Basta regate “fighette”, la vela che conta è olimpica e oceanica

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CirilloGiancarlo Pedote è partito alla Route du Rhum (3.543 miglia da Saint Malo, in Bretagna, fino a Pointe-à-Pitre, in Guadalupa, in solitario) a bordo del Class 40 Fantastica, messo a disposizione da Lanfranco Cirillo. Non è il primo atleta che l’armatore aiuta (tra gli altri, il finnista Michele Paoletti): Cirillo, che qualcuno ha definito un mecenate della vela, stanco delle regate “da fighetti”, dove i soldi a dir suo non vengono investiti in maniera ottimale, ci spiega perché ha deciso di investire sulla vela olimpica e oceanica.

I MAXI NON ERANO IL MIO MONDO
Sono ormai oltre 10 anni che mi dedico alla vela sportiva e lo faccio con lo stesso impegno e la stessa determinazione che ho tutti i giorni nella vita professionale. Il mio è stato un percorso al contrario: ho cominciato con i maxi partecipando a diverse regate tra Porto Cervo e Portofino. Anche se i risultati non sono mancati, ho capito molto presto che quello non era il mio mondo. Il problema non erano i costi ma il fine per il quale si utilizzavano somme anche importanti. Ho stimolato i miei “colleghi” armatori a spostare almeno il 10% dei budget che utilizzano sui maxi o su altre barche, dedicandolo a supportare l’attività giovanile. Non sono sicuro di essere stato ascoltato. Per me la vera essenza di questo sport è rappresentata dalla vela olimpica e da quella oceanica. Le sfide mi sono sempre piaciute e ho deciso di utilizzare il mio approccio imprenditoriale anche nella gestione di un team velico con obiettivi ambiziosi. Uno di questi è senz’altro quello di portare alle Olimpiadi di Rio 2016 velisti della classe Finn in grado di andare a medaglia e su questo ci stiamo lavorando. L’altro è quello mirato a raggiungere un risultato di prestigio internazionale nella vela oceanica, con una barca italiana e con un velista italiano. Ho conosciuto Giancarlo lo scorso mese di marzo a una cerimonia. L’ho sentito parlare sul palco e in due minuti ho deciso che era lui il velista a cui affidare il Class 40 Fantastica per la Route du Rhum 2014″.

IL MECENATE DELLA VELA
Qualche giornalista mi ha definito il mecenate della vela. E’ vero che in un modo nell’altro sono sempre accanto ai miei ragazzi, ai quali però non offro semplicemente risorse economiche. A loro trasferisco ogni giorno gli stimoli necessari, l’esperienza della mia vita professionale e tutto quello che si può offrire a dei giovani quando in un altro settore si gestiscono più di 1000 persone che lavorano con te su progetti importanti e complessi. Io per primo mi alleno in palestra ogni giorno evado in barca (sul Finn) ogni volta che mi è possibile. I velisti del Fantastica Sailing Team (io li chiamo i Fantastici) amano il mare e le sfide. Sanno che per regatare ad alto livello è necessario allenarsi sempre con il ‘coltello tra i denti’: navigare con la cerata stagna d’inverno confrontandosi sempre a testa alta con gli avversari migliori”.

Giancarlo Pedote a bordo del Class 40 Fantastica messogli a disposizione da Lanfranco Cirillo
Giancarlo Pedote a bordo del Class 40 Fantastica messogli a disposizione da Lanfranco Cirillo

ORA TOCCA A GIANCARLO
Giancarlo è un professionista della vela, uno che per tutta la vita ha sognato di fare questo e che per raggiungere un obiettivo ce la mette tutta. Uno che parte da solo e attraversa oceani, che si allena e si prepara senza limiti con una disciplina al top… Nei suoi occhi vivi i suoi e i miei sogni, ed è per questo che ha meritato la mia fiducia e il supporto necessario per arrivare sulla linea di partenza di questa regata. Ora tocca a lui farsi onore. Io lo seguirò su Internet, mentre continuo ad allenarmi e a regatare con il Finn che è la mia grande passione personale.”

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6 commenti su “Basta regate “fighette”, la vela che conta è olimpica e oceanica”

  1. non sono assolutamente d’accordi con il Sig Cirillo………..
    o meglio alla grande le classi olimpiche (anche se reputo molto discutibili la scelta delle ultime classi…)
    ……….per fortuna ci sono le regate di circolo e i circuiti
    nazionali……..gran parte della vela oceanica altro non è che un
    grande bluff pubblicitario……………chi se ne avra a male di questa forse troppo pesante affermazione…….che non ne faccia parte?????? (del bluff intendo….)
    avanti alla grande con LACORTE!!!!!!!!!!!!

  2. Io penso che il sig. Cirillo intenda per “fuffa” la mondanità’ di certe regate ed i dopo regata di alcuni circoli , ma ritengo legittimo ed utile che vi siano. Non sono per me , per motivi diversi dal sig. Cirillo ma in ogni caso ormai l’offerta è talmente ampia che ognuno di noi possa trovare l’ambiente ed il tipo di competizione che meglio lo soddisfa
    Un anziano velista ancora regatante

  3. Perdonate la schiettezza, ma i commenti che ho letto hanno il sapore di una “polemica a tutti i costi”.
    Le affermazioni di Lanfranco Cirillo sono state molto chiare: «Basta regate ‘fighette’» e «I maxi non erano il mio mondo», punto. Da qui ad ipotizzare la negazione dei circoli velici, ce ne passa.
    Non sono amico dell’Arch. Cirillo, anche se ho avuto modo di conoscerlo alcuni anni fa, e non partecipo ad una difesa d’ufficio.
    Vorrei semplicemente sottolineare che il malcontento era indirizzato verso due soli segmenti del variegato Universo Vela: quelli che fanno regate per potersi lustrare le unghie sul bavero della giacca, magari seduti al circolo; e quegli altri che investono grandi capitali per grandi giocattoli, più o meno con le stesse motivazioni dei primi.
    Gli armatori forniti di maxi barche e di ancor più grandi budget, spesso non salgono a bordo; al massimo partecipano come passeggeri.
    E’ proprio questo spirito, che veniva messo in discussione.
    Non mi è sembrato che l’articolo fosse lanciato contro coloro che, con passione e sacrificio, abbiano armato una barca per raccogliere le soddisfazioni che solo la contesa sportiva può regalare.
    Ricordiamo anche che il nostro “Bel Paese” – nazione di santi, poeti e navigatori – ha partecipato alle olimpiadi quasi sempre con il ruolo di comparsa; che dire poi della navigazione oceanica, dove i nostri cugini d’oltralpe ci girano intorno su un solo piede e con un braccio legato dietro la schiena.
    Perciò, ben vengano “mecenati” come lui, pronti a dare spazio e risorse economiche ai talenti che – speriamo – daranno risalto a questa disciplina, tanto bella quanto relegata in un angolo.
    Questo è il mio augurio. Quello di un semplice sportivo, non più armatore, ma pur sempre marinaio.
    Rosario Agosti

  4. manuel costantin

    convengo in tutto e per tutto con Roberto Lacorte, ma non bisogna biasimare troppo il cirillo, evidentemente non sa che esistono anche altre regate oltre ai maxi di portocervo e portofino!

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