Da velista d’acqua dolce a marinaio salato – prima parte
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Adriano Gatta, bresciano DOC, classe 1956, free-rider, alpinista, ex nazionale di judo, appassionato di fotografia (sono sue le foto che corredano il racconto), ci ha scritto raccontandoci la sua storia di ex motoscafaro “pentito”. Ve la proponiamo diviso a puntate, come facevano i quotidiani un tempo. Ecco a voi la prima parte del nostro “racconto dell’estate”.
“Allora Adri, adesso che sei in pensione, vendi quella barca, molla il lago e prenditene una al mare”
“Eh, comandante, fai presto a parlare, c’hai il 50 piedi personalizzato tu; io ho un 32, non sono ancora in pensione e, grazie a Santa Fornero protettrice lacrimante degli Esodati, sono anche disoccupato e poi io, con lo scooter, da casa, in venti minuti sono al lago, esco due ore, faccio due pieghe (bordi di bolina bello sbandato cfr.) nel golfo e torno a casa senza fare code, non come te che passi le domeniche sera in coda sulla Cisa……..e poi, noi, al lago (di Garda n.d.A.), il vento ce l’abbiamo assicurato; al mattino il Pelér da Nord , ti bastano 25/30 nodi ? Poi relaaaaax, pastasciutta in attesa dell’Ora e di nuovo 15/20 nodi. E tu? Beccheggi, o peggio ancora, rolli mollemente nel golfo di La Spezia aspettando una perturbazione per avere un po’ d’aria………….”
Cominciava così, un anno fa, questa storia che mi appresto a raccontarVi, cari lettori del GdV e, se avrete voglia di leggerla, capirete come anche le più radicate convinzioni possano, nel giro di poche ore, essere ribaltate e cambiarti la vita. La storia, come d’abitudine, la prendo alla larga, o come dicono i miei amici, da logorroico.
Sono un velista “tardivo”, un velista da villaggio turistico…..
Ho 58 anni, vivo a Brescia, e ho sempre avuto una buona attitudine agli sport, ad esclusione di quelli con la palla, calcio soprattutto; ne ho praticati e ne pratico tuttora molti ma la vela non l’avevo mai presa in considerazione sino ai 30 anni.
Anzi, quando scorazzavo per il lago a bordo del mio Boston Whaler a pesca o per immersioni godevo nel vedere quelle barchette a vela piantate in mezzo al lago e, non capendo nulla di brezze di monte e di valle, mi aspettavo, anzi speravo, che un giorno o l’altro qualcuno di questi “velisti” mi implorasse un traino per rientrare in porto.
Poi un giorno nell’estate dell’85, in un villaggio vacanze, ecco la folgorazione …sulla via, anzi sulla rotta, di Capo Rizzuto.
FINE PRIMA PARTE (la seconda sarà online lunedì 11 agosto)
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