ESCLUSIVA Middle Sea Race, la tempesta raccontata da chi l’ha affrontata

imageNessuno si sarebbe aspettato un cambio così radicale delle condizioni meteo alla Rolex Middle Sea Race: nessuno. Nemmeno l’equipaggio del Grand Soleil 37 Sagola Biotrading di Peppe Fornich: Paolo Codeluppi, da bordo, ci racconta l’esperienza. Il vento che aumenta, il cambio delle vele, la scelta sofferta di ritirarsi. Con la consapevolezza di aver fatto la cosa giusta.

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LE MIE 40 ORE IN FALCHETTA
“Come il meteo aveva previsto entra il ponente. Già all’altezza di Palermo il vento iniziava a distendersi e siamo passati da fiocco 1 a fiocco 2. Scapoliamo Levanzo nella serata tarda di martedì, con una poggiata che ci permette di navigare su rotta verso Pantelleria. Il vento rinforza e ho giusto in tempo per andarmi a vestire in modo adeguato per quelle che, senza saperlo, diventeranno le mie 40 ore in falchetta. Salgo infatti di turno alle 4 am. Di lunedì notte davanti alle Eolie in una calma assoluta. Una volta poggiati per Pantelleria passiamo rapidamente al fiocco 3. Questa mattina siamo già a 30 nodi e la barca segna punte di 16 cavalcando l’onda. Le informazioni ricevute ci danno primi in quinta classe IRC e quarti dietro a Esimit in overall. Il vento rinforza al punto, dopo aver visto il boma ripetutamente in acqua, a togliere completamente randa. Stiamo viaggiando al traverso con 32-35 nodi costanti di ponente. Ma la cosa che impressiona di più e’ il mare che sta montando. Si passa rapidamente dalla posizione in falchetta, per bilanciare, a quella in pozzetto, per sicurezza.

ALCUNE BARCHE ABBANDONATE
Vediamo alcune barche intorno a noi di cui un paio a secco di vele. Non vedo gli occupanti ma scoprirò poi che alcune imbarcazioni sono state abbandonate. Il vento sale e dopo il fiocco 3 montiamo la tormentina: un fazzoletto arancione che ci consente di viaggiare sempre sopra i sette nodi con punte di 12 in favore di onda. Le onde sono alte come case: non meno di 7-8 metri e il windex arriva a segnare punte vicine ai 50 nodi. La barca prende potenti bordate sulla murata e per diverse volte si sdraia con le crocette in acqua.

IL CORAGGIO DI RITIRARSI
Arriviamo in tarda sera al gate di Lampedusa e il comandante fa una scelta coraggiosa: nonostante il primo posto in IRC classe 5 che stiamo tenendo, comanda di entrare in porto dove incontriamo diverse altre barche. Il meteo da’ forza 9-10 di vento e mare molto agitato. Venerdì dovrebbe scendere a forza sette e questo ci consentirà di ripartire in tutta sicurezza. Spesso scegliere di rinunciare e’ più coraggioso che continuare a correre. Con l’amaro in bocca ma la consapevolezza di aver fatto la scelta giusta entriamo in porto prima di mezzanotte di mercoledì. Qui si chiude la nostra Rolex in cui, quando si è piccoli, non basta un equipaggio preparato e uno scafo veloce ma molto più coraggio che non su una mega barca di 30 metri dove tutto quanto si consuma sotto di te e non intorno a te”

Paolo Codeluppi

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4 commenti su “ESCLUSIVA Middle Sea Race, la tempesta raccontata da chi l’ha affrontata”

    1. è la scelta giusta, la vita di una persona o di un equipaggio è lil primo dovere di un comandante , porre un risultato sportivo prima della sicurezza del proprio equipaggio è non essere un comandante .

  1. Pingback: Nella Middle Sea più dura di sempre, ha vinto un piccolo J-122

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