Trattando un argomento complesso come il refit (la rimessa a nuovo) di un’imbarcazione si corre il rischio di non essere mai esaustivi. Per questo motivo abbiamo deciso di farci guidare da uno dei massimi esperti del settore: Grazio Basile, direttore del reparto refit del cantiere Vismara Marine. Insieme a lui abbiamo tracciato una sorta di guida per l’armatore che considera il refit come una conveniente alternativa alla vendita della sua barca: l’obiettivo è quello di modernizzare e ottimizzare uno scafo che ci ha già dimostrato le sue qualità di fondo, trovando un punto di equilibrio tra funzionalità ed estetica, senza stravolgere l’identità della barca. Il primo consiglio del nostro “guru” è rivolto all’impostazione dei lavori che l’armatore si accinge a iniziare: “è importante, prima di iniziare il refit, riuscire a essere lungimiranti. Non bisogna pensare unicamente a mettere a nuovo la barca, ma piuttosto a riconcettualizzarla rimanendo fedeli all’utilizzo che se ne farà. Per esempio, se non si ha intenzione di passare sessanta giorni all’anno in rada, è inutile spendere 5.000 euro per l’installazione di pannelli solari. Meglio investire quei soldi per dell’attrezzatura che verrà sfruttata. E attenzione al fenomeno del ‘radio-banchina/il mio amico mi ha detto che’, meglio affidarsi a un occhio esperto e capace di concettualizzare nella pratica le idee degli armatori”. Per refit non intendiamo quindi i semplici lavori di manutenzione, ma una sorta di rigenerazione dell’imbarcazione che, in quanto stabilita sulla base di una precisa valutazione tecnico-economica, assomiglia più alla costruzione, che non alla manutenzione dell’imbarcazione stessa. Una serie di lavori che regalano una “nuova vita” alla barca e consentono all’armatore di mantenerne il valore per diversi anni, oltre che, in molti casi, andare a semplificare anche le manovre a bordo. In queste pagine andremo quindi ad analizzare le principali aree di intervento sulle quali vale la pena investire per ottimizzare e modernizzare una barca: dalle sartie alla ergonomicità della coperta, dal motore all’impianto elettrico passando per le opere di riverniciatura e antivegetativa. Smontando la barca pezzo per pezzo si riuscirà anche a risparmiare peso, liberandosi da attrezzatura superflua e sostituendola con strumentazione più efficiente e moderna. Trovi l’articolo completo sul numero di novembre del Giornale della Vela.
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