Marco Rodolfi, il dottor Jekyll & mr. Hyde della vela
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Telefono a Marco Rodolfi nell’ufficio della sua società di Milano (la TWT), immaginando una scena del film “Wall Street” con Michael Douglas che impersona Gordon Gekko. Un uomo di grande successo imprenditoriale seduto alla sua scrivania e i cui minuti valgono oro. In realtà ho in serbo molte domande per lui, per capire la sua storia: campione italiano di Laser a 17 anni, passato poi sul Soling con il quale disputa due campagne preolimpiche, regatante professionista in IOR. Poi scompare dalle scene per qualche anno. Ritorna da armatore di un Farr 40 a capo di un equipaggio di campioni, poi arriva lo Swan 62, crociere e regate, poi lo Swan 80 con il quale vince la ARC e dove oggi trascorre le sue vacanze in barca con la famiglia e gli amici, perchè, per regatare, ha voluto tornare a una barca “semplice”, il Class 40 a bordo del quale sta vincendo tutto insieme a Matteo Auguadro. Regatante e crocerista, in entrambi i casi amante della velocità in barca, due anime che amano il mare a 360° gradi, in tutti i suoi aspetti: Dottor Jekyll & Mr. Hyde in versione marinara.
IL DERIVISTA REGATANTE
“Il Laser è stata per me una scuola di vita, il Soling una scuola di tecnica. Si sente chi ha regatato sulle derive, perché ha una sensibilità diversa che si acquisisce solo su queste barche”. Marco Rodolfi è salito in barca per la prima volta con il padre quando aveva quattro anni sul Lago Maggiore, a bordo di una barca in legno. Viene a contatto con il mondo agonistico quando ne compie quattordici e costringe il padre a portarlo a fare una regata con il Laser a Laveno. Dopo questa prima esperienza gli si apre un nuovo mondo: inizia ad allenarsi estate e inverno: “Gli allenamenti erano molto diversi da come sono oggi. In inverno uscivamo sul lago senza muta stagna, facevamo dei raduni tra di noi, oppure mi allenavo solo. La vittoria al Campionato Italiano Laser del 1982 a Rio Marina (Livorno) è stata sicuramente il successo più bello, sia perché tutti i miei sforzi e sacrifici erano stati riconosciuti, sia perché avevo vinto senza che ci fossero le mie condizioni sul campo di regata”. Dopo questo trionfo arriva l’interesse della FIV che gli mette a disposizione un Soling e un equipaggio (formato da Besozzi e De Martino) per partecipare a due campagne preolimpiche (Seul 1988 e Barcellona 1992). Parallelamente alla carriera da derivista e alla sua formazione insieme a grandi velisti come Flavio Favini, Roberto Spata e Tiziano Nava, Marco regata anche in classe IOR e sui Fun. “A bordo di qualsiasi barca ho sempre timonato, perché mi consideravano bravo a fare quello, ma personalmente mi sono sempre piaciuti tutti i ruoli a bordo, mi piace occuparmi di tutte quelle regolazioni che migliorano le prestazioni della barca”.
LA PAUSA DI RIFLESSIONE
Il 1994 è un anno particolare per Marco Rodolfi. Ha 25 anni, due campagne olimpiche alle spalle che non sono andate a buon fine e una serie di incomprensioni con la Federazione. Deluso dai fallimenti, sente la necessità di disintossicarsi da tutto l’ambiente agonistico delle regate. Sparisce dalle scene per quasi dieci anni e comincia a lavorare. Mantiene il rapporto con l’acqua grazie al windsurf: “Uscire con la tavola la mattina presto sul lago, da solo, per il semplice piacere di godermi la solitudine e il rapporto esclusivo e diretto con acqua e vento”. Questi sono gli anni nei quali Rodolfi pone le basi per il suo futuro successo imprenditoriale: “La barca a vela è stata importante anche per la mia carriera professionale, perché mi ha forgiato il carattere. Il mare, lo stare a contatto con le persone mi ha insegnato a vivere, a stare al mondo: tutto questo mi è stato molto utile sul lavoro. Direi che regatare mi ha insegnato a crederci, anche quando le cose sembrano impossibili. Sia in regata che nella vita professionale, se non credi nelle scelte che fai, dal bordo di bolina sul quale hai scommesso al progetto sul quale hai investito, non vai da nessuna parte”.
IL GRANDE RITORNO IN BARCA
Lo spirito del regatante torna a bussare alla porta nel 2003. Sono gli anni in cui i più grandi velisti del panorama internazionale si sfidano sui Farr 40. Marco Rodolfi decide di acquistarne uno usato e di mettersi alla prova sui campi di regata dando vita al TWT team, sponsorizzato dalla sua azienda di telecomunicazioni: chiama a rapporto gli amici di una vita, da Tiziano Nava a Marco Di Natale. Dopo alcune batoste iniziali nel 2006 chiudono al terzo posto il Mondiale in Australia a un punto dal primo. Quando la classe inizia a venire meno, decide che è arrivato il momento di realizzare il sogno che aveva fin da bambino: compra prima uno Swan 62 “Berenice” e poi uno Swan 80 “Berenice Bis”, per riuscire a dare spazio a un’altra esigenza che si fa sempre più insistente. Vivere il mare in crociera con la famiglia e gli amici, dedicarsi alla sua passione in maniera rilassata: “Quando sono a bordo di Berenice riesco a rilassarmi, vado sott’acqua, faccio fotografie, ovviamente la barca deve camminare veloce anche quando sono in vacanza, è il mio modo per sentirmi felice”.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio. Nel 2010 iscrive Berenice Bis alla ARC, la regata transatlantica che parte dalle Canarie e arriva a Santa Lucia, Caraibi: “Abbiamo vinto sia in reale che in compensato, è stato faticosissimo, nove giorni su tredici sono stati di bolina. Abbiamo vinto con una scelta tattica: una rotta più a nord di tutti che ci ha permesso di di prendere la coda di una perturbazione in Atlantico. Questa regata mi ha cambiato la vita facendomi scoprire il piacere delle lunghe navigazioni, oggi mi sento più navigatore che timoniere”. Per questo ha deciso di comprarsi un Class 40 e cimentarsi nelle lunghe insieme a Matteo Auguadro: “Desideravo tornare a una barca facile con la quale fare le regate”. E ora sogna di andare a sfidare i cugini francesi.
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