Route du Rhum, gli italiani “ci sono” eccome!
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Argento per Andrea Mura nella categoria “Rhum”, decimo posto per Giancarlo Pedote tra i Class 40, sesta piazza finale per Alessandro Di Benedetto negli IMOCA. Una Route du Rhum (3.542 miglia in solitario da Saint Malo, in Bretagna, a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa) in cui gli italiani hanno dimostrato di “esserci” e di poter dire la loro.
GIANCARLO PEDOTE DECIMO NONOSTANTE NUMEROSE AVARIE
Bene Giancarlo Pedote, nonostante le numerose avarie: tra i Class 40, a bordo di Fantastica, messa a disposizione da Lanfranco Cirillo. con un tempo totale di 18 giorni, 14 ore, 26 minuti e 43 secondi, ha chiuso in decima posizione. La lista degli “imprevisti” per il velista fiorentino è stata davvero lunga, vale la pena scorrerla:
LA “LISTA NERA” DEI DANNI SU FANTASTICA
– l’esplosione dell’hook della trinchetta la prima sera di navigazione, che ha richiesto al velista italiano di salire in testa d’albero con oltre 20 nodi e mare mosso per liberare la vela;
– l’imbroglio della borosa che impediva di dare la terza mano di terzaroli mentre soffiavano 40 nodi di vento e che ha obbligato Fantastica e il suo skipper ad uno scalo tecnico di 5 ore a Roscoff. Cinque ore che sono in realtà 12, se contiamo i cambi di traiettoria per rientrare e lasciare il porto;
– l’avaria dell’AIS al passaggio di Finisterre;
– il recupero dello spi grande caduto in acqua a causa di una rottura del lascing avvenuta lunedì 17 novembre a mezzogiorno;
– lo scoppio dello stesso spi che quella stessa notte, sottoposto a grossi sforzi, si è diviso in due parti;
– l’avaria dell’antenna del fleet, avaria che lo ha costretto fina da lunedì sera a navigare senza dati meteo o informazioni relative alla flotta fino all’arrivo a Point-a-Pitre;
– la conseguente lotta con Damien Seguin, resa più difficile da altri incidenti che sono intervenuti poco prima dell’approccio all’isola. Una rottura della calza dello spi piccolo ha reso questa vela inutilizzabile proprio nel momento in cui era più necessaria (durante le difficili condizioni meteo della notte tra mercoledì e giovedì) e ha costretto Giancarlo Pedote a issare il gennaker che però è rimasto bloccato e non poteva essere ammainato al momento di bisogno. Un momento che è arrivato in fretta: a largo dell’arcipelago, nella mattina del 20 novembre, un grosso e pesante albero di alghe si è incastrato nella chiglia di Fantastica, rendendola ingovernabile.
Giancarlo Pedote ha potuto liberare la chiglia del Class 40 solamente nella sera del 20 novembre, quando approfittando di un calo del vento dovuto alla vicinanza della terra, ha potuto tagliare la drizza del gennaker e quindi ammainare finalmente la vela rifacendo poi due piombe sulla drizza. Un’operazione che è durata tre ore al termine della quale lo skipper italiano ha potuto fare retromarcia e liberare così la chiglia recuperando subito almeno tre nodi di velocità.
“MENTALMENTE? UNA BASTONATA…”
Recuperata la sua andatura, Giancarlo Pedote non ha potuto però più risalire alla nona posizione e ha tagliato decimo il traguardo di questa sua prima Route du Rhum dopo lo scoppio di una puleggia di fronte a Basse Terre (la scotta dello spi si è incastrata nella puleggia che lo skipper ha dovuto prendere a martellate per poter liberare la cima).
All’arrivo a Point-a-Pitre ha così raccontato la sua regata: “In un primo momento, il morale non era eccezionale. Ho avuto un problema alla trinchetta, poi uno alla randa (l’impossibilità di dare la terza mano di terzaroli – ndr), e quindi ho dovuto fermarmi. Poi sono ripartito, esausto, con la batteria a zero… Purtroppo non ho avuto modo di recuperare fisicamente perché quando sono arrivato a Roscoff ero in ipotermia e 5 ore non sono state sufficienti…Anche mentalmente è stata una bastonata, perché quando ti fermi sai che sei fuori dalla possibilità di giocare al 100%. E’ possibile recuperare una sosta al Vendéé Globe, ma non alla Route du Rhum. Ho comunque continuato la mia regata al massimo e sono riuscito a recuperare. È stato fantastico. Ho passato anche dei momenti piacevoli, quando ho visto che i miei sforzi venivano ricompensati. Ho visto che avevo la velocità, anche se ho fatto molti errori nelle manovre perché non conoscevo bene la barca. Normalmente con un risultato in questa posizione non sono felice, ma se non altro ho fatto una buona rimonta. Quando ho lasciato Roscoff ero ultimo… Ogni giorno sceglievo di superare degli skipper e mi dicevo: adesso è lui, poi sarà lui… mi sono dato piccoli obiettivi che mi ha permesso di rimontare poco a poco. Mi è mancato solo Damien (Seguin, ndr.)”
MURA SECONDO TRA I “RHUM”
Una Route du Rhum complessa, per Andrea Mura e il suo Open 50 Vento di Sardegna, che dopo questa avventura andrà in pensione per far posto al nuovo IMOCA 60 su cui il velista sardo prenderà parte al Vendée Globe. Una corsa combattuta, piena di insidie e “zone morte”. Così è la vela: non basta fare calcoli quando la meteo diventa instabile e il vento si fa attendere. Un vento che sembrava arridere allo skipper, che ha tenuto la testa durante le burrasche tra la Manica e l’Atlantico settentrionale, ma che è restato intrappolato nell’anticiclone delle Azzorre, superato indenne dalla veloce flotta dei maxi trimarani della classe Ultime e dalla flotta degli IMOCA, ma che ha catturato invece Vento di Sardegna rallentando per due giorni la sua corsa verso Point à Pitre, nelle Antille Francesi. Dietro di lui, un trimarano, ANEO, condotto con leggerezza da Anne Caseneuve, abile ad approfittare dell’empasse di Mura per guadagnare la testa della corsa e non lasciarla più.
SOLO CHI CADE PUO’ RISORGERE
Una corsa contraddistinta da una splendida rimonta: Mura, scivolato al quinto posto, ha coraggiosamente e inesorabilmente risalito le posizioni fino al secondo posto assoluto finale. Lottando e pianificando, sacrificando ore di sonno e cercando gli assetti migliori per tornare in corsa. “E’ stata una Route du Rhum faticosa e piena di imprevisti, più dura dell’edizione 2010” – ha detto Andrea Mura – “dopo le burrasche nella prima parte della regata e la fase di calma nell’anticiclone delle Azzorre, nella parte finale è stata una sfida entusiasmante e un onore lottare con sir Robin e, nonostante alcune piccole avarie, tagliare il traguardo come primo dei monoscafi”. Impressionante ruolino di marcia per Vento di Sardegna, il veloce Open 50 disegnato da Felci e protagonista ad oggi di quattro vittorie e un secondo posto nelle sue cinque apparizioni “ufficiali” (Route du Rhum 2010, Twostar 2012, Quebec-S. Malò 2012, Ostar 2013, Route du Rhum 2014).
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