Elba sì, Elba no: due porti, due modi opposti di trattare i diportisti
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Carlo Rimini (foto a sinistra), a bordo del suo Oceanis 411 Ottobre Blu, da tre anni gira per il Mar Tirreno e ci racconta le sue navigazioni sulle pagine del nostro GdV. Quest’estate ha girovagato lungo il litorale toscano e il suo Arcipelago, da Capraia al Giglio, passando per l’Isola d’Elba (troverete l’articolo completo sul numero di ottobre del Giornale della Vela). Proprio all’Elba si è trovato davanti a due situazioni completamente opposte nella gestione di due dei marina principali dell’isola, Marciana Marina e Porto Azzurro.
Qui sotto vi proponiamo il suo resoconto. E voi, navigando quest’estate, come vi siete trovati nei porti del Mediterraneo? Raccontateci le vostre esperienze, scrivendo qui sotto nei commenti o mandando una mail a speciali @panamaeditore.it!
L’ESPERIENZA POSITIVA: MARCIANA MARINA
Dopo tre giorni a Capraia, facciamo rotta per Marciana Marina. Sono 21 miglia per 133°. (…) A Marciana Marina non troviamo posto in porto. Anche qui, come a Capraia, però c’è un campo boe attrezzato con trappe a prua e a poppa per 40 Euro a notte. C’è persino la possibilità di fare rifornimento di acqua. I gestori sono gentilissimi e fanno anche un servizio di accompagnamento a terra con un gommone.
L’ESPERIENZA NEGATIVA: PORTO AZZURRO
Decidiamo di fermarci a Porto Azzurro per un’altra notte e chiediamo agli ormeggiatori sul pontile dove sono gli uffici. Ci mandano nell’edificio del Comune. Effettivamente qui un cartello indica un ufficio dedicato agli ormeggi in porto. Dico all’impiegato che abbiamo deciso di fermarci un’altra notte. Mi fa compilare una scheda, prende nota (o almeno così mi sembra) su un registro e mi prepara la ricevuta per due notti: 230 Euro! Ma vedremo che non è solo il prezzo il problema.
Informo gli ormeggiatori che ho prenotato un altro giorno e chiedo se riavremo lo stesso posto. Poi salpiamo per passare l’intera giornata in mare. Per la notte è previsto scirocco fino a 20 nodi: siamo contenti di avere un posto in banchina. Torniamo alla sera alle 6 e chiediamo assistenza all’ormeggio. Ci dicono di attendere ma poi non ci richiamano. Insistiamo: dopo un po’ ci dicono che non siamo sul loro piano d’ormeggio e che non c’è posto per noi. Protestiamo: abbiamo prenotato e anche pagato 115 Euro per la seconda notte. Siamo stanchi e vogliamo ormeggiare. Ci rispondono che non sanno come risolvere il nostro problema perché non abbiamo affatto prenotato. Non è possibile, abbiamo addirittura pagato. Dopo un po’ capiamo da dove è nato l’equivoco. Le prenotazioni sono gestite da una società di intermediazione marittima. Il Comune invece gestisce la registrazione delle barche ormeggiate e i pagamenti. Quando il giorno prima ho telefonato per prenotare, ho parlato senza saperlo con l’agenzia, trovando il numero sul portolano; quando ho chiesto agli ormeggiatori dove erano gli uffici, mi hanno mandato in Comune pensando che volessi solo pagare e non prenotare un altro giorno; quando ho detto all’impiegato del Comune che volevo fermarmi un altro giorno, ha pensato che avessi già prenotato all’agenzia e mi ha fatto pagare senza preoccuparsi di verificare se avevo effettivamente prenotato.
Intanto noi siamo sempre fuori dal porto ad aspettare. Gli ormeggiatori ci dicono che il pasticcio non lo hanno combinato loro e che loro hanno solo il compito di ormeggiare le barche che sono sul piano d’ormeggio fornito dall’agenzia e il fatto che abbiamo pagato il posto in Comune non è per loro rilevante. Forse però quando avranno ormeggiato tutti ci troveranno un posto. Sono le 8 di sera e noi siamo sempre più stanchi e spazientiti. Alla fine ci ormeggiano all’inglese sul molo di sopraflutto, a fianco ai grossi motoscafi. La prua esce dal molo di almeno 3 metri. Lo scirocco arriva puntuale e si forma inevitabile la risacca attorno al molo e alla nostra prua. Balliamo tutta la notte. La mattina dopo vado a protestare in Comune. L’impiegato mi dice che avrei dovuto prenotare in agenzia. Gli chiedo come avrei potuto capire che esisteva un’agenzia dove fare le prenotazioni; mi risponde che avrebbero dovuto dirmelo gli ormeggiatori. Chiedo il rimborso del prezzo pagato o almeno di una parte per aver atteso in mare due ore e per aver ballato tutta la notte. Dopo essersi consultato con l’agenzia decide di restituirmi la metà. All’ultimo momento interviene però una persona che sembra essere il responsabile dell’agenzia che, con fare brusco, dice che, visto che ho comunque usufruito di un ormeggio, nulla deve essermi restituito. L’impiegato del Comune esegue immediatamente i suoi ordini.
ALCUNE DOMANDE CHE SORGONO SPONTANEE
- A che cosa serve affidare ad una agenzia la gestione delle prenotazioni, mentre il servizio viene pagato al Comune che rilascia le relative ricevute?
- Chi risponde del servizio (o del disservizio): l’agenzia o il Comune?
- Forse è questa complicata e inutile organizzazione la causa del fatto che a Capraia un posto in banchina costa 80 euro e a Porto Azzurro 115 euro?
- Perché a Capraia si può ormeggiare fuori dal porto in un moderno campo boe (spendendo 40 Euro) e a Porto Azzurro no?
- Quanto tempo sarà necessario e quanti posti di lavoro saranno ancora persi prima che ci si renda conto che una delle cause della crisi della nostra nautica da diporto è il costo eccessivo, la disorganizzazione e la scarsità di ormeggi nei posti più belli del nostro mare?
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9 commenti su “Elba sì, Elba no: due porti, due modi opposti di trattare i diportisti”
I soliti casini creati dalla politica: si creano agenzie esterne, assumono chi dicono loro, dirigenti, segretari etc, e alla fine il servizio reso è pessimo
porto azzurro…bellissima località…peccato per i “ragazzi del porto” che sono maleducati e strafottenti…solo per fare rifornimento di acqua ho dovuto supplicare (e pagare una cifra irragionevole)…dal 2009 non ci ho più messo piede…e credo che mai più ci andrò…
Ho lavorato e lavoro come skipper per le maggiori società e scuole di vela che ogni agosto mettono insieme ciascuna dai 5 ai 30 equipaggi su imbarcazioni fino ai 55′.
30 equipaggi vuol dire 300 persone…
Le destinazioni sono tutte, meno il tirreno, meno che mai l’elba, da sempre: e per il futuro non ci passa nemmeno per la testa.
Questo racconto è uno dei motivi, insieme all’atteggiamento inquisitorio delle autorità marittime.
Penso passerà altro tempo prima che tutti costoro si facciano venire un dubbio.
E intanto noi si va in grecia, ci si diverte, si è ben accolti e si paga meno.
Com’era bello quand’era bello! Una affermazione alla Catalano (sic.) e per questo ancora più vera. Frequentavo Porto Azzurro negli anni 70/80, quando d’estate tanti erano i fine settimana che con la mia piccola barca a vela (il mio Brigand 7.50 LeraLora) affrontavo le 21nm che la separavano da Castiglione della Pescaia. Le nostre barche non avevano niente di più che le vele, una bussola e un piccolo motore fuoribordo che a malapena ci permetteva di manovrare in porto. Il porto era libero, e il sabato sera brulicava di giovani velisti che anche in terza andana ormeggiavano le loro barche (spesso incrociando le ancore), certi che avrebbero avuto una mano amica ad aiutarli durante l’ormeggio. Si faceva amicizia facilmente, volevamo raccontare le nostre avventure, ascoltare i consigli degli esperti, e se passava una sciroccata tutti svegli ad aiutarci l’un l’altro per tutta la notte. I servizi erano pubblici e ci parevano già un lusso e l’acqua ce la dava per poche lire l’acquaiolo, ma solo la mattina! Non esisteva il “Marina” la luce in banchina l’agenzia per prenotare il posto barca, che ti porta a considerare privato lo spazio che occupi, come se fosse uno spazio esclusivo dove non fare entrare gli altri. Ma avevamo tutto quello che a noi serviva, e il senso di solidarietà ed appartenenza ad un “club” di appassionati del mare ci permetteva di vivere il Porto, quello Azzurro, come se fosse veramente tale,quasi un sogno. Purtroppo tutto questo non esiste più, ci ha lasciato per sempre, è stato sostituito da flotte di charter dove la frenesia dell’arrivare supera di gran lunga il piacere dell’andare. Anche Portoferraio è stato stravolto dall’arrivo del “Marina” con la banchina del porto mediceo piena di motoryachts di amanti del porto, più che del mare. Dove sono finite le decine e centinaia di amanti del mare, velisti che in quarta andana scendevano a riempire le strade, i bar e i ristoranti del borgo antico? Anche loro non ci sono più. Sono 15 anni che non torno più all’Elba, forse perché i bei ricordi mal sopportano l’evidenza che le cose belle anche loro non tornano più.
L’Elba per essere goduta va visitata non in alta stagione. Un consiglio: perché stare in un porto, pagare fior di soldi per un servizio inesistente e rovinarsi la vacanza. Se non sbaglio le imbarcazioni hanno un peso a prua che si chiama ancora. Non c’è nienete di più bello, con lo scirocco, che dare ancora a Golfo Viticcio immersi nel verde della costa. Personalemnte apprezzo la Grecia (dove ho navigato diverse stagioni), la Croazia e non didegno l’arcipelago Toscano, tanto da fare base al MCSM. Andar per mare è anche organizzarsi e prevedere tutte le alternative possibili per rendere piacevole l’esperienza all’equipaggio. Buon vento a tutti
Pingback: Il cavilloso regolamento del Parco della Maddalena.
Well I truly enjoyed reading it. This article offered by you is very useful for proper planning.
ho anch’io trovato che in generale non sono granché ospitali.
sono andato per anni all’elba ,sempre rada ,qualche ormeggio ,di una due notti a cavo, deliziosa cittadina ,dove tra l’altro si mangia benissimo, a terra col tender ,e sinceramente mi sono sempre trovato benissimo ,l’isola molto bella e piena di ridossi ,e gli elbani sempre molto disponibili. credo che in estate nei pontili di ormeggio ,serpeggi il virus dell’esosità ,quello trasforma gli uomini. rada e tender,tra l’altro ,oltre che economico è molto più bello