10 marzo del 1934), assieme ai fratelli Doi e Amedeo, percorse il fiume Lambro in una notte del 1948. “Perché lo feci?”, si chiede Franco, rispondendosi subito: “Per il puro amore dell’avventura”. A quell’impresa ne seguirono altre, come la discesa del Po in canoa, dal Ticino fino a Venezia, o la risalita del Nilo (e ancora una discesa, quella del Congo) a bordo di due motoscafini “Levriero” della Pirelli, per un totale di 6.000 miglia, nel 1958.

LA “CONVERSIONE” ALLA VELA
Fino ad allora non è sbagliato considerare i Malingri dei “marinai d’acqua dolce”. Poi Doi (scomparso nel 2004) si sposa con Carla Notarbartolo di Sciara, che gli trasmette la passione per la vela, mentre Franco finisce sull’altare con Fausta: “Ci siamo sposati nel 1960, poi sono arrivati i figli. Vittorio l’anno dopo, Enrico nel ’62 e Francesco nel ’64. Eravamo in troppi, non potevo portarli tutti in canoa così ho comprato una vecchia barca a vela usata di dodici metri. Inizialmente la tenevamo a Santa Margherita, in Liguria, punto di partenza per le nostre piccole crociere”.

CS&RB Elba 1980SI IMPARA MOLTO IN FRETTA
Figurarsi se un “Indiana Jones” come Franco si accontenta di Portofino e dintorni. Racconta il figlio Enrico: “Il primo anno abbiamo navigato fino all’Arcipelago Toscano, quello successivo eravamo alle Eolie e l’estate dopo in Grecia, che resta tutt’oggi la nostra meta per le vacanze in barca”. Franco impara in fretta: siamo alla fine degli anni ’60, e macinare qualche centinaio di miglia, senza strumenti, con il solo aiuto di carte nautiche e sestante, costituisce un’impresa. In breve tempo è anche pronto all’insegnamento: “Ricordo che un anno – a parlare è Franco – abbiamo fatto scuola vela a tutti i figli dei nostri amici”. Partire per la Grecia, per i Malingri, significa proprio questo: partire per la Grecia, senza mai fermarsi, se non per fare rifornimento. “Avevo all’incirca sei anni – ricorda Enrico – quando mio padre mi portò con lui nel trasferimento della barca da Napoli ad Atene. Solo io e lui, perché Vittorio e Francesco avevano il morbillo. Nel corso di tutti quegli anni, non c’è isola greca su cui non siamo approdati: un Malingri, in crociera, non torna mai due volte nello stesso posto!”. Franco sa farsi rispettare a bordo, e organizza la navigazione a turni, sia di guardia che di cucina (questo per poter navigare di notte): un’impostazione che i figli ereditano in toto e applicano a loro volta. Vittorio ad esempio, che oggi “scorrazza” per gli oceani con la sua scuola di vela d’altura Ocean Experience, dedica particolare importanza all’insegnamento della gestione dei turni.

timeline-malingri-1IL MEDITERRANEO NON BASTA
Nel frattempo, accade qualcosa che suggerisce all’esploratore Franco che il Mediterraneo, pur affascinante, è una grande gabbia. Il fratello Doi nel 1967 diventa il primo navigatore ad attraversare l’Atlantico su una barca da crociera (lo fa a bordo dell’Arpège Chica Boba in compagnia di Paolo Mascheroni): Franco, assieme ai giovani figli, lo aiuta a preparare la barca ai Cantieri Mostes di Genova, e in quell’occasione si manifesta per la prima volta la sua incontenibile voglia di oceano. Una voglia che soddisferà in occasione della prima leggendaria Whitbread del 1973-74, quando è a bordo del prototipo di Koala 50 CS&RB Busnelli (costruito da Nordcantieri su progetto di Robert Clark, designer del Gipsy Moth III di Chichester), di cui è anche project manager. Farà la tappa da Città del Capo a Sydney assieme a Doi, che invece completerà tutta la regata.

Schermata 2014-12-22 a 12.11.14IL GIRO DEL MONDO IN FAMIGLIA
“Non era ancora finita la Whitbread che mi accordai con il cantiere per acquistare la barca”, spiega Franco. Lo scopo è palese: regalare a sé e alla sua famiglia un giro del mondo. Dopotutto di miglia in Mediterraneo i Malingri ne hanno percorse tante e il passo oltre le Colonne d’Ercole è quasi obbligato. Nel 1977 Franco parte a bordo del CS&RB con la moglie e i tre figli per il viaggio della vita. Così Enrico: “Papà aveva deciso di lanciarsi in questa avventura tre anni prima. Infatti al lavoro (Franco era ingegnere e manager, ndr) aveva comunicato con tre anni di anticipo la sua intenzione di prendersi un anno sabbatico, proprio come facevano i capifamiglia francesi, gli unici crocieristi long-range dell’epoca”. La famiglia molla gli ormeggi con un solo obiettivo: arrivare fino in fondo. “Io e Vittorio eravamo al liceo scientifico, Francesco addirittura alle medie. Arrivammo a giugno con tre materie da rimediare a settembre. Mio padre ci pensò su, se ne fregò e partimmo lo stesso. Il nostro viaggio è durato venti mesi: abbiamo perso due anni di scuola, rimediando da privatisti con la formula del tre anni in uno”.

FrancoIL MARE COME SCUOLA DI VITA
Nell’arco del giro del mondo sul CS&RB, l’equipaggio era costituito dai membri della famiglia, affiancati di volta in volta da amici e parenti. Si sono avvicendate, a bordo della barca, almeno 25-30 persone. Anche in questo caso, si navigava secondo i dettami di capitan Franco: turni rigorosi (addirittura aveva istituito un premio per la coppia di guardia che avrebbe macinato più miglia, scatenando la competizione tra fratelli) e lunghi tratti senza fermarsi. “Partimmo da Santa Margherita direttamente alla volta di Gibilterra – racconta Enrico – senza scali intermedi. Da lì puntammo alle Canarie, dove sostammo in un’unica isola, per cacciare (se vuoi la carne in barca te la devi procurare, questa è la filosofia Malingri). Quindi dirigemmo la prua verso Saint Lucia, dove si trovava per lavoro lo zio Doi. Eravamo salpati dalla Liguria a giugno e un mese dopo eravamo ai Caraibi”.

Polinesia 2LA MUSATA IN PACIFICO
Franco, Fausta, Vittorio, Enrico e Francesco non si trattengono molto nei mari caraibici. Stanno un po’ alle Grenadine, poi alle isole Los Roques (un arcipelago corallino del Venezuela), a Curacao e alle San Blas. “Volevo il Pacifico”, spiega Franco: superato il canale di Panama, si dirigono verso le isole Las Perlas, poi le Cocos, le Galapagos fino a raggiungere le Marchesi nella Polinesia Francese. Il viaggio prosegue per le Tuamotu, Tahiti e le altre Isole della Società. Fino ad arrivare alle Fiji. “Siamo stati un anno a zonzo per il Pacifico, senza una meta prestabilita”, dichiara Enrico.

“VI LASCIO DA SOLI A BALI!”
“Quando siamo giunti alle isole Fiji, mamma è tornata a casa. Siamo rimasti solo noi con papà. Abbiamo compiuto la traversata fino a Darwin, in Australia, dove Francesco ci ha lasciato perché doveva andare a dare l’esame di terza media a Milano. Anche nostro padre doveva rientrare, perché la sua presenza era richiesta in URSS dove stava seguendo la costruzione di alcuni macchinari per il taglio di stampi che aveva progettato”. Ma invece di disporre il rientro in Italia della famiglia, Franco lascia Vittorio (17 anni) e Enrico (15) soli a bordo a Bali. Li raggiungono un editore svedese amico dello zio e le sue carinissime figlie. Con loro compiono la traversata fino alle Seychelles (3.400 miglia) con una settimana passata in mezzo a una tempesta tropicale con 30 nodi. “Alle Seychelles ci raggiunse nostro padre, con lui ci dirigemmo a Suez, passando per Aden, in Yemen”.

IL MOMENTO PIU’ DIFFICILE
“All’ingresso del golfo di Suez – prosegue Enrico – c’è un passaggio di circa 20 miglia delimitato da due reef corallini. Ci sono solo 5-6 miglia buone per navigare all’interno. Morale della favola: ce lo siamo dovuti fare di notte, con 30 nodi d’aria, di bolina, stremati dopo tre giorni di vento in prua nel Mar Rosso. Nel buio più totale, tra le navi che passavano e virando ogni quarto d’ora. Avremmo voluto riposarci per un po’ all’ancora nella baia dell’isola di Sokotra prima di avventurarci nel passaggio, ma i militari egiziani ci comunicarono, con alcune fucilate, che non si poteva stare alla fonda. Invece di aspettare alla cappa, decidemmo di andare. Mio padre stava al carteggio e, log alla mano, calcolava la rotta da seguire in tempo reale. Una nottata memorabile”. Dopo Suez avviene il rientro in Mediterraneo e il ritorno alla vita di tutti i giorni.

MALINGRIMALINGRI COSTRUTTORI DI BARCHE…
E dopo? Franco si affida ai “cacciatori di teste” per trovare lavoro, decidendo di mettersi in proprio. Enrico e Vittorio ritornano a scuola, il primo si mette a lavorare, il secondo si iscrive all’università ma abbandona dopo sei mesi. Si unisce al padre che nel frattempo si è scoperto designer nautico. “Un amico comprò il guscio di una barca di Sciomachen – racconta Franco – e mi chiese di allestirla. Decisi allora di voler progettare barche, essendo ingegnere avevo tutti i mezzi. Insegnai il mestiere anche a Vittorio”. Nel 1982 vede la luce il primo Moana 45 (Moana, in polinesiano, significa “blu del mare profondo”), realizzato su progetto dei Malingri in un cantiere di Pesaro (poi trasferito a Fano). Una barca da velisti divoramiglia per velisti divoramiglia. Seguiranno il Moana 39 nel 1983, il Moana 33 nel 1984 (uno costruito da Vittorio, l’altro da Enrico, che nel frattempo si è fatto contagiare dalla mania di famiglia), il Moana 30 e il Moana 60 con cui Vittorio (che se lo era autocostruito) parteciperà al Vendée Globe del 1992.

…CHARTERISTI A CUBA…
Certo, stare chiusi in un cantiere a costruire barche dopo un po’ stanca i Malingri: l’occasione per una nuova avventura si presenta sotto forma di imprenditori cubani che vogliono aprire un resort a Cayo Largo, sviluppando nel contempo l’attività velica in loco. Conoscono Vittorio al Salone Nautico (dove sta esponendo il Moana 33) e decidono che è la persona giusta. Nasce così un velaturismo ante litteram a Cuba, gestito da Vittorio e Franco con l’aiuto di Enrico e Francesco: i quattro portano nell’isola il CS&RB, il Moana 39 e due “pirogoni”, multiscafi realizzati da Franco per far fronte ai bassi fondali della barriera corallina. L’attività andrà avanti per quattro anni. Nel frattempo, l’amico di infanzia di Vittorio, Giovanni Soldini si reca a Cuba per lavorare con lui e si innamora definitivamente della vela oceanica. Da lì nascerà il sodalizio umano e sportivo Soldini-Malingri.

soldini-malingri…E REGATANTI
Dice bene Enrico: “La famiglia Malingri ha due anime: una più crocierista, incarnata da me, mio fratello Francesco e dai miei cugini, l’altra votata all’agonismo. Quella dello zio Doi, di Franco e di Vittorio”. Franco partecipa a tre Ostar (due le fa “contro” Vittorio, quella del 1992 e del 1996, perché in quella del 1988 il figlio non era riuscito a partire, spiaggiatosi nel trasferimento a Plymouth), Vittorio, probabilmente il più famoso dei Malingri regatanti, nel 1992 è il primo italiano a prendere parte al Vendée Globe (si ritirerà per un danno al timone), nel 1996 arriva terzo alla Ostar (in quella edizione Franco si presenterà a bordo del trimarano Star Trek, che si romperà costringendolo al ritiro) e nello stesso anno vince la Roma per Due assieme ad Enrico. Dal 1998 in poi, un’infinità di navigazioni e transoceaniche: in solitario, in doppio, in equipaggio, con l’amico di sempre Giovanni Soldini. “Avrà fatto almeno 500 mila miglia”, ipotizza Enrico, che lo chiama affettuosamente “il camionista dei mari”. Nel dicembre 2005 assieme a Soldini si ribalta con il trimarano Tim durante la Transat Jacques Vabre: per lui è un duro colpo, ma si rimetterà in piedi stabilendo il record sulla rotta Dakar-Guadalupa (dal Senegal alle piccole Antille), 2.545 miglia percorse in solitario a bordo del catamarano di 20 piedi Royal Oak, non abitabile e autocostruito.

ras-al-kahimahLE SCUOLE DI VELA
Ora Vittorio gestisce la succitata scuola di vela d’altura Ocean Experience, mentre Enrico ha fondato ad Al Hamra Marina, nell’Emirato di Ras Al Khaimah, RAK Sailing Academy. Una scuola di vela che vuole sviluppare questo sport nel Golfo Persico, rivolta ai locali e i molti stranieri residenti, offrendo nel contempo ai velisti europei la possibilità di navigare durante la stagione invernale.

TROVATE QUI CRONISTORIA DELLA FAMIGLIA MALINGRI

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