Pedote, il “re di Francia” si prepara alla Route du Rhum

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pedote-grangeI francesi ci rispettano, che le balle ancora gli girano…”Bartali” di Paolo Conte calza ancora una volta a pennello. Giancarlo Pedote (sopra, nella foto di G. Grange) ha vinto di recente la Les Sables-Azzorre-Les Sables, la regata di 2.540 miglia più importante del calendario 2014 dei Mini 6.50. Per restare in tema “ciclistico”, la vittoria della prima tappa della regata (da Les Sables d’Olonne, in Vandea, fino a Horta, alle Azzorre) arrivava proprio mentre Vincenzo Nibali si portava a casa il Tour de France.

Giancarlo Pedote (a sinistra) assieme a Michele Zambelli alla fine della prima tappa della Les Sables-Azzorre
Giancarlo Pedote (a sinistra) assieme a Michele Zambelli alla fine della prima tappa della Les Sables-Azzorre

VINCERE NELLA TANA DEL LUPO
Vincere in casa dei nostri cugini è sempre una gran soddisfazione, soprattutto in discipline che sono da sempre loro roccaforti, come è da sempre la vela oceanica: gli stessi transalpini hanno riconosciuto il suo valore insignendolo nel 2013 del titolo di Campione di Francia Offshore. Il velista fiorentino (classe 1975) ci sta abituando alla grande: a bordo di Prysmian (foto sotto), l’ex “Teamwork” di David Raison (il proto dalla prua tonda), ha inanellato un incredibile filotto di vittorie. Cinque regate, cinque primi posti: Lorient-Bretagne Sud Mini, Pornichet Sélect, Mini en Mai 2014, Trophée Marie-Agnès Péron e ora la Les Sables.

ORA LA ROUTE DU RHUM
Giancarlo si è presto ripreso dalla delusione della Mini Transat 2013, chiusa in seconda posizione dopo aver perso la leadership a 300 miglia dall’arrivo (su un percorso di 3.700!) a causa della rottura del bompresso. E adesso via, sul Class 40 Fantastica messogli a disposizione dell’armatore “filantropo” Lanfranco Cirillo, a cercare l’impresa alla decima Route du Rhum (3.543 miglia in solitario da Saint Malo fino a Point-a-Pitre, in Guadalupa). Gli altri “paisà” che prenderanno parte alla regata sono Andrea Mura, sull’Open 50 Vento di Sardegna e Alessandro Di Benedetto, sull’Imoca Team Plastique. Per Giancarlo si tratterà di un vero e proprio test di maturità, in vista di una sua più che probabile partecipazione al Vendée Globe su un Imoca 60. Che bello sarebbe avere altri italiani al giro del mondo in solitario, oltre al succitato Di Benedetto: e attenzione, perché Pedote potrebbe non essere l’unico…

GiancarloPedote2010LA STORIA DI GIANCARLO (DAL GIORNALE DELLA VELA DI FEBBRAIO 2014)
Tagli il traguardo di una delle più dure edizioni della Mini Transat al secondo posto. Mai nessun italiano aveva fatto bene come te. Dovresti festeggiare, e invece no. Anzi, hai la carogna dentro perché tu, a questa Mini, avevi partecipato per vincere e non ne avevi fatto mistero. Niente spumante, solo una grande incazzatura perché ti chiami Giancarlo Pedote e sei uno che quando si lancia in un’impresa pretende il massimo da se stesso: e se ti si rompe il bompresso a 300 miglia dall’arrivo (su una regata di 3.700 miglia), consentendo al francese Benoît Marie di strapparti la vittoria, non riesci a fartene una ragione. Vi abbiamo presentato in poche righe il punto di forza di Giancarlo Pedote, il solitario che ci ha fatto sognare fino all’ultimo alla Mini Transat: lui è uno che non sa cosa voglia dire “adagiarsi sugli allori”.

Pedote sul windsurf a Follonica nel 1994...
Pedote sul windsurf a Follonica nel 1994…

VELA AGONISTICA, CHI ERA COSTEI?
Pedote nasce a Firenze nel 1975 da genitori che sono dipendenti pubblici e non possono permettersi di iscrivere loro figlio a una scuola di vela. Però a Giancarlo il mare piace, eccome: “La mia storia con il mare – racconta – è iniziata da bambino. Una delle prime esperienze che ricordo, era il recupero di una bottiglia che mio padre lasciava cadere sul fondo del mare, avevo circa 6 anni. Ma dovetti attendere fino ai 12 anni per avvicinarmi alla vela: mio padre acquistò una pesante tavola a vela con deriva in legno non a scomparsa, dotata di una grande vela triangolare. Ricordo che mi rovinai le braccia a tirarla su e giù”. A 16 anni, Pedote è un buon windsurfista autodidatta che, pur non essendo iscritto ad alcun circolo, si diverte al largo di Follonica a tirar bordi assieme agli amici velisti “popolari”.

…e sull’Hobie Cat

Nel frattempo sono arrivati gli anni ’90, il Moro di Venezia ha fatto sognare gli italiani e nello Stivale esplode la passione per la vela d’altura: si tratta di un periodo economico tutto sommato solido e le scuole di charter proliferano: il cugino di Giancarlo, Piero, lavora per una di queste e spesso si trova a dover compiere dei trasferimenti: “Mio cugino mi propose di accompagnarlo in un trasferimento di un cabinato dalla Grecia all’Italia. Posso dire che quello fu il mio primo contatto con le lunghe navigazioni: avvenne tardissimo, visto che eravamo nel 1998!”. Nel frattempo Pedote è diventato istruttore di windsurf, professione che svolge part-time per pagarsi gli studi universitari (si laureerà in filosofia nel 2001) e ha mosso i primi passi nel mondo delle derive, sugli Hobie Cat 16. ma il viaggio assieme a Piero cambia la sua concezione di vela: “Venni colpito da quante cose bisognava saper fare a bordo: non devi occuparti soltanto di portare la barca, ma controllare il motore, metterti al tavolo da carteggio, usare correttamente un tester, conoscere ogni singola parte dell’imbarcazione per far fronte a eventuali emergenze. Capii che non bastava essere bravi velisti, ci voleva una buona dose di marineria. Imparai a smontare motori entro e fuoribordo: poiché non avevo mai posseduto un motorino da ‘truccare’ in gioventù fu in barca che compii il mio ‘apprendistato sul campo’ da meccanico”.

manuale dello skipperSCRITTORE PER FARSI CONOSCERE
Pedote lascia l’insegnamento della tavola a vela per dedicarsi ai piccoli cabinati: partecipa a tanti campionati invernali a bordo di barche di amici e conoscenti, come un normale appassionato. Diventa quindi istruttore presso la cooperativa “La Via del Mare” di Firenze: “Nelle mie vene scorreva il sangue di uno sportivo, avevo praticato in gioventù pugilato e kickboxing a livello agonistico: adesso avevo voglia di mettermi in discussione come velista d’altura. Presi parte al mio primo Giro d’Italia a vela (ne completerà quattro, ndr) e alla Transat des Alizés, dove a bordo di un Open 60, in coppia con Margherita Pelaschier, compii la traversata atlantica dal Portogallo a Saint Barth, chiudendo in seconda posizione. Nel 2001 inoltre avevo avuto la fortuna di preparare un Open 50 in vista della Jacques Vabre, acquisendo competenze nel campo della messa a punto di una barca oceanica”. Giancarlo decide di mettere a frutto tutte queste esperienze in un libro ultratecnico, “Il Manuale dello Skipper”, che pubblica per Mursia nel 2004: “Io già allora sognavo la Mini Transat, tentai una campagna autosponsorizzata nel 2003, partecipando alla Roma per Due con mio cugino Piero a bordo di un Mini noleggiato, ma non andò molto bene. Decisi che se fossi partito con un progetto sportivo, lo avrei fatto soltanto con la certezza di essere competitivo. Scrissi il libro con l’intenzione di farmi conoscere nel mondo velico, per racimolare sponsor che mi potessero sostenere”. Non a caso la dedica iniziale del libro recita: “Alla prima barca che mi regalerà l’Oceano in solitario. Cercasi sponsor urgentemente”. Tra il 2005 e il 2007 Pedote si affranca dall’insegnamento e si affaccia nel mondo della vela professionistica, facendo il tailer e il prodiere su monotipi (come Swan 45 e Mumm 30), Maxi e IRC.

Prysmian 626
Prysmian 626

LA SCELTA DELLA VITA
Nel 2007 Giancarlo trova in Prysmian uno sponsor affidabile: “Mi trovai davanti alla scelta della vita: sapevo cosa fare. Svuotai il conto in banca, mi indebitai e acquistai in Spagna il mio primo 650, il Pogo 2 626, che portai a Punta Ala. All’epoca condividevo una casa sui colli senesi con un mio amico. Da un giorno all’altro gli dissi: ‘Ciao, vado’, facendolo arrabbiare non poco. Avrei partecipato alla Transat del 2009: a Punta Ala, dove dormivo a bordo di un Sun Fast 37 messo a disposizione dalla Via del Mare durante le fasi di preparazione della barca, conobbi Matteo Severi, che sarebbe diventato il mio assistente. Mi allenai davvero poco, vista la mia ossessione per la preparazione della barca. Non mi fidavo di nessuno: prima di partecipare alla Sanremo Mini Solo ad esempio decisi di far carena io stesso alla vigilia della regata: presi le bombole in un centro sub vicino ad un parcheggio. Erano state ricaricate con aria contaminata dagli scarichi delle auto. Mi sentivo svenire, partii che stavo malissimo e alla prima boa mi ritrovai in sesta posizione: mi feci un caffe, inspirai profondamente e mi passò la ‘sbornia’. Mi misi a tirare come un pazzo e vinsi la regata. Capii che tutto era possibile”. Infatti nel 2009 Pedote si sposta a Loriént, in Bretagna, conosce sua moglie Stefania e alla Mini Transat chiude quarto tra i Serie, miglior risultato mai ottenuto da un italiano: “Peccato per il mio amico Riccardo Apolloni, con cui avevo preparato la Transat, che si spiaggiò a poche miglia dall’arrivo: era terzo”.

CB-MAP-RaceL’EROE DELLA MINI TRANSAT
Archiviata la Transat Pedote vende 626: la voglia rimettersi in gioco è tanta ma il portafoglio piange e così opta per un biennio sui Figaro, dove non brilla ma nemmeno sfigura. A gennaio 2012 arriva la decisione di comprare Teamwork 747 di David Raison, vincitore della Mini Transat 2011, il famoso Proto con la prua tonda: “Una barca molto esigente, che necessita di essere messa a punto alla perfezione. Io ci ho messo due anni di duro lavoro, soprattutto per le andature portanti”. Un lavoro ben ripagato: nel 2013, Giancarlo vince la Trinité-Plymouth, il Trophée Marie-Agnès Peron e fa secondo alla Demi-Cle e alla Pornichet Select. Carte alla mano, il più forte è lui: un italiano in testa alla ranking internazionale. “Sono partito per la Mini che ero un leone, mi sentivo forte ed era appena nato mio figlio. Mi sono visto annullare la prima tappa quando ero a quattro miglia dall’arrivo. Ero arrabbiato ma ancora più carico. Quando, mentre ero in testa a 300 miglia dalla Guadalupa durante la tappa unica, dopo una straorza ho spaccato il bompresso, l’ho riparato in tre ore ma lo spi grande non era efficiente perché avevo dovuto accorciare il bompresso. Quindi Marie si è preso la vittoria. Così va la vela, ma che sangue marcio”. Ora Giancarlo, il miglior minista italiano di sempre, aspetta a vendere il suo Prysmian 747, che fa gola a molti: prima deve capire se il suo progetto di partecipare al Vendée Globe su un Imoca 60, supportato da Prysmian e da altri sponsor, potrà prendere vita. La sua determinazione gli sarà di grande aiuto.

 

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